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Il piano di Gualtieri per rilanciare Roma

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AGI – Roberto Gualtieri è il nuovo sindaco di Roma dopo un successo largo al ballottaggio contro Enrico Michetti del centrodestra. Una vittoria che riporta il centrosinistra alla guida del Campidoglio. Il deputato Pd, già ministro dell’Economia nel secondo governo di Giuseppe Conte, avrà il difficile compito di guidare la Capitale dopo una tornata elettorale che ha mostrato grande disaffezione al voto, con il tasso di astensionismo più alto mai registrato da quando c’è l’elezione diretta del sindaco. In alcune delle periferie più difficili è rimasto a casa quasi il 70% degli elettori.

Gualtieri raccoglie la complicata eredità di Virginia Raggi, prima sindaca M5s di una grande città, che nel corso del suo mandato non è riuscita a risolvere i problemi legati ai servizi pubblici di scarsa qualità, su tutti trasporti e rifiuti, vere emergenze quotidiane per i cittadini.

L’ex ministro è entrato in pista a fine maggio, dopo che il Pd aveva tentato di convincere Nicola Zingaretti a provare il passaggio dalla Regione al Campidoglio, ha vinto largamente le primarie ed ha costruito una coalizione ampia, che raccoglie i partiti del centrosinistra, i movimenti sociali e l’associazionismo cattolico.

Il passo più difficile per arrivare ha Palazzo Senatorio, il deputato lo ha compiuto sconfiggendo al primo turno la concorrenza nel campo del centrosinistra di Carlo Calenda e della Raggi. Poi agevole la partita al ballottaggio contro il candidato civico messo in campo da FdI. Ora con M5s ed Azione, all’opposizione in Assemblea Capitolina, si aprirà un dialogo costruttivo. Ma niente posti in giunta, Gualtieri su questo è stato chiaro dall’inizio: niente apparentamenti.

L’ex ministro ‘secchione’ 

Cinquantacinque anni, sposato, un figlio. Una grande passione per la chitarra classica e la musica brasiliana. La carriera di Gualtieri inizia come docente di Storia Contemporanea alla Sapienza, esperto del movimento comunista internazionale e delle dinamiche politiche della prima Repubblica. Un ‘secchione’ come si è definito lui stesso. Poi due mandati a Bruxelles come eurodeputato con compiti di rilievo tra cui quello nella commissione che si è occupata del negoziato sulla Brexit. Nel 2019 la chiamata a guidare il Mef nel governo giallorosso che si è trovato a fronteggiare la fase più dura della pandemia di Covid.

L’ambizione di Gualtieri è far andare Roma al passo con le grandi capitali europee, con la citta che sconta decenni di ritardo nella dotazione di metropolitane, tram, impianti di smaltimento per i rifiuti e servizi di assistenza alla persona, a partire da quelli per i bambini. L’idea trainante è quella della ‘città dei 15 minuti’, ovvero il tempo da impiegare per raggiungere i servizi alla persona da qualsiasi punto della città. Un’utopia se si considera la Roma di oggi, una delle città con i maggiori problemi di traffico in Europa.

Il riferimento ideale come sindaco Luigi Petroselli, primo cittadino del PCI alla fine degli anni Settanta. Tre le scadenze principali per drenare risorse ingenti sulla città durante il mandato: fondi Pnrr, Giubileo del 2025 e candidatura ad Expo 2030, con il progetto che andrà consegnato già nelle prossime settimane.

L’idea è quella di sfruttare questi appuntamenti per realizzare una serie di infrastrutture di cui in città si discute da tempo. Tra i problemi con cui dovrà fare i conti il nuovo sindaco c’è la composizione eterogenea della sua maggioranza. Con gli appetiti da frenare nella composizione della giunta da parte delle mille anime del Pd romano, da sempre una federazione estremamente frazionata e litigiosa. 

Source: agi


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