Trasparenza nel percorso decisionale e nella comunicazione ai cittadini. Il Partito Democratico vede con favore all’utilizzo di una applicazione che tracci i contatti interpersonali degli utenti al fine da contenere il contagio da coronavirus quando il lockdown sarà allentato, ma chiede – come fatto quando il dibattito dell’utilizzo dei dispositivi era ancora all’inizio – alcune certezze. La responsabile Innovazione del Pd, Marianna Madia, aveva già sottolineato in una intervista ad AGI la necessità di un “serio dibattito parlamentare” sugli strumenti tecnologici da mettere in campo prima della Fase 2.
Oggi torna sul tema rimarcando che “la app di contact tracing è uno strumento utile se inserita in una strategia complessiva a cominciare da un forte coordinamento con il Sistema Sanitario Nazionale e la strategia sui test. Occorre però prima, per la delicatezza dei temi che si affrontano, procedere con un passaggio parlamentare in linea con le indicazioni del Garante per la privacy e con il quadro europeo”, avverte Madia. Oltre al coinvolgimento del Parlamento, però, occorre un pieno coinvolgimento dei cittadini, da perseguire attraverso una “comunicazione ordinata e chiara”. Insomma, “perché questa app sia davvero utile ai fini della sorveglianza sanitaria e della prevenzione i cittadini devono percepirla affidabile e sicura, mentre la confusione rischia di generare sfiducia e incertezza. Per questo occorre trasparenza e una comunicazione ordinata e chiara ai cittadini”.
Una trasparenza che i parlamentari Pd, stando a quanto apprende l’AGI, chiedono sia adottata anche dalla task force messa in campo dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano. “Sarebbe il caso di rendere pubblici i verbali delle sedute di questa commissione”, spiegano fonti dem di Montecitorio. Il Copasir – Comitato parlamentare per l’ordine e la sicurezza – si occuperà del tema durante la riunione convocata mercoledì. Lo riferisce all’AGI il deputato e componente del Copasir, Enrico Borghi: “Io ed il collega Zennaro del Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto che venisse inserito un ordine del giorno nella riunione di mercoledì per approfondire gli aspetti dell’utilizzo della app legati al tema della sicurezza nazionale”, spiega Borghi. “La parole dell’ex direttore del Dis, Alessandro Pansa, conferma l’esigenza di una verifica”, aggiunge Borghi per il quale la app “non deve essere invasiva per la vita dei cittadini, ma deve anche essere a prova di bomba per quello che riguarda la possibilità che i dati personali divengano obiettivi di Paesi stranieri. Il tema sarà perciò vagliato”.
E il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, aggiunge: “è importante che si stia procedendo con la scelta del contact tracing come parte della strategia per condurre in sicurezza la ‘fase due’. Ma un terreno tanto delicato, che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone, non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell’ordinanza commissariale. Si deve procedere in fretta e confrontarsi col governo ma come in altri Paesi e tenendo conto delle indicazioni del Garante della Privacy, sulla sicurezza dei dati sensibili delle persone tracciate dall’app è necessario che la materia venga esaminata dalle Camere, come già richiesto dalla Commissione Trasporti di Montecitorio, nell’auspicio di giungere a una norma condivisa”. Oltre a questo, conclude Delrio, “vanno assicurati la proprietà e la gestione pubblica dei dati e l’assenza di discriminazioni fra cittadini nel pieno rispetto della privacy”.
A fare discutere, nel Partito Democratico, sono anche alcune indiscrezioni che parlano di incentivi e premialità o, al contrario, di restrizioni agli spostamenti a seconda che si decida di utilizzare o non utilizzare l’applicazione. “Leggo di restrizioni per chi non scaricherà la app di tracciamento, un robusto nudge per incentivare il download. Decisioni che mettano capo a cittadini di serie A e di serie B sono contro la Costituzione. Il sistema a punti lasciamolo ai paesi autoritari. Sicurezza e’ libertà”, sottolinea il deputato dem Filippo Sensi.
Dall’opposizione, Matteo Salvini sottolinea che “usare le nuove tecnologie per combattere il virus è utile, ma con tutte le garanzie dovute ai cittadini italiani. Un commissario”, aggiunge il leaderd ella Lega, “non può certo derogare dai diritti costituzionali senza che sia il Parlamento, e quindi il popolo, ad essere investito di decisioni così delicate. Inoltre sulla ‘app Immuni’ sono evidenti alcune gravi criticità, da molti sollevate, tra le quali: chi gestisce i dati raccolti, dove vengono conservati e per quanto e di chi è la proprietà dei dati? Garantire la protezione di diritti e dati privati degli Italiani per la Lega è fondamentale, la strada scelta dal governo è pericolosa. La nostra libertà non è in vendita”.
Un fermo ‘No’ all’ipotesi di restrizioni per chi no scarica l’applicazione arriva da Forza Italia, per voce di Federica Zanella componente della Commissione Telecomunicazioni della Camera: “Ricordiamo che per garantire la reale libertà e quindi validità del consenso, questo non dovrebbe risultare in alcun modo condizionato, nemmeno a una forma di premialità, che preveda per esempio di poter fruire o meno di determinati servizi o beni, come per esempio viene fatto in Cina. Non esattamente un modello illuminato di democrazia e tutela dei cittadini che dobbiamo seguire”, spiega Zanella mentre la senatrice e collega di partito, Fiammetta Modena, si concentra sulla necessità di portare il tema all’esame delle Camere: “Con la scelta del Governo dell’utilizzo dell’app ‘Immuni’ per tracciare i contatti dei contagiati da coronavirus, in modo da contenere gli effetti di un’eventuale seconda ondata, il tema della privacy torna prepotentemente, perché riguarda da vicino il trattamento dei dati personali di tutti i cittadini italiani”.
Dello stesso avviso è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Benché l’installazione dell’app sia volontaria, quando si entra nella sfera del trattamento dati – soprattutto quelli sanitari – occorre andarci con i piedi di piombo perché il rischio è sempre molto alto. Per questo è assolutamente impensabile che basti una semplice ordinanza per diffondere il software: un passaggio in Parlamento è d’obbligo. Tutti sanno che uno dei più grandi business del nostro tempo sono i dati personali, ed è bene che in un contesto come quello del Covid-19 i dati sensibili dei cittadini siano tutelati e non entrino in nessun modo nelle disponibilità di società private. Auspico che almeno su questa materia il Governo provveda subito ad avviare il confronto con il Parlamento”, conclude Meloni.
Vedi: Il Pd frena: "Su Immuni serve trasparenza". E la app arriva all'esame del Copasir
Fonte: politica agi