Fonte @metodomontessori.it
Il metodo Montessori è un sistema educativo creato e sviluppato dall’italianissima Maria Montessori. E’ conosciuto in ogni parte del mondo e viene praticato in circa 65 mila scuole di tutto il mondo.
Cosa è il Metodo Montessori?
Il Metodo Montessori è una disciplina il cui obiettivo è dare libertà al bambino di manifestare la sua spontaneità.
Secondo Maria Montessori la vera salute, fisica e mentale, è il risultato della “liberazione dell’anima” . In questo percorso di liberalizzazione del bambino, l’adulto deve intervenire solo per aiutarlo a conquistarla. Ricreare ambienti familiari “su misura“, fornire oggetti pedagogici appositamente studiati, favorisce lo sviluppo intellettuale del bambino. Una attenta osservazione del suo comportamento, senza interferire, gli permetterà di imparare e di autocorreggersi.
L’adulto deve essere un “angelo custode” e lasciare il bimbo di esprimersi. Ricreare ambienti che possano aiutarlo ad interfacciarsi con la vita di tutti i giorni e fornire oggetti pedagogici pensati ad hoc, aumenta lo sviluppo intellettuale del bambino. Non interferire permetterà al bimbo di autocorreggersi e pensare a soluzioni per risolvere eventuali ostacoli.
La nascita delle “Case dei Bambini”
Il Metodo Montessori rivoluzionò completamente la concezione d’istruzione ed educazione del bambino. Maria Montessori fondò la sua prima “Casa dei bambini” a Roma nel 1906. Dal suo lavoro e dalle sue opere nacque un vero e proprio movimento montessoriano. Movimento che si diffuse non solo in gran parte d’Europa ma anche a livello internazionale.
Nacquero Case dei Bambini in Spagna, in Olanda , in Inghilterra, in America. Si tenevano veri e propri corsi internazionali per apprendere e applicare questo nuovo metodo.
Il ruolo del maestro
Il ruolo ed il lavoro del maestro cambiò del tutto direzione rispetto ai tradizionali metodi di insegnamento. Per gli educatori che abbracciavano l’ideologia montessoriana, infatti, non era poi così semplice praticarla. Discostarsi dal classico metodo d’insegnamento risultava molto difficile. Questo perché il maestro deve imparare a scindere il lavoro che può fare e “non” può fare. Per riuscire in questo intento deve sempre praticare un attento studio psicologico del suo comportamento. Solo così riuscirà a far esprimere al bambino la sua spontaneità.
Il maestro quindi deve diventare un osservatore e “studiare” il comportamento del bambino. Le sue lezioni devono essere brevi, semplici e obiettive. Nel far conoscere un oggetto al bambino, per esempio, il maestro dovrà spiegare la sua funzionalità nella maniera più breve possibile e con parole molto semplici. Dovrà lasciare poi il bambino libero d’agire di conseguenza. Non dovrà insistere se sta sbagliando ad usare l’oggetto e tanto meno intervenire per aiutarlo ad usarlo bene.
Interferendo sull’operato del bambino, il maestro gli toglierà la dignità e la libertà di riuscirci da solo. Inoltre non gli darà la possibilità di autocorreggersi. Il maestro, solo in un secondo momento, andrà a rispiegare sempre lo stesso oggetto al bambino. Mantenendo la sua brevità e semplicità nell’illustrarlo, egli tornerà semplicemente ad osservare il suo operato.
“Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo”. (Maria Montessori)
Le lezioni individuali
Il maestro deve stimolare la vita e lasciarla libera di svilupparsi. Per rendere ciò possibile, venne introdotto un importante cambiamento nelle Case dei Bambini: la lezione individuale. Il maestro infatti non spiega a tutta la classe, per esempio, la funzione di un oggetto. Egli spiega singolarmente ad ogni bambino un differente oggetto e ne studia il comportamento.
Con le lezioni collettive dei tradizionali metodi d’insegnamento, viene meno la spontaneità del bambino perché egli non agirà mai individualmente. Il bambino risponderà e reagirà in collettività non manifestando la sua personale intenzione e apprendimento.
L’ambiente Montessori
L’arredamento dell’ambiente nel metodo Montessori riveste un ruolo fondamentale. Il metodo Montessori, infatti, inizia proprio dal ricreare ambienti costruiti a “portata del bambino”. Maria Montessori portò grandi cambiamenti estetici e funzionali nelle case dei Bambini. Ad esempio:
il tavolino e la sedia, leggeri e facili da spostare per il bambino stesso
poltroncine in cui il bimbo possa sedersi
armadietti e appendiabiti ad altezza bimbo
lavabi e ripiani bassi con tutto il kit di pulizia per denti, mani, viso…
oggetti di vita pratica facili da poter prendere ed utilizzare
Insomma, una vera e propria riproduzione di un ambiente accessibile e familiare. Così il bambino ha la possibilità di muoversi liberamente e soprattutto di imparare a ‘muoversi‘. Riprodurre l’ambiente domestico e far ripetere ai bambini gli atti di vita pratica come appendere i propri cappottini, mettere in ordine, spazzare, lavarsi le mani e i denti, sono tutti esercizi di vita pratica che responsabilizzano i piccoli e gli insegnano il senso del ordine e del pulito.
Altro fattore determinante nella ambiente Montessori è quello di presentare ai bambini oggetti interessanti, dai colori lucenti e con simpatici ornamenti. Sono proprio gli oggetti che attraggono il bambino e gli suscitano cosa farci (“prendimi“, “usami“). Per loro riuscire ad utilizzarli da soli, e per quello che gli suscitano, dona la felice soddisfazione di un senso compiuto.
“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente” (Maria Montessori).
Il principio del metodo Montessori
Il principio Montessoriano quindi si basa sul dare la libertà al bambino di manifestare la sua spontaneità. Questo però non è un principio facile d’assimilare e da praticare. Ci troviamo in una società basata su regole che hanno sempre praticato ed insegnato l’obbedienza e la disciplina.
Per attuare questo metodo oltre ad imparare ad osservare il bambino, bisogna imparare anche ad interpretare le sue azioni prima di intervenire. Spesso queste azioni, considerate avventate o non consone, in realtà non sono altro che manifestazioni di un intenzione diversa da ciò che si presume. Inoltre spesso hanno anche un fine molto importante ed utile per il bambino stesso.
Per comprendere meglio, facciamo un esempio:
“Un bambino di due anni sbatte la sedia in terra rumorosamente. La mette sotto sopra, la gira e la rigira con energia, e cerca di salirci facendo tanto baccano.Rischia anche di cadere e farsi male.” Questo comportamento, in una prima analisi, potrebbe essere considerato un comportamento da bambino ribelle. Il suo scopo è soltanto fare rumore. Peggio ancora potrebbe farsi male. E se invece, il bambino stesse cercando semplicemente di capire come possa essere messa una sedia per salirci sopra?
E se quei movimenti fossero semplicemente “scoordinati” e sta cercando di capire come muoversi per raggiungere il suo scopo e “semplicemente” sedersi? Ovviamente non bisogna aspettare che lanci la sedia e faccia male a se stesso o ad altri, ma sicuramente si potrebbe intervenire in maniera diversa e costruttiva guardando un pò “oltre”. La reazione immediata è: “Smettila, non si fa! Ti fai male!”. Guardando “oltre”, potremmo spiegargli con calma: “Aspetta, guarda prova a mettere la sedia così… Tirati qui, ora prova a salirci”.
Responsabilizzare il bambino
Col Metodo Montessori, quello che l’adulto può fare e non può fare è veramente una linea sottilissima. Si deve guidare il bambino ma evitare di condurlo in ogni loro azione. Questo perché si rischia di sovrapporre l’abilità e la volontà stesse dell’adulto al bambino. Dandogli la possibilità di responsabilizzarsi, il bambino prendere coscienza delle proprie azioni.
Ecco perché è importante far ripetere esercizi di vita pratica. Ripetere sempre lo stesso esercizio aiuta il bambino a perfezionare i suoi movimenti. Far fare sempre lo stesso esercizio di vita pratica, come per esempio apparecchiare la tavola, lo responsabilizza su un attività importante che colloca, nella giornata, l’ora del pranzo e della cena. L’adulto deve solo mostrare e dirigere le azioni che i bambini hanno imparato a compiere da soli, e aiutarli a far collocare queste azioni nella vita pratica.
Il mondo visto dagli occhi del bambino
Non dimentichiamo mai che per il bambino, soprattutto da quell’età in poi, è tutta una grande scoperta. Noi adulti, purtroppo, capita spesso che diamo tante cose per “scontate”. Il bambino, in realtà, ne ha proprio tante di cose da imparare, anche il semplice modo di “muoversi” fisicamente negli ambienti… Il bambino deve scoprire come si fa, come deve scoprire gli oggetti, gli animali, i colori e tutte le altre infinite cose che il mondo gli offre.
È come quando impara a camminare. In questo caso è palese che deve imparare e lo aiutiamo a farlo senza pregiudizi, con calma e dedizione. Ma ci sono molte altre cose che per lui “fisicamente” sono molto difficili da fare, come spostare una sedia. Proprio sulla base di questo, prima d’intervenire, andrebbe sempre fatta un attenta analisi e studio del suo comportamento. Se sempre sgridato e bloccato subito, senza mai raggiungere il suo intento, gli si toglierà la libertà di imparare da solo un azione che gli serve per crescere.
Il bene e il male
C’è da sottolineare che il bambino, nella sua libertà, deve prendere coscienza del bene e del male ed imparare ad agire di conseguenza. Lui non ne conosce la differenza, non sa neanche cosa sono. Quindi nell’osservarlo bisogna comunque intervenire per farglielo comprendere. Educarlo, spiegandogli sempre cos’è “male” e cos’è “bene“.
Un bambino che dà uno schiaffo ad un altro bimbo perché gli ha preso un gioco che stava usando, va ripreso nell’immediato perché fa un azione violenta che deve fin da subito capire che è un male. Con calma gli si deve spiegare il perché non si fa. La prossima volta, o tra due, o tre, agirà diversamente.
È un processo lungo e non facile da attuare. Occorre calma e pazienza. Ma i risultati che si possono raggiungere sono meravigliosi e veramente si contribuisce a fare “la differenza” nella crescita del bambino.