di Danilo Di Matteo
Da decenni, ormai, vivo con turbamento un paradosso: il centrosinistra è più che mai diviso, proprio ora che gli abissi ideologici di un tempo sono stati colmati. Proviamo per un istante a situarci nel dopoguerra: due forze contigue come il Psi e il Psdi erano animate da motivi ideologici diversissimi. Oggi, al contrario, la koinè liberalsocialista, tante volte evocata dal nostro Michele Salvati, è una realtà che caratterizza la grande maggioranza dei soggetti, al di là di antichi tic e riflessi condizionati ed episodici “richiami della foresta”.
Ecco, nella cosiddetta coalizione di Ventotene – dai Verdi a Italia Viva – scorgo una speranza: la possibilità di tradurre una sintonia solo virtuale e teorica in uno slancio unitario, che abbia nei principi federali di libertà, giustizia e pace, nei principi ispiratori che accomunavano Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni la propria leva.
Alcide De Gasperi, uno dei padri dell’Italia repubblicana e della costruzione europea, in occasione dello stesso intervento sul Messaggero, alla vigilia delle elezioni del 18 aprile 1948, nel quale delineava l’idea di «un partito di centro che cammina verso sinistra», aggiungeva: «La meta è quella di un laburismo italiano». Proposito rimasto incompiuto.
Proprio un laburismo maturo potrebbe incarnare lo spirito di Ventotene. Un laburismo in grado di comprendere ed esprimere le istanze non lavoristiche della società, legate ad altri aspetti della vita, a iniziare dalla qualità del tempo libero e dalla salvaguardia dell’ambiente, Per non dire dell’emancipazione e della liberazione femminile, al crocevia di parità e differenza, dei diritti civili, della tutela e promozione, in generale, delle altre differenze.
Ormai è chiaro: le destre, in gran parte, fanno leva sulla paura e sulla confusione. Al centrosinistra l’onere di superare la Babele e riuscire a dar voce nell’agone politico a ciò che è già culturalmente maturo.