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Il gran guazzabuglio del nostro sistema fiscale

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di Renato Costanzo Gatti

Poiché amo le cose concrete, le proposte concrete e le lotte concrete, mi accingo di nuovo a stimolare l’attenzione dei lettori sul tema caldo della riforma fiscale.

Il nostro sistema fiscale è un gran guazzabuglio:

  • la progressività, costituzionalmente prevista, riguarda solo la classe dei lavoratori dipendenti al lavoro o in pensione che siano, oltre al contributo del lavoro autonomo. Insomma si redistribuisce tra lavoratori e i possessori di rendite non contribuiscono alla redistribuzione.

  • gli altri redditi (fabbricati, finanza, forfettari) pagano una flat tax con una aliquota inferiore all’aliquota minima dello scaglione più basso dei lavoratori dipendenti. Tranne i redditi finanziari che pagano il 26%, ma una proposta tende a ridurre l’aliquota al 23%.

  • l’ires (l’imposta sulle imprese) dà un gettito pari alle agevolazioni e incentivi fiscali dati alle imprese stesse (circa 40 miliardi) e il PNRR di stampo draghiano insiste a voler regalare i soldi dei contribuenti ad un capitale incapace di intraprendere e sempre alla ricerca di elemosina pubblica.

  • la riscossione è un fallimento totale; dal 2000 su mille miliardi di imposte dichiarate o accertate, se ne sono riscossi il solo 13%, il resto è perduto. Mille miliardi che se fossero stati riscossi avrebbero più che dimezzato il debito pubblico. E il ministro dell’economia propone la cancellazione automatica delle cartelle non riscosse dopo cinque anni. Un incentivo a delinquere.

  • I soliti lavoratori dipendenti e pensionati, grazie al sistema fiscale, non possono evadere e non danno nessun problema di riscossione

  • l’evasione fiscale fa perdere all’erario 120 miliardi all’anno, nonostante il pregevole lavoro di Vincenzo Visco che con la proposta della fatturazione elettronica ha sgominato un fronte evasivo notevole

  • le detrazioni incasinano tutte le leggi fiscali, sono assurde (vedi cashback) dannose, inutili, farraginose (per le ristrutturazioni edilizie sono in vigore ben otto diversi tipi di detrazione)

  • l’Iva è la maggior fonte di evasione ed è la madre delle evasioni a valle della stessa (se non fatturo evado l’Iva ma dichiarando minori ricavi evado anche l’Ires).

  • La corte dei conti insiste a ritenere dannosa la rateizzazione dei recuperi fiscali, infatti il contribuente paga la prima rata che assolve dal penale e poi non paga le successive cinque rate.

E il documento presentato dalle commissioni finanza di Camera e Senato, si ferma a proporre una revisione di scaglioni e aliquote Irpef per, dicono loro, diminuire le imposte sui redditi medio-bassi, mentre in effetti diminuiscono le imposte sui redditi medi ma soprattutto sui redditi alti (sempre però nell’ambito del mondo del lavoro dipendente).

La proposta di un’aliquota Irpef crescente continua (alla tedesca) non è neppure menzionata da quel documento, e il tema della crescita della concentrazione e polarizzazione dei redditi e delle ricchezze come misurate dagli indici Gini e dalla curva di Lorenz, non è neppure accennato, così come non si accenna sul come affrontare la violazione palese della equità orizzontale. Questo problema è a mio modo di vedere quello che fa sorgere dubbi di costituzionalità del nostro sistema fiscale; infatti a parità di reddito le imposte pagate dai contribuenti mutano a seconda della classe sociale di appartenenza dei contribuenti stessi. La classe del lavoro dipendente e delle piccole attività autonome paga di più che non quella dei percettori di rendite edili e degli speculatori finanziari.