AGI – La maggioranza si schiera al fianco del premier Giuseppe Conte nella trattativa europea sulla riforma del Mes. Il governo supera senza incidenti il primo scoglio del voto alla Camera.
Il temuto strappo non si consuma, anche se la ‘fronda’ dei dissidenti a Montecitorio si attesta a quota 13 voti contrari (10 invece i pentastellati assenti non in missione).
Numeri insufficienti a mettere in difficoltà i giallorossi, che approvano in quattro diverse votazioni la risoluzione frutto di una lunga e difficile mediazione. Ma che certo riflettono le spaccature interne ai 5 stelle che si sono consumate nelle ultime settimane.
I sì alla risoluzione, votata per parti separate, oscillano da un massimo di 314 voti favorevoli a un minimo di 297 (i numeri più bassi si registrano nel voto sulla parte del testo che riguarda espressamente la riforma del Mes).
Nessun ‘soccorso esterno’: Forza Italia vota compatta con il centrodestra contro la risoluzione della maggioranza. Uniche voci in dissenso quelle già previste degli azzurri Renato Brunetta e Renata Polverini (alla fine sedici azzurri non partecipano al voto).
Eppure, nonostante sul tabellone elettronico di Montecitorio i pallini verdi prevalgono sui rossi, durante il dibattito e ancor di più in dichiarazione di voto emerge in maniera palese il malessere che da giorni attraversa tutte le forze che sostengono l’esecutivo. Duro l’intervento del renziano Ettore Rosato, non meno incisive le parole del dem Graziano Delrio.
Sia chiaro, Pd e Iv non mettono in discussione nemmeno per un secondo il sostegno “convinto” a Conte e il loro voto favorevole. Ma negli interventi non risparmiano ‘stilettate’ e consigli al premier.
“Pieno sostegno al presidente Conte sul lavoro in Europa”, premette Rosato, che sottolinea come non si tratti di “un voto al governo ma un voto verso il Paese”. Poi, però, il presidente di Iv aggiunge: “Non si può dire sì alla riforma del Mes e no alle risorse per la sanità, e lei presidente in questo ha una grande responsabilità nell’aver detto no pubblicamente all’utilizzo del Mes sanitario”.
Quindi, rivolgendosi direttamente al premier, seduto in Aula nei banchi del governo, che poco prima aveva richiamato la sua maggioranza a un “confronto costruttivo che non ci faccia disperdere energie, che non ci distragga dagli obiettivi della nostra azione”, Rosato affonda: “Lei presidente oggi ci ha ricordato cos’è una maggioranza e io mi permetto di ricordarle cos’è una leadership: che non è la fortunata coincidenza di trovarsi al momento giusto al posto giusto, ma è la grande capacità di saper mettere insieme le cose, le idee e le persone, di saper tenere unita non solo una maggioranza politica ma in questo momento particolare, che dà a lei e al suo governo un potere straordinario che nessuno ha mai avuto, sapere anche mantenere insieme maggioranza e opposizione”.
Rosato infine torna su quella che è la critica maggiore di Iv sul fronte Recovery, ovvero i ‘pieni poteri’ a cui, è il ragionamento, mirerebbe il premier: “Non ci si può chiudere in uno stanzino e decidere in tre o quattro, come non esiste che si commissarino ministri e Pubblica amministrazione. E’ la fatica della democrazia. Questo governo deve fare la sua parte con senso di responsabilità e sapendo che i poteri straordinari affidati in tempo straordinario vanno utilizzati con straordinaria saggezza e senso dello Stato”.
Poco dopo tocca al Pd. E Delrio mette subito in chiaro: “Lei presidente deve avere un’immagine ad ispirarla, quella di Papa Francesco che ieri ha pregato da solo, deve avere umiltà, ascolto, orecchio attento al Paese che sta soffrendo molto, molto, molto”.
E anche dalle parole del capogruppo dem emerge un certo malessere sulla partita Recovery: serve “un vero coinvolgimento del Paese” sulla gestione delle risorse. “Sulla governance del Recovery plan cercate di trovare una sintesi, lo dico con serenità. Noi non siamo partigiani, le chiediamo che ci sia pieno coinvolgimento del Paese sui progetti. Presidente chiami a palazzo Chigi i sindacati, le imprese, le Regioni e i Comuni e che si costruisca insieme” il Piano. “Poi le modalità e la struttura tecnica si vedranno, ma l’importante è non esautorare i poteri che già ci sono, l’importante è non commissariare le Regioni e il Parlamento“.
Sei i dissidenti M5s intervenuti in dichiarazione di voto per motivare il loro no: per Andrea Colletti “con la sua firma alla riforma presidente Conte lei rischierà di non essere più presidente del Consiglio, di norma i congiurati sono quelli che siedono al tavolo, non chi parla apertamente”. “E’ totalmente falso che chi vota contro la riforma vota contro il governo Conte”, ha aggiunto Fabio Berardini. E Mara Lapia ha concluso: “Non vogliamo sfiduciare lei presidente Conte, non dovete darci questo peso e questa responsabilità”.
Dopo il voto sulle risoluzioni (bocciata quella unitaria del centrodestra, accolta con testo riformulato quella di Più Europa), va in scena la protesta di Fratelli d’Italia, i cui deputati prima indossano in Aula delle magliette con su scritto “M5s=Mes”, poi si spostano davanti Montecitorio per un flash mob in cui viene mimata una finta asta in cui si potevano “svendere” beni e diritti in cambio di “poltrone di 5 stelle”. “Abbiamo inscenato una finta asta per denunciare l’ennesimo tradimento perpetrato ai danni degli italiani vista la riforma che comporterebbe probabilmente l’obbligo di ristrutturazione del debito”, ha commentato la presidente Giorgia Meloni. “E’ un tradimento indegno da parte dei 5 stelle che ci consegnano ai nemici dell’Italia”.
Vedi: Il governo regge alla prova del Mes alla Camera ma cresce il malessere di Pd e Iv
Fonte: politica agi