AGI – L’impressione è che tutta la discografia italiana si sia messa da parte per una settimana per far spazio a Salmo, tant’è che sono pochissime le uscite di altri artisti. Probabilmente l’idea è azzeccata, perché il rapper sardo torna con un disco molto bello e molto impegnativo del quale si parlerà tanto, una bomba scagliata contro tutto e tutti, in risposta al “Flop” generale incontro al quale il nostro paese, il mondo intero, probabilmente lo stesso Salmo, va incontro. Interessante il ritorno di Nino D’Angelo, mentre Gaia se la canta con raffinatezza e la giovane Ariete sforna un altro ben fatto teen drama in musica. Chicca della settimana: certamente il nuovo pezzo di Ruggero De I Timidi, che ci confeziona un vero e proprio cult.
Parole che crepitano in bocca, che rimbombano nella testa con violenza inaudita, brani che sono spinti essenzialmente ed evidentemente da una necessità artistica, si, ma anche sociale. Salmo, non è uno che si è mai tenuto in tasca i pensieri, questo lo sappiamo, anche nel precedente “Playlist” non le mandava di certo a dire, ma il punto focale di quel disco era la rivoluzione musicale che ha portato al genere, apice di un rap rockeggiante, incontenibile, trascinante e, finora, irripetuto, che ha contribuito quasi alla formazione di un mito, di un artista altro, che è, rappresenta e vuole dire altro. Salmo arrabbiato, maledetto, scontroso, antipatico (manco a farlo apposta, o forse si, titolo del pezzo che apre il disco), che non vuole nè pretende niente da nessuno, che gioca secondo le proprie regole, anche a costo di infrangere quelle comuni, lo sappiamo.
In “Flop” invece sono i contenuti a prendersi la scena, a ‘sto giro l’impressione è che la bomba sia scagliata contro tutto e tutti, compreso se stesso, perché il “Flop” di cui parla Salmo è di tutti quanti, mica riferito al suo “Peggior disco”, così come lo ha definito, a ben ragione, non perché sia migliore o peggiore di altri suoi dischi, da questo lato anzi pensiamo che un bravo artista, finché smosso da spinta emotiva sincera, non sia capace di produrre brutta musica; ma semplicemente perchè “Flop” non è un disco.
Quello che Salmo offre, certo in rap, che è la sua lingua, è quasi un diario, la fotografia di un segmento di tempo ben definito, magari non il più felice per lui, si intuisce bene, ma non è che per tutti gli altri esseri viventi al mondo sia stato ‘sto granché. Le barre infatti sono buttate giù con irruenza, con una ferocia inaudita, come se esplodessero, incapaci di non manifestarsi in un album dalle tonalità molto molto cupe. Il disco, manco a dirlo, è molto bello e molto impegnativo, serve ascoltarlo più volte affinchè arrivi tutto ciò che deve arrivare, prerogativa, lo spieghiamo a chi confonde la musica per avanspettacolo trash televisivo, dei buoni dischi.
Tante collaborazioni, con Takagi&Ketra, Coez, Marracash, Gué Pequeno, Noyz Narcos, Alex Britti, in cui si nota forte quanto il suo rap sia congeniale al suonato, e Shari, magnifica ne’ “L’angelo caduto”, uno di quei brani in cui Salmo scioglie la corazza e fa capire non solo come, ma anche perché, artisticamente, mette sotto quasi tutti. Quel cantautorato per il quale proviamo una fortissima nostalgia, che piaccia o meno, a noi comunque si, anche solo idealmente, è nel rap che dobbiamo andarlo a cercare oggi, è lì che possiamo trovare i più autentici guizzi di genialità. Non ovunque, è chiaro, ma sicuramente nella produzione di Salmo, artista vero, scomodo come gli artisti sarebbe sempre più necessario che fossero, capace di aprirci finestre su un mondo del quale troppo spesso ci divertiamo a dribblare le brutture, far finta che non esistano, ballarcela brillocci appresso a un reggaeton, ad un teen drama tra “Amici”, come se la musica fosse un diversivo, qualcosa che invece che tirarti dentro ti debba buttare fuori dalla realtà. Salmo invece fa la parte del Segretario per gli affari interni di “Arancia meccanica”, e noi tutti siamo Alex, costretti a guardare, ad ascoltare, senza pietà, per il nostro bene. “Flop” infatti è un’opera che in qualche modo migliora, perché vivere in una casa senza specchi mica vuol dire che si è più belli.
Con gioia riaccogliamo Nino D’Angelo, uno dei pochi artisti capaci di declinare la propria vena artistica al futuro, di maturare insieme alla propria musica, mostrarci il lato bello di una cosa che non abbiamo mai ritenuto bella, quel famigerato neomelodico che ancora oggi in molti nemmeno riconoscono come un genere. Nel brano, che si ascolta piacevolmente, il saggio Nino D’Angelo ci propone un atteggiamento più amorevole con il quale affrontare la vita. Ah, fosse facile…comunque un buon consiglio, buttalo via.
L’ex vincitrice di “Amici di Maria De Filippi” azzarda un brano che si discosta un po’ da quel pop brasilero che tanto le viene bene. Questa “Nuvole di zanzare” è invece un pezzo molto raffinato, che potrebbe cantare anche Ornella Vanoni, per intenderci, che conserva quel retrogusto alla Toquinho, sempre per intenderci, ma con garbo, con l’evidente volontà di esplorare i propri limiti artistici e bisogna dire che ci siamo totalmente, la canzone è molto divertente e lei la interpreta benissimo.
I giovani, è normale, si rifugiano sempre nella musica per trovare un proprio linguaggio, per declinare i propri sentimenti. E allora non è un caso che oggi i giovani, perlomeno quelli che a ben ragione non trovano ristoro in sparatorie, spaccio e sesso a buon mercato, gli elementi che alimentano l’immaginario trap, la ascoltano con trasporto, si lasciano guidare nelle sue storie. La ragazza è assai giovane e assai brava, ne sentiremo parlare a lungo, se costruisse la sua carriera sulla scia di una Elisa, con la quale condivide il senso dell’etereo nel cantato, non ci stupiremmo; anzi, per noi la strada è quella, il talento è quello.
“Bromance” è la title track di questo progetto di disco ideato da Mecna e CoCo, due rapper molto interessanti. Il singolo ha proprio il sapore di un antipasto, anzi, parte proprio con un reciproco attestato di stima che, in tutta onestà, fosse rimasto nelle conversazioni di Whatsapp tra i due forse sarebbe stato meglio. L’idea è molto interessante, perché appare evidente che si tratti di una collaborazione che non è frutto di accordi subdiscografici, del tipo “mettiamo insieme gli stream”, però non è nemmeno questa grande roba, anzi è piuttosto piatto, non resta praticamente niente. Ciò non toglie che aspettiamo con discreta ansia l’uscita del disco.
Il comico cantante, forse oggi più cantante comico, anche se la dicitura non ci convince, ci ha già abituati a piccoli capolavori cult, essendo l’unico a riprendere un filone musicale che una volta in Italia andava fortissimo, forse perché gli interpreti erano dei signori interpreti, e ci riferiamo naturalmente alla produzione degli Squallor, degli Skiantos o a qualcosa di Jannacci o degli Elio e le Storie Tese o del teatro canzone di Gaber; la capacità insomma di comporre canzoni divertenti si, ma anche epiche, definitive e ben congeniate.
Bisogna dire che questa “Culo & Camicia” è una canzone simpatica ma ben fatta, che evidenzia soprattutto la parte più ingenuamente schietta dell’amore, mai troppo raccontata. Per dire, il verso “Ti amo come il secondo giorno, perché il primo no, pensavo a cose porno” per esempio, riporta il sentimento alla propria essenza, anche animalesca, ed è compreso in un brano che in quanto a contenuti e costruzione, seppure evidente la vena satirica, non ha nulla da invidiare a quelle pompose produzioni new indie che tirano tanto. E poi, dai, ammettiamolo: è da premio Nobel istantaneo.
Source: agi