Un minimo di orientamento, nel panorama politico, bisogna averlo, per esprimere un voto. La popolazione studentesca di oggi, che si trova nella fascia dell’obbligo scolastico, non è preparata a questo. Essi non hanno vissuto la stagione dell’impegno politico, a cui la società degli anni ’60 e ’70, nel suo insieme, preparava
di Anna La Mattina
Concedere il voto ai sedicenni significa, in primo luogo, operare la modifica degli articoli 48 e 58 della Costituzione italiana:
Art. 48 – Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. (…)
Il primo comma dell’art. 48 sancisce il principio dell’universalità del suffragio e inserisce la Repubblica italiana fra gli ordinamenti a vocazione democratico-pluralista, perché vieta tutte le forme di discriminazione fondate sul censo, sull’istruzione e sul sesso.
Il diritto di voto è garantito a tutti i cittadini in possesso della cittadinanza formale e dotati della capacità di agire, vale a dire a tutti i cittadini che hanno compiuto la maggiore età.
Art. 58 – I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età.
Sono eleggibili a senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno.
Senza voler scomodare troppo la nostra bellissima Costituzione, io credo che il concetto di maturità dell’individuo, sia di fondamentale importanza, nelle società di tutti i tempi e in tutti i luoghi. E se tale concetto viene preso in considerazione dalla legge delle leggi, ovvero dalla Costituzione, ciò significa che esso non è un concetto astratto, soggetto a mode o a generici modi di pensare, ma una cosa seria. Il concetto di “maturità” implica la capacità, da parte del soggetto, di pensare e di agire in autonomia, di esercitare pienamente le proprie facoltà personali e ciò implica anche, la piena capacità di operare delle scelte, all’interno delle regole condivise dalla società in cui l’individuo vive.
Quando la Costituzione Italiana fu redatta, l’Assemblea Costituente era composta da donne e da uomini di elevato spessore culturale e morale: gente sopravvissuta al nazi-fascismo, ex partigiani, con un retroterra culturale e politico che proveniva da una società educante, laddove vi erano stati percorsi scolastici ben delineati e fortemente radicati nel sistema di valori della società italiana del tempo, uscita dalla Seconda Guerra Mondiale.
Il concetto di “maturità”, connesso (con tutti i limiti del caso) al concetto di età anagrafica, è indispensabile perché l’atto di esercizio delle proprie libertà democratiche e dei propri diritti civili, come l’andare a votare, non possono essere scisse, senza correre il rischio di trasformare una possibilità democratica, in un gesto demagogico…
I giovani di Sedici anni (ma anche quelli vicino ai diciotto), non si sentono per nulla preparati ad una eventualità del genere: lo dicono.. e dicono anche perché: “Io mi sento confuso”, “non saprei da dove cominciare, per capire cosa e chi votare”. “E’ troppo presto.. il diritto al voto è meglio se si è maggiorenni”.
La domanda (cosa ne pensi del voto ai sedicenni?) è stata posta, durante l’ora di Italiano, a due classi seconde di un istituto professionale e ad una classe terza di un istituto tecnico industriale, entrambe della provincia di Palermo. Queste sono state le loro risposte.
Un minimo di orientamento, nel panorama politico, bisogna averlo, per esprimere un voto. La popolazione studentesca di oggi, che si trova nella fascia dell’obbligo scolastico, non è preparata a questo. Essi non hanno vissuto la stagione dell’impegno politico, a cui la società degli anni ’60 e ’70, nel suo insieme, preparava: la famiglia, la scuola, i partiti politici, la militanza nelle associazioni culturali, di solidarietà cattoliche e laiche. Oggi, nessuno di questi soggetti educativi, ha più voce in capitolo presso i giovani, ahinoi! Piuttosto la popolazione giovanile di oggi, sta cedendo a nuove forme di assuefazione: la dipendenza dalla tecnologia, a cui, proprio per mancanza di spirito critico, tipico dell’età in formazione, ha consegnato sé stessa all’uso peggiore che della tecnologia si poteva fare: quella di sostituire l’uomo, nelle sue più specifiche funzioni e non quella di dominare la tecnologia, a vantaggio dell’uomo e non il suo contrario, come diversa lettura o filmografia, sta dimostrando sempre più.
L’Ex presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha riproposto la questione del voto ai sedicenni, in occasione della sua elezione a segretario del Partito Democratico, conosce questa triste realtà, ne sono certa; così come la conoscono anche i politici che lo hanno preceduto. Essi sanno qual è lo “stato dell’arte” della scuola italiana e che tipo di preparazione frammentata posseggono i nostri giovani … e poi, detto molto francamente, io non credo che oggi, le prime preoccupazioni dei giovani, siano il diritto al voto anticipato. I loro componimenti, ad un anno dal Covid, sono espliciti: essi temono di non farcela; ma vogliono continuare a sperare! Vorrebbero che tutto finisse al più presto, per ritornare ad una sana normalità, fatta di incontri, di abbracci, di scuola in presenza e di maggiori certezze per il loro futuro…per il momento, davanti a loro solo un grosso punto interrogativo.