AGI – “L’Italia dovrebbe ridurre il cuneo proprio per migliorare i livelli di occupazione”. Lo ha detto in audizione Pascal Saint-Amans direttore del centro di politica fiscale dell’Ocse in audizione davanti alle commissioni finanze di Camera e Senato, sottolineando che “il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra ciò che il lavoratore percepisce dopo la tassazione e ciò che il lavoratore costa al datore di lavoro, in Italia è molto significativo, e questa è una dimensione un po’ negativa”.
“L’Italia potrebbe voler rivedere l’adeguatezza del regime forfettario del 15%” per i titolari di partita Iva con redditi fino a 65.000 euro, “bilanciando la volontà di incoraggiare lo sviluppo delle piccole imprese con la garanzia di equità orizzontale e riducendo al minimo l’elusione fiscale”.
Saint-Amans ha sottolineato che questa tassazione “va bene in un Paese come l’Italia dove c’è un problema di compliance fiscale”. Secondo l’Ocse, “l’inconveniente di tale regime e’ di accrescere lo scarto tra un dipendente salariato, che guadagna 45.000-50.000 euro, e una persona che fa un lavoro che si avvicina a quello del dipendente ma poi si fa ditta e viene tassata molto meno”. Inoltre, “si sta anche sviluppando una modalità di lavoro che induce a chiedersi se un lavoro sia dipendente o no, ci sono varie perplessità”.
“Aumentare la fiscalità sul reddito di capitale, evitando la differenza troppo grande sulla fiscalità del reddito da lavoro, è qualcosa che può essere soppesato e comincia a essere considerato in gran parte dei Paesi” ha aggiunto “Il lavoro si ritrova a essere più tassato rispetto al capitale e i redditi da capitale sono oggetto di sistemi impositivi diversi, il che incide sull’allocazione del capitale, tra azioni, obbligazioni e proprietà immobiliari. Qui abbiamo una debolezza del sistema, che si ritrova in diversi altri Paesi, ma oggi può essere oggetto di una revisione”.
“I lavori sono molto avanti, sotto la presidenza italiana del G20 spero che potremo ottenere rapidi progressi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, con l’idea di raggiungere un accordo senz’altro entro l’anno, magari a luglio a Venezia quando si riuniranno i ministri delle Finanze del G20″ ha detto Saint-Amans sottolineando che spesso “si guarda il digitale e si dimentica che c’è un secondo pilastro: il varo di una tassa minima mondiale, lì ci sono molti soldi in ballo”.
Source: agi