AGI – La pandemia da Coronavirus è costata 50 miliardi di ricavi e quasi 18 miliardi di utili alle società industriali e di servizi quotate sul Ftse Mib, il principale indice di Piazza Affari. Non solo: nei primi sei mesi dell’anno questi gruppi, che comprendono la maggior parte delle principali aziende italiane, ha perso 42 miliardi di valore di Borsa. A mettere in fila i numeri, a valle dell’approvazione dei conti al 30 giugno, è uno studio di Mediobanca, il secondo dedicato all’impatto del Covid-19 sull’economia mondiale e italiana.
Lo scenario presenta però grosse differenze al suo interno. Se a livello di comparti sono le società energetiche e le utilities a registrato il minore calo (-14,9%), sono invece petroliferi e manifattura (-26,0%) a riportare le maggiori perdite di fatturato. Tra le singole società brillano Inwit (+46,4%, grazie anche all’incorporazione della Vodafone Towers), DiaSorin (+8,6%) e Terna (+7,7%); seguono Snam (+3,3%), Recordati (+2,3%).
Le perdite si riflettono anche sui margini, con l’Ebitda che crolla del 67,8% rispetto al primo semestre del 2019. Se poi si guarda all’ultima riga di bilancio, nel semestre, a essere state premiate sono le società farmaceutiche, con Diasorin e Recordati che hanno visto l’utile salire di poco più del 13%. Balzi ancora maggiori li hanno registrati Buzzi e Tim, dove però i risultati sono spinti da componenti straordinarie e plusvalenze su cessioni; bene anche Terna, con il risultato netto cresciuto del 3%. Per quanto riguarda la struttura finanziaria si evidenzia un deterioramento per tutti i settori, come risultato dell’incremento dell’indebitamento (+9,7%) e della contrazione dei mezzi propri (-8,1%), con la manifattura che registra quello peggiore (+21,2 punti percentuali il rapporto debiti finanziari/capitale netto anno su anno).
A fine giugno 2020 le società industriali e di servizi quotate sul Ftse Mib valevano in Borsa 335 miliardi, 42 in meno rispetto a inizio anno, nonostante il forte recupero del secondo trimestre. L’andamento è tuttavia ‘bipartito’: se il calo da inizio anno è dell’11,2% da inizio anno, nel primo trimestre il crollo è stato di 86 miliardi, (-22,9%); la ripresa, però, almeno in Borsa, è già iniziata, come dimostrano i dati del secondo trimestre (44 miliardi, +15,1%).
A livello settoriale, solo le energetiche/utilities hanno ottenuto un incremento del valore in Borsa (+2,5%), mentre soffrono manifattura (-10,8%), servizi (-18,5%) e petroliferi. Più resilienti alla crisi, con miglioramenti della performance in Borsa a doppia cifra nel primo semestre 2020, DiaSorin (+45,9%), Recordati (+17,9%) e Stm (+10,4%), seguite da Enel (+8,4%), Inwit (+8,2%), Ferrari (+7,2%) e Terna (+2,7%). Tutti gli altri titoli del Ftse Mib hanno chiuso il primo semestre 2020 con una diminuzione del proprio valore di Borsa.
Gli analisti di Mediobanca hanno allargato lo sguardo anche a cosa sia successo in 150 multinazionali di tutto in mondo. Con l’impatto della pandemia da Coronavirus sull’economia mondiale, il fatturato complessivo di questo cluster in imprese risulta in contrazione del -6,6% rispetto al primo semestre 2019, con il calo di alcuni settori compensato parzialmente dalla crescita di altri.
“Flessibilità e capacità di adattamento hanno favorito l’ascesa delle WebSoft (+17,6% rispetto al primo semestre 2019)“, spiega Mediobanca. A ruota la GDO (+9,6%) con il consolidamento del canale dell’ecommerce, e il settore elettronico (+5,6%) che ha beneficiato dell’aumento del livello globale di digitalizzazione, sempre più centrale per la ripresa. Secondo il report vanno bene anche le aziende farmaceutiche (+1,3%), il Food (+0,7%) e i Pagamenti Digitali (+0,4%). A soffrire maggiormente sono invece le multinazionali petrolifere e i produttori di aeromobili (-31,8 %), ma anche settori come la moda (-28,4%) e le auto (-26,9%). Cercano di limitare le perdite il comparto Media & Entertainment (-10,0%), quello delle bevande (-8,2%) e le telecomunicazioni (-3,9%).
In contrazione anche il risultato operativo per quasi tutti i settori: fra chi ha subito il contraccolpo più duro ci sono i produttori di aeromobili e di auto, per cui il risultato operativo è passato in terreno negativo. Male anche uno dei comparti iconici del Made in Italy, quello della moda, che registra un calo del -83,6% a livello di Ebit. Le nuove abitudini di consumo generate dalla pandemia hanno influenzato le performance della grande distribuzione organizzata in termini di utili netti (+31,6% nel primo semestre 2020). Utili netti in crescita anche per i big dell’high tech: elettronica (+11,9%) e WebSoft (+9,0%). Pesanti invece le ripercussioni per i produttori di aeromobili, per i colossi petroliferi, per l’automotive e la moda che passano da un utile a una perdita netta.
Vedi: Il coronavirus è costato 50 miliardi all'industria italiana
Fonte: economia agi