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Il coraggio della signora Crovato

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LUCIANA BOCCARDI, LA SIGNORINA CROVATO

Una bambina d’altri tempi, nata nella Venezia degli anni Trenta, che non si arrende mai e riesce, anche nei momenti più bui, ad amare e vivere la vita con gioia, guidata da un’immensa curiosità. Luciana Boccardi, decana del giornalismo di moda, cresciuta in una famiglia di musicisti, ha scritto vicina ai novant’anni il romanzo di una vita ‘La Signorina Crovato’ , pubblicato da Fazi editore.

I veri protagonisti della storia che racconta, la sua, in cui a volte gioca un po’ con i fatti reali, “sono la forza, il coraggio e la fiducia. Tutte cose che mi auguro si possano trasmettere ai tanti giovani fragili, deboli, che vedo oggi. E i suicidi sono in aumento” dice all’ANSA la Boccardi.

    Esordio narrativo di uno spirito libero per cui anche l’età non è un ostacolo anche se è meglio non dirla “perché se no non mi danno più lavori” dice la giornalista- scrittrice, ‘La Signorina Crovato’ , con il suo stile retrò e una lingua diretta e ricca di sfaccettature, ci porta in una Venezia autentica, che non esiste più. Siamo negli anni dal fascismo al dopoguerra e Luciana non ha ancora compiuto 4 anni quando nel 1936 l’adorato padre , clarinettista, ateo e antifascista, non può più provvedere alla famiglia, la mamma fa quello che può e l’assillo della miseria si fa sentire. Ma Luciana non si perde d’animo e impara mille mestieri, garzona di panetteria, apprendista parrucchiera, ricamatrice di borsette a venti lire al pezzo e damina di compagnia delle bambine di una ricca famiglia dove impara il francese.
“Spero che questo libro possa dare coraggio perché questa è l’era della paura. Si ha paura di tutto, anche di dire le cose.
Si trovano sempre i modi per scappare, per fuggire. Sto scrivendo proprio in questi giorni una cosa contro la mania di usare sempre le parole inglesi. Ma come si fa a scrivere i regolamenti comunali con parole come over, lockdown. Non è detto che tutti gli italiani sappiano l’inglese. Vorrei tanto che mi dessero una multa per infrazione al lockdown, mi divertirei tantissimo. Chiederei: ‘perché mi fate la multa? Io esco, non so cosa sia questo lockdown. Parlate in modo che io possa capire. Siamo in Italia’” dice la battagliera Boccardi. E sottolinea: “Sa perché funzionano le parole in inglese, perché sono un trucco, aiutano a dribblare. Si gioca sull’interpretazione. Vale anche per i vaccini anticovid. In Veneto hanno annunciato che si comincerà con gli over 80. Ma dove si arriva a 90, a 100? No, fino agli 85. Non ci sono abbastanza vaccini e quindi hanno fatto la lista di quelli che sono destinati a morire. Una lista anagrafica come quelle che faceva Hitler, i vecchi in camera a gas per primi, poi le donne, i deboli, i malati. E’ incredibile” sottolinea.
Nelle intenzioni dell’autrice, ‘La Signorina Crovato’ dovrebbe essere “il primo libro di una trilogia che va da metà ‘800 ai suoi 18 anni. Poi dai 19 anni ai 60 anni e infine alla vecchiaia. Se non muoio prima” spiega la giornalista-scrittrice che compirà 90 anni nel 2022, ha lavorato per molti anni alla Biennale di Venezia organizzando i più importanti festival di musica e teatro , è stata inviata di moda per Il Gazzettino e studiosa di costume. Ma prima di tutto questo è stata una vulcanica ragazza e una donna dalle mille risorse che ha vinto concorsi letterari, fatto la cantante in balera, l’attrice, diretto una rivista culturale di taglio femminista e aperto un ristorante gourmet. Ad un certo punto il sogno di un posto fisso si è realizzato in modo inaspettato e si è aperto un nuovo mondo.
“Ho diviso la vita in due: la Biennale ha significato l’apertura a un mondo talmente internazionale che oggi non si immagina quasi. Sono stata molto fortunata, ho avuto vicino persone stupende. Mi hanno insegnato tanto e continuo anche ora ad imparare” racconta la Boccardi che prendeva il caffè in piazza San Marco con Stravinskij, è stata assistente per parecchi anni di Gian Francesco Malipiero e tra le persone più di casa da lei c’era Peggy Guggenheim.
“La seconda parte della vita è stata il giornalismo che mi ha portato in un mondo che non conoscevo, quello della moda che adesso è diventata cronaca, prima era arte, si andava a una sfilata come si va a una galleria di quadri. Nel ’65 ho scritto il primo articolo. Gli incontri sono stati importanti, ma hanno avuto un valore diverso. Stimo moltissimo Armani, mi piace quello che fa ma non potrei passare delle serate insieme. Con Raffaella Curiel ho avviato un’amicizia abbastanza bella, vera” spiega la Boccardi che ha “tradito” il mondo della musica perché quando suonava il pianoforte d’inverno, non c’era riscaldamento e le dita si congelavano. “Adesso è difficile pensare a quella che era la realtà di una volta, anche per me” dice.
La pandemia ha riportato alla Boccardi la Venezia che conosceva una volta. “Non era così deserta perché eravamo tanti allora, ma è tornata un po’ nostra” e invita a non fare paragoni tra il Coronavirus e la guerra. “Le bombe sono bombe.
Non c’è vaccino contro la guerra, la devi subire tutta e ti plasma. Certe vicende che racconto possono fare impressione, ma non ho mai saputo cosa sia il vittimismo” e ci tiene a dirlo.
(ANSA).