Il Metaverso è una sorta di mondo parallelo, una realtà virtuale condivisa attraverso internet, dove gli utenti si muovono e vivono attraverso un proprio avatar, usando uno strumento che copre i propri occhi, alienandoli dal mondo reale circostante: il visore Oculus
di Anna La Mattina
Il termine Metaverso è stato coniato da Neal Stephenson nel libro di fantascienza Snow Crash (Schianto di neve) del 1992, il quale diede una definizione precisa, di ciò che sarebbe stato, partendo proprio da una società di un futuro prossimo, profeticamente intravisto e descritto proprio come la realtà che noi tutti ormai conosciamo bene perché… la stiamo vivendo. Una società americana (che potrebbe essere qualunque delle società dell’occidente liberista) ormai vittima di un sistema capitalistico anarchico e fuori controllo, nel quale persino gli Stati si piegano al sistema economico-finanziario di multinazionali e corporations, volto a dettare le regole della nuova società da esso immaginata e costruita, in una proiezione parallela alla vita reale, il metaverso appunto.
In Ready Player One (un film di fantascienza del 2018, basato sul romanzo di Ernest Cline e portato sugli schermi dal grande Steven Spielberg) gli abitanti più poveri del Pianeta, sfuggono allo squallore delle loro esistenze, rifugiandosi nel magnifico metaverso. Per loro è una scelta quasi obbligata, poiché il mondo è devastato dalla crisi climatica e la società è piagata da disuguaglianze insostenibili, mentre il metaverso è il luogo in cui chiunque può vivere avventure incredibili: corse clandestine, danze volanti, mega combattimenti e tanto altro.
I primi esempi pratici che ci fanno risalire al metaverso sono i giochi di ruolo in rete e le chat tridimensionali, come Second Life e Active Worlds.
Il papà di tutto questo è ancora una volta il solito noto Mark Zuckerberg, l’ex ragazzo americano di origini ebraiche, il cui nome significa letteralmente “mucchio di zucchero”; classe 1984, a 23 anni divenne miliardario con l’invenzione di Facebook, insieme a dei compagni di università, ai quali non volle riconoscere la partnership (e di conseguenza fu denunciato). Oggi il Signor “Mucchio di zucchero” è il settimo uomo più ricco al mondo e possiede, oltre a Facebook, anche le altre piattaforme social a noi note, come Whatsapp, Istagram e Messenger. Non solo, ma ha anche acquistato la società che produce i visori Oculus: Mark aveva visto lungo, stava già cominciando a preparare il metaverso, una finta realtà da “vivere” illusoriamente, mentre si è piazzati per ore ed ora al giorno su di una poltrona, senza neanche roteare la testa per guardarsi intorno, in una società fatta di poveri, ai quali possibilmente verrà corrisposta una “paga” (qualcosa di simile al reddito di cittadinanza?) che servirà loro per pagare Zuckerberg, per le meraviglie virtuali che offre, ingrassando le sue tasche, per niente virtuali…
Sta di fatto che nell’ottobre del 2021 la società Facebook Inc, viene trasformata in Meta Platforms Inc, in vista di tali cambiamenti, che aumenteranno i profitti del gruppo che controlla i Social Network da noi tutti usati, quasi nessuno escluso.
Fin qui per capire di che si tratta. Ma quali sono le implicazioni di una “svolta” così radicale e “rivoluzionaria” della società umana, colpita e affondata nella sua essenza, resa affamata e priva di cultura, grazie ad una puntuale e precisa programmazione pluridecennale, in cui i più anziani tra noi hanno visto sgretolare attorno a se stessi le certezze millenarie che hanno costituito la cultura e l’educazione ricevuta, che ci aveva raccontato un’umanità fatta di relazioni, anche conflittuali, e di operosità creativa e di conoscenze accumulate con amorosa dovizia e tanta pazienza?
È presto detto: una umanità svuotata dal suo interno, spogliata di tutto, incapace di reagire anche alle più sconcertanti tra le prevaricazioni e alle limitazioni delle proprie libertà. E tutto ciò potrebbe essere possibile, dal momento che non si tramanda più la cultura e si distruggono le menti dei giovani, drogati di sostanze stupefacenti e di abuso di tecnologia. Ma sarà davvero possibile? Ed in che misura la società umana acconsentirà a rinunciare alle caratteristiche salienti della propria umanità, a vantaggio di una vita ipertecnologizzata e controllata da terzi?
Zuckerberg asserisce, in una lunga intervista, che le principali possibilità offerte dal metaverso sono quelle di aumentare “la concentrazione e la produttività individuale” e di vivere in un “ufficio infinito” in cui svolgere riunioni di lavoro in realtà virtuale.
Ma davvero il metaverso avrà soprattutto l’obiettivo di spronarci alla massima efficienza professionale? Se questi dubbi non bastassero, è difficile immaginare che miliardi di persone non aspettino altro che indossare otto ore al giorno un ingombrante visore Oculus, per utilizzare (come si vede nella presentazione ufficiale di Meta, https://www.youtube.com/watch?v=Uvufun6xer8&t=1738s) un computer virtuale e prendere appunti su un bloc notes digitale! Da notare, come i fondamentali visori siano praticamente omessi nella presentazione, per far immaginare un ambiente molto più agile di quanto non lo sarà davvero.
Come ha scritto Gian Maria Volpicelli su Wired Uk, la visione di Zuckerberg del metaverso è “terribilmente noiosa e anche priva di immaginazione in maniera avvilente”. Una mancanza di prospettiva che si riflette anche negli utilizzi extralavorativi di questo metaverso che ci sono stati mostrati, tra i quali la possibilità di invitare gli avatar degli amici nella nostra casa di pixel o di fare una partita virtuale a ping pong con i parenti. Che sono tutte cose che possiamo tranquillamente fare nel mondo fisico in una qualunque giornata”.
Volpicelli prosegue: “Se usciamo dalle presentazioni di Facebook e immaginiamo come potrebbe funzionare questo Metaverso nella realtà, le cose si fanno subito più chiare. Incontrare gli amici nelle loro case digitali richiederà di indossare un visore per la realtà virtuale che ci esclude completamente da ciò che fisicamente ci circonda: figli, partner, animali domestici. Peggio ancora: ogni volta che vorremo (per davvero) prendere una birra dal frigo, andare in bagno o spostarci di pochi metri dovremo abbandonare temporaneamente gli amici e toglierci il visore, per evitare di andare a sbattere da qualche parte. Da questo punto di vista, gli aperitivi su Zoom che molti di noi hanno sperimentato durante il primo lockdown erano molto più pratici. E comunque li abbiamo abbandonati appena possibile”.
Come non essere d’accordo? Saggia riflessione, che ognuno di noi dovrebbe fare: ci suggerisce l’idea che il Meta di Zuck, così spinto, potrebbe rivelarsi un clamoroso flop!