Intervista al porporato albanese che oggi Francesco ha citato nell’udienza generale come “martire vivente”, ringraziandolo per la sua testimonianza e il servizio alla Chiesa: “L’omaggio del Santo Padre è un fiore per tutta la Chiesa”. A 95 anni gira il mondo per celebrare Messe, visitare Santuari e praticare esorcismi: “Mi chiamano anche 50 volte al giorno”. Ai credenti oggi perseguitati assicura: “La sofferenza diventerà gioia. Siamo viaggiatori, di passaggio”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Mentre parla con i media vaticani in una stanza di Casa Santa Marta dove è ospite, il telefono del cardinale Ernest Simoni – il porporato albanese sopravvissuto alle persecuzioni del regime comunista e oggi citato dal Papa all’udienza generale come “martire vivente” – squilla almeno una decina di volte. “Ho due cellulari”, racconta, “uno per l’Europa, uno per l’America. Mi chiamano da tutto il mondo… Quasi 120 telefonate al giorno”. Una cinquantina sono richieste di esorcismi o preghiere di liberazione. Le pronuncia in latino, lo stesso che usava per celebrare la Messa clandestinamente dalla cella in cui era stato rinchiuso perché “nemico” di quello che l’allora presidente Enver Hoxha aveva dichiarato il “primo Stato ateo del mondo”.
Il porporato di 95 anni per circa 28 ha subito prigionia, persecuzione e minacce di morte durante il regime comunista. Oggi era presente all’udienza generale in Aula Paolo VI. …
Di quei giorni il cardinale, francescano conventuale, ha un ricordo vivido: le Messe alle 2 di notte o dietro le sbarre con il pane cotto ai fornelli e il vino spremuto dai grappoli d’uva, le liturgie nei canali delle fogne e gli “amici” musulmani che piangevano perché “attratti dallo Spirito Santo”. Oggi, a 95 anni, Simoni “continua a lavorare per la Chiesa”, come ha detto il Papa. Lo fa pregando – continuamente -, praticando esorcismi, girando in Santuari (ieri la Messa con le Guardie Svizzere, domani sarà ad Arezzo per la Madonna del Conforto) in Italia, in Europa, negli Stati Uniti. Non è stanco e non si attribuisce alcun merito: “È tutto grazia e protezione divina”. Gli piace parlare e raccontare, gesticola nel farlo o stringe le dita nodose come in preghiera. A volte sembra parlare a fatica, mai conclude una frase che non contenga un ringraziamento a Gesù e alla Madonna o una citazione letterale della Bibbia.
Eminenza, oggi il Papa l’ha salutata e ringraziata davanti a tutti i fedeli in Aula Paolo VI, definendola un “martire vivente”. Che effetto le fanno queste parole?
Con il Santo Padre ci siamo visti ieri sera a cena, qui, per un saluto, e abbiamo discusso di questioni di fede. Oggi, in una forma che non credevo, questo omaggio… Ma è stato un fiore per la Chiesa, il popolo e Gesù che è padre di tutti gli uomini. È Lui che mi ha salvato dalla morte in modo speciale. Sono vivo per merito di Dio. Anche quando ero parroco nelle montagne dell’Albania, lontano lontano, per quattro volte ho rischiato di rovesciarmi per il ghiaccio per mille metri dall’abisso. E mi sono salvato… Tutto è provvidenza divina, tutto è grazia divina.
Lei ha vissuto l’orrore della prigionia, dell’isolamento, delle persecuzioni e torture. Cosa ricorda di quel periodo, di quel lungo periodo?
Non voglio prolungarmi, ma tante cose… Due volte prima di arrestarmi abbiamo celebrato la Messa alle 2 di notte, ad esempio, e tutte e due le volte tanti fedeli hanno visto una statua di Sant’Antonio piangere. Poi, sempre grazie al Signore che mi ha custodito e protetto, ho potuto celebrare clandestinamente in prigione la Messa, a memoria, in latino. So il latino come la lingua albanese, avevamo un metodo in stile tedesco per cui abbiamo imparato le lingue classiche. Alle Messe c’erano dei musulmani che piangevano: amici, ottimi amici, con lacrime grosse perché lo Spirito Santo li attraeva. Proprio un professore musulmano, gentilissimo, con la moglie prendeva l’uva dal frigo. E noi la spremevamo per fare il vino.
E il pane?
Avevamo dei fornelli piccoli per mangiare in prigione e con il pane che ci davano facevamo le ostie. Celebravamo secondo le condizioni possibili… Ho celebrato Messe anche nei canali delle fogne, davanti a 200 persone. Se qualcuno mi avesse accusato, mi avrebbero impiccato. È stata la protezione divina, in tutte le forme. Nessun mio merito.
Lei ha subito perdonato i suoi aguzzini. Perché?
La fede cattolica! Gesù con amore infinito ha amato e ama tutti gli uomini e dice che la gioia più grande in Paradiso sarà per un peccatore che si converte e si salva e non per miliardi di angeli e santi. “Sono venuto per i peccatori…”. Chi ha un cervello puro deve mettere Gesù al primo posto.
Alle persone che, come lei, oggi soffrono la persecuzione – il Papa parlava questa mattina di tanti martiri – quale incoraggiamento vorrebbe dare?
Ha detto Gesù: “Come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Ma, attenzione, la vostra sofferenza sarà convertita nella gioia. La vostra gioia nessuno potrà allontanarla da voi. È tutto qui, perché siamo viaggiatori, passeggeri…
Invece in questo momento storico del mondo ferito dalle guerre cosa sente di dire?
Fratellanza, fratellanza, fratellanza, amore fraterno. Predicare l’amore estremo per gli uomini. A tutti ci aspetta il Paradiso. Parlo dell’amore infinito di Dio e Gesù per tutti gli uomini, di ogni fede, di ogni popolo del mondo. È padre di tutti, ha versato il sangue per tutti.
Lei ha 95 anni e continua a servire la Chiesa, come ha detto il Papa…
È sempre per grazia di Dio che posso andare in Italia, in Europa, in America. Ci sono stato 25 volte in America, ho celebrato tante Messe, ci vivono 700 mila albanesi cattolici. Sono da 55 anni ordinato, non credevo mai che sarei stato cardinale, ringrazio il Signore perché mi ha dato la grazia speciale di essere vicino alle anime, di riconciliarle spiritualmente. Ringrazio sempre pure la Madonna, Padre Pio e Giovanni Paolo II che mi aiuta negli esorcismi: alcuni mi hanno detto di averlo visto… Come dice Sant’Agostino non passi nessun giorno senza una linea, un dito, per la vita eterna. Per la salute? L’età si conta con gli anni ma la salute è nelle mani del Signore. Si piange quando qualcuno muore ma muore la materia, lo spirito è immortale.
Fonte: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-02/cardinale-simoni-albania-testimonianza-persecuzione-intervista.html