Sarebbe facile, adesso, attribuire la responsabilità di un disastro ferroviario ad un “errore umano”. Si risolverebbe in breve ogni cosa, “quelli di Roma” non avrebbero difficoltà a cavalcare questa soluzione, in materia sono degli autentici esperti. Non sono forse 150 anni che “a Roma” si sottraggono alle loro gravissime responsabilità verso il Mezzogiorno, ricorrendo al salvifico espediente della “Questione meridionale”? Un alibi inossidabile, per tutte le enormi omissioni di cui la classe dirigente nazionale è stata ed è responsabile nei confronti del Sud.
Ecco il vero handicap che affligge il Mezzogiorno: le menti offuscate che da sempre guidano il Paese non riescono a capire o non vogliono dolosamente capire che la crescita dell’intera nazione dipende dal coinvolgimento del Sud nel processo di sviluppo: senza un’adeguata dotazione di infrastrutture il Sud non potrà mai mettere a regime le sue enormi potenzialità, sono necessarie installazioni adeguate soprattutto nei trasporti, in quanto indispensabili per rendere efficiente un territorio.
In Puglia si verifica un disastro a causa di un binario unico e sistemi di controllo del traffico ferroviario inadeguati, in Calabria, sulla linea ferroviaria ionica, ovviamente a binario unico, viaggia ormai un solo treno superstite, ovvero il Bari – Reggio Calabria, il quale effettua due sole corse, una di mattina e una di sera, con tutte le stazioni che sono chiuse da tempo compresa la ferrovia che collega Decollatura a Catanzaro, chiusa dopo una frana di qualche anno fa.
Per il resto, su quella tratta, il collegamento ferroviario è sostituito dal trasporto su gomma, con autobus di linea che Trenitalia e la Regione Calabria prendono a noleggio dai privati, per farli viaggiare, si fa per dire ovviamente, sulla tremenda Statale 106 la cui pericolosità è notoria.
La disparità Nord – Sud in fatto di infrastrutture per i trasporti appare evidente: anche se ci dovessimo bendare gli occhi, ne avremmo ugualmente la percezione. Da Roma a Milano, in treno, si corre a trecento orari, mentre la media dei convogli nel Sud è infinitamente più bassa! Invece di intervenire per colmare la plateale disuguaglianza, come finalmente si dovrebbe, noi che facciamo?
Abbiamo a Roma i parlamentari più pagati e più privilegiati del mondo, la nostra dirigenza pubblica raggiunge stipendi che sono il doppio di quello di Barak Obama, presidente della nazione più potente del mondo, a questa gente, quando decide di ritirarsi a vita privata, versiamo vitalizi e pensioni d’oro che non hanno pari sul pianeta.
E’ doveroso dire, purtroppo, come fra i grandi privilegiati ci siano anche parlamentari e alti burocrati eletti od originari del Mezzogiorno, vale a dire coloro che hanno carpito il voto degli elettori o si sono insediati nell’alta dirigenza e non hanno mosso un dito, in centocinquant’anni e neppure muovono un dito tuttora, per impedire le umiliazioni e il malevolo impoverimento riservato al Sud.
Un esempio recentissimo? Nella legge di Stabilità 2015 il Governo, con l’assenso del Ministro dei Trasporti, Graziano Del Rio, ha stanziato 4 miliardi e mezzo per il miglioramento della rete ferroviaria al Centro-Nord e 60 milioni (sessanta milioni!) per la rete al Sud, in pratica l’1,3 % del totale stanziato: forse si è levata una sola voce dei parlamentari eletti con i voti del Mezzogiorno per condannare questo ennesimo scempio ai nostri danni? E’ solo una goccia nel mare dei provvedimenti che hanno penalizzato e penalizzano il Sud, senza che i politici che dovrebbero essere “nostri” sappiano superare gli interessi e i tornaconti personali in favore di chi continua, forse colpevolmente, a garantirgli la corte dorata di Roma.
In compenso, con i soldi pubblici, viene finanziato un museo dedicato ad un presunto scienziato che, nell’Ottocento, ha posto le basi pseudo-scientifiche alla teoria delle Due Italie, quella da privilegiare e quella da affossare. Si tratta di Marco Ezechia Lombroso, altresì Cesare Lombroso: nel 2009, con apposita legge, si è proceduto, a Torino, all’apertura al pubblico del Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”, un museo che, in realtà, quanto alle centinaia di reperti umani esposti, trova le sue radici nelle razzie e nelle sottrazioni fraudolente di resti umani di cui si rese artefice lo stesso Lombroso.
Grazie ai finanziamenti ministeriali, oggi, nel Museo Lombroso di Torino, si trova esposto il cranio di un calabrese, identificato come il tipo del “criminale per natura”. Quel pregiudizio nato con l’unità e malevolmente perpetuato, trova oggi e incredibilmente nuova linfa! Ebbene, quanti sanno che Cesare Lombroso, quando si trattò di attribuire la patente del criminale atavico, aveva due modelli da considerare, ossia il bergamasco Vincenzo Verzeni, stupratore e assassino seriale con episodi di cannibalismo, nonché il calabrese Giuseppe Villella, responsabile al più di furto in un mulino, arrivando a qualificare il Verzeni come semplice delinquente occasionale e il “calabrese” Villella come criminale-nato e soggetto a riduzione atavistica dei propri comportamenti? A questo campione del razzismo scientifico, in Italia, si destinano finanziamenti per aprire al pubblico il suo triste museo…
Quanti sono stati e sono tuttora responsabili di aver condannato e di condannare il Mezzogiorno alla povertà e all’arretratezza? Tutti coloro che sono da imputare per le suddette implicazioni, dopo i fatti pugliesi hanno qualcosa in più sulla coscienza!
(Cesare Stranges)