“Nel parlare di Intelligenza Artificiale (AI) dobbiamo respingere i toni apocalittici e mettere bene a fuoco la trasformazione in atto, i benefici e le sfide che ci offre, per illuminare con sapienza il nostro tempo”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, prendendo la parola nel corso della Assemblea Generale della Conferenza episcopale indiana a Bangalore. Il tema dell’Assemblea è: “Church’s response to the current sociopolitical situations in the country and challenges of Artificial Intelligence”.
A parlare di AI ai 175 vescovi indiani è stato monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che nel 2020 ha promosso la “Rome Call for AI Ethics”, un documento di intenti firmato da Microsoft, IBM, FAO, governo italiano e da allora sottoscritto da centinaia di Università e centri di ricerca e aziende.
Paglia ha iniziato la sua relazione sottolineando i benefici alle persone e alla società che i sistemi di AI realizzano, ha notato quali sono a suo avviso le sfide cui prestare attenzione nel cambiamento sociale che investe la Chiesa e si è quindi riferito al lavoro che si sta svolgendo sia alla Pontificia Accademia per la Vita, ed si è quindi focalizzato sulle questioni antropologiche sottostanti.
“Oggi non vi vorrei parlare dei ‘pericoli’ che molti profeti di sventura profetizzano. Piuttosto – ha detto – vorrei attirare la vostra attenzione anzitutto sugli incredibili benefici che le nuove tecnologie, e in modo particolare i sistemi di AI, stanno già offrendo alla nostra storia. In ambito sanitario la diagnostica è stata clamorosamente potenziata da questi sistemi capaci di rilevare o prevedere patologie praticamente invisibili all’occhio umano. Sviluppi sono stati registrati nei laboratori e nella didattica medica, dove la modellizzazione digitale ha fatto fare passi da gigante nei processi di training dei futuri medici”.
Innumerevoli sono le applicazioni dell’AI nel mondo della agricoltura, anche e soprattutto in quelle aree non ancora sfruttate con una prassi intensiva e, spesso, distruttiva. Se guardiamo al mondo della comunicazione e della gestione delle informazioni, non possiamo che essere stupiti davanti alla facilità che abbiamo di condividere contenuti, entrare in possesso di dati raffinati, leggere testi in altre lingue.
La Rete e il Digitale, piuttosto, “stanno cambiando radicalmente le strutture sociali” e il cambiamento riguarda la Chiesa, compresa la teologia. Internet, almeno a livello superficiale, “sostituisce una visione piramidale della società con una orizzontale e paritaria. La verità non è più appannaggio di autorità costituite e riconosciute ma è frutto di una continua ricerca dialogica fra mille voci. I social promuovono un protagonismo dei singoli individui (con particolare attenzione alle donne e alle persone che abitano le aree rurali) finora inimmaginabile (e forse per qualcuno anche indesiderabile)”.
“Spesso associamo la trasformazione digitale al mondo dei giovani, alla rottura nella trasmissione del sapere e della fede tra le generazioni, al facile accesso a esperienze immorali. Vero ma parziale: i più grandi consumatori di pornografia online(ad esempio in India) sono adulti tra i 25 e i 34 anni (mariti e padri di bambini, anzi mariti e mogli, padri e madri, visto che il 33% degli utilizzatori sono donne). Anche i giocatori online, soltanto in India, sono per il 59% adulti tra i 25 e i 44 anni. Attenzione a non ridurre questo tema a una questione giovanile, anche se sui giovani e giovanissimi questa esposizione ‘tossica’ può avere effetti ancora più dirompenti. La seconda è più teologica. Il passaggio dall’autorità all’autorevolezza, dall’istruzione alla testimonianza (cos’altro sono gli influencer?), dalla verticalità alla sinodalità, sono tutti passaggi che recuperano (o almeno alludono) a dinamismi evangelici. Perché considerarli soltanto nella loro accezione distruttiva?”, ha continuato monsignor Paglia.
La questione di fondo riguarda la visione dell’uomo che si sta affermando e che interessa in profondità la Chiesa. Per questo monsignor Paglia ha notato che la prossima Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, dal 12 al 14 febbraio, ha per tema la questione antropologica. Parlando della “Rome Call for AI Ethics” del 2020, che la Pontificia Accademia per la Vita continua a promuovere, Paglia ha notato che l’aspetto qualificante del documento è nel chiedere “un approccio etico by design. È ingenuo pensare le tecnologie neutre. Esse, come ogni altra opera umana, portano con loro culture, costrutti sociali, intenzionalità, modi intendere l’economia e l’umanità. La domanda etica va posta all’inizio, by design: come vogliamo progettare, realizzare, commercializzare queste incredibili tecnologie?”. Nel chiedere una regolamentazione internazionale per l’AI, Paglia ha annunciato che la “Rome Call for AI Ethics” il prossimo luglio a Hiroshima verrà firmata dai leaders delle religioni asiatiche. “Perché – ha notato – quando si discute di temi teologici le religioni si dividono, ma quando è in gioco il bene e il futuro dell’umanità, sono unite più che mai”. (AGI)