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Ia: Barachini, non si può fermare innovazione ma servono regole

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“Siamo in presenza di una sfida straordinaria, di una sfida senza precedenti. Ma ci sono delle possibilità all’interno di queste sfide per ridurre l’impatto non virtuoso di questa innovazione. Io credo che quella dell’etica. Al centro del confronto di oggi, sia proprio una di queste”. Lo ha detto Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, durante il convegno ‘L’Etica dell’intelligenza artificiale’, organizzato dal senatore Antonio De Poli nell’ambito delle iniziative di presentazione del festival Digitalmeet sull’alfabetizzazione digitale, che si terrà dal 21 al 27 ottobre, con eventi previsti in tutta Italia.
“C’è una metafora che racconta bene quello che stiamo vivendo, che usa molto spesso Padre Benanti, presidente della commissione sull’Intelligenza artificiale del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della presidenza del Consiglio, consigliere per l’innovazione di Papa Francesco, lui dice che non si tratta di frenare un’innovazione, che non si può frenare perché l’innovazione va avanti e deve andare avanti come il futuro, ma si tratta di fare quello che si è fatto quando fu inventata l’auto. L’auto fu inventata e le persone la utilizzavano su strade sterrate e succedevano cose spiacevoli. Allora servì creare una strada asfaltata, servì creare il guard -rail, servì creare il codice della strada. Siamo nella fase di dover mettere a terra alcune regole, alcuni argini, alcune norme che possano regolare questo flusso”, ha proseguito Barachini durante l’evento nella Sala Zuccari di Palazzo Madama.
“Per quanto riguarda informazione ed editoria abbiamo portato tre punti chiave”, ha spiegato il sottosegretario. “Uno, la difesa del diritto d’autore e il copyright. Due, la riconoscibilità dei contenuti umani, che hanno il cosiddetto ‘visto si stampi’ che l’informazione ha sempre avuto. E la riconoscibilità dei contenuti prodotti dall’Intelligenza artificiale, centrale per migliorare la comprensione dei cittadini, che devono poter distinguere tra cos’è analogico e cosa non lo è, tra cos’è umano e cosa è algoritmico”, ha continuato.
“Tutte le ricerche che abbiamo condotto durante il lavoro della commissione”, sull’Intelligenza artificiale del dipartimento Informazione ed editoria della presidenza del Consiglio, “ci hanno segnalato che soltanto un italiano su due ha le competenze per capire cosa è una fake news e ancora più complicato è il fenomeno del deep fake”, ha osservato Barachini.
“Il tema è quello di salvaguardare l’integrità del sistema informativo. Non si tratta di sovranismo o identità nazionale, ma si tratta di difendere una cultura europea della legalità e italiana del prodotto editoriale, perché se non si protegge il sistema dell’informazione italiano ed europeo si rischia di diventare preda di meccanismi algoritmici che arrivano da paesi molto lontani e con bilanciamenti democratici molto meno solidi dei nostri”, ha concluso il sottosegretario. (AGI)