AGI – Sindacati in piazza contro lo sblocco dei licenziamenti mentre il governo è al lavoro per cercare una soluzione in vista della scadenza dello stop di giovedì 1 luglio per le grandi imprese. Sono in corso a Torino, Firenze e Bari, le manifestazioni unitarie di Cgil Cisl e Uil per chiedere la prorog del blocco dei licenziamenti per tutti fino al 31 ottobre, la riforma degli ammortizzatori sociali e politiche attive per il lavoro.
“È il momento di unire non di dividere e non è il momento di ulteriori fratture sociali”, ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in piazza a Torino. “Chiediamo qui oggi che ci sia la proroga del blocco dei licenziamenti. Chiediamo che il governo faccia questo atto di attenzione verso il mondo del lavoro”, ha aggiunto.
“Oggi manifestiamo e vediamo cosa risponderà il parlamento e governo: sanno perfettamente le nostre proposte e se vogliono ci sono le condizioni per trovare una soluzione. La parola dopo oggi tocca al governo non a noi – ha proseguito il leader della Cgil – Noi siamo pronti a confrontarci e a trovare le soluzioni più intelligenti. Il problema – ha aggiunto – è la volontà politica delle imprese e del governo. Valuteremo con Cisl e Uil se ciò non dovesse succedere che cosa fare. Io mi auguro prevalga la responsabilità e l’intelligenza di tutti. Abbiamo già chiesto un incontro al governo – ha ricordato – mi auguro lo faccia, anche perché quando ci ha convocato e abbiamo fatto degli accordi i problemi si sono risolti sia con Conte con il protocollo sulla sicurezza, sia nel confronto per cancellare il massimo ribasso e sui contratti pubblici”.
Landini ha poi ricordato che “oggi le riforme che devono essere fatte hanno bisogno del consenso e dell’intelligenza dei lavoratori. Credo che sia interesse anche del nuovo governo fare in modo che le scelte fatte siano condivise però c’è bisogno che la rappresentanza del lavoro sia coinvolta. Se non lo sarà – ha concluso – vedremo cosa fare, compreso il provvedimento di evitare che il primo luglio possano partire dei licenziamenti”.
“Per noi oggi è l’inizio di una mobilitazione – ha concluso – perché vogliamo portare a casa dei risultati, se non ci sono, di sicuro, noi i lavoratori non li vogliamo lasciare da soli di fronte ai problemi che hanno nel vivere ogni giorno”.
“Ci sono persone che soffrono, che vedono messo a rischio il loro futuro e ci sono situazioni che rischiano di esplodere, dobbiamo evitare che questo diventi una bomba sociale a partire dal primo luglio “, ha messo in guardia il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, a margine della manifestazione a Bari. “Noi lo denunciamo da un pò di tempo – ha detto – quando lo facciamo noi ci dicono che siamo dei terroristi. Noi abbiamo, purtroppo o per fortuna, la capacità di ascoltare ogni giorno le persone che soffrono, che oggi vedono messo a rischio il loro futuro. Bisogna fare attenzione, ci sono crisi e ci sono situazioni che rischiano di esplodere”.
“In questo anno – ha osservato il leader della Uil – noi abbiamo dato per aiuti più di 170 miliardi alle aziende e ai lavoratori privati, ma vorrei ricordare che quei soldi sono stati dati senza nessuna selezione, a tutti e anche a chi ha la sede legale all’estero, produce in Italia e paga le tasse all’estero, quando le paga. Allora noi chiediamo lo stesso trattamento per i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese – ha aggiunto – quando si parla di selezionare i licenziamenti chiediamo qual è la logica, quella dei codici Ateco? C’è una procura a Bergamo che indaga su come sono stati utilizzati quei codici durante il periodo di lockdown. Ecco, noi pensiamo che essendoci già un pezzo del lavoro bloccato, per quello che riguarda i licenziamenti sia opportuno prolungare di quattro mesi ancora il blocco”.
Sulla stessa linea il segretario nazionale della Cisl, Luigi Sbarra, a margine della manifestazione nazionale a Firenze “Le nostre proposte sono note al governo, noi stiamo chiedendo da settimane di prorogare l’uscita dal blocco dei licenziamenti almeno alla fine del mese di ottobre – ha detto – dobbiamo scongiurare nuovi licenziamenti che andrebbero ad aggiungersi al milione di posti di lavoro che abbiamo perso negli ultimi 15 mesi di pandemia. La priorità del Paese è rilanciare il lavoro, sbloccare gli investimenti, non i licenziamenti”.
“Stiamo aspettando che il Governo attivi una vera fase di confronto e di dialogo – ha proseguito Sbarra – il Paese ha bisogno di unità, responsabilità, di coesione sociale, noi siamo pronti a misurarci e confrontarci sul merito e sui contenuti della nostra piattaforma. Abbiamo incontrato in questi ultimi giorni segretari di partito e gruppi parlamentari, abbiamo presentato i contenuti della nostra piattaforma che riguarda il Pnrr la necessità di aprire il cantiere delle riforme, dalla riforma fiscale alla riforma del lavoro, dalla previdenza sociale all’attuazione dei patti che abbiamo sottoscritto per la Pa e la scuola”.
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha assicurato che “ci sarà comunque un intervento del governo per la tutela dei settori più colpiti dalla pandemia”: “Credo che si possa riflettere e aprire una discussione sulla strada del blocco selettivo dei licenziamenti nei settori più colpiti“, ha aggiunto. Il rischio sociale “esiste, non va drammatizzato”, ha aggiunto intervenendo a un’iniziativa di Sky Tg 24, “credo che ci siano gli strumenti per gestirlo, ma il rischio esiste e credo sia sbagliato rimuoverlo o negarlo come si è fatto nel dibattito pubblico”.
Un grido d’allarme quello dei sindacati raccolto dal ministro della Pa, Renato Brunetta, che ha sottolineato la necessità di un grande Patto sociale per evitare il conflitto.
“Certamente il blocco dei licenziamenti – ha osservato il ministro – è stata una cosa buona e giusta durante la pandemia. Certamente in un’economia di mercato il blocco dei licenziamenti non è una cosa buona e giusta dal punto di vista della fisiologia della crescita. Noi adesso siamo in una transizione, dobbiamo tenere ovviamente la protezione sui lavoratori ma dobbiamo anche dare spazio alla crescita. Questo si fa con un grande Patto per la coesione come quello che fece Ciampi nel ’93 che metta insieme pubblico e privato che metta insieme prospettive, riforme, garanzie e crescita. Le risorse ce le abbiamo, sarebbe una follia e vorrebbe dire farsi inutilmente del male, dentro una prospettiva di questo genere, avere il conflitto”.
Source: agi