Giorgio Merlo
Afronte del riequilibrio complessivo, ed ennesimo, del quadro politico italiano, è di tutta evidenza che alle prossime elezioni europee non può non far capolino una aggregazione centrista. Ovvero,un luogo politico autenticamente riformista, ispirato ad un centrismo dinamico e di governo, culturalmente plurale ed espressivo e capace di rappresentare un’area sociale ad oggi sostanzialmente senza una voce politica ed istituzionale. Un Centro, cioè, che parte dall’esperienza nazionale per proiettarsi a livello europeo. Insomma, l’esatto contrario di ciò chepersegue, seppur a giorni alterni, il capo di Azione Carlo Calenda che coltiva l’obiettivo di fare un cartello europeo con ciò che resta dei radicali italiani. Una sorta di Partito Repubblicano Italiano in miniatura innaffiato dal laicismo radicale. Appunto, un disegno politico, culturale e programmatico alternativo ad un Centro riformista, plurale, popolare, di governo e distinto e distante da ogni forma di populismo anti politico, demagogico e qualunquista.
Ora, quando si parla di Centro nel nostro paese non si può fare a meno di parlare per storia, esperienza e cultura – dell’area popolare, cattolico democratica e cattolico sociale. E questo non solo perché l’intera storia politica italiana dal secondo dopoguerra in poi, ma anche già prima dell’avvento del fascismo, ha visto uno stretto intreccio tra la declinazione di una “politica di centro” con la cultura e il filone ideale del cattolicesimo politico. Un luogo politico che ha registrato, nel tempo, l’apporto e il contributo di altre culture politiche democratiche e laiche ma è indubbio, almeno per chi non ha pregiudiziali ideologiche o moralistiche, che la cultura del popolarismo di ispirazione cristiana è stata non solo importante, ma addirittura decisiva per dispiegare un progetto politico e di società di matrice centrista e democratica. Un apporto, quello Popolare, che ieri come oggi conserva una straordinaria modernità ed attualità nel panorama politico italiano. E questo per la semplice ragione che i valori e i principi di riferimento non sono stati archiviati dalla storia e né, tantomeno, liquidati dalla concreta evoluzione della stessa esperienza politica italiana. Al riguardo, è persin banale richiamare l’attenzione sul fatto che non sono il nuovo corso del Pd della Schlein ispirato – coerentemente – ad un progetto di sinistra massimalista, radicale e libertaria e nè, tantomeno, il sovranismo leghista o di alcuni settori della destra, i luoghi politici più congeniali e pertinenti per dar voce e consistenza alla cultura, ai valori, ai principi e allo stesso progetto che trae ispirazione dall’umanesimo popolare e cristiano.
Ecco perché è sempre più indispensabile rafforzare il processi di aggregazione dell’area popolare da un lato e, dall’altro, dispiegarlo nella costruzione di uno spazio politico che sia in grado di riscoprire e rilanciare, al contempo, una vera ed autentica “politica di centro”. Un luogo ed un progetto politico che adesso devono decollare anche perché non può essere l’attuale bipolarismo selvaggio la regola maestra capace di esaurire e di rappresentare la geografia politica italiana nel tempo. Un bipolarismo che è anche il frutto di una polarizzazione ideologica e di una radicalizzazione della lotta politica che sono e restano antitetici rispetto ad una vera e compiuta democrazia dell’alternanza. Quella democrazia dell’alternanza, o “compiuta”, come la definiva già nei drammatici anni ‘70 Aldo Moro, che non può essere perseguita e coltivata se prevalgono atteggiamenti e comportamenti che la mettono quotidianamente in discussione.
Ed è per questi motivi che, adesso, i Popolari italiani devono essere in prima linea per ricostruire e dar voce ad un credibile progetto di Centro nella cittadella politica italiana e, soprattutto, in vista delle ormai prossime elezioni europee.
Fonte: Il Riformista