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I “ponti” di Gabriella

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di Ettore Minniti

Viviamo in un’epoca dove è facile, facilissimo, creare barriere, muri, steccati, filo spinato, guerra, bombe, invadere le nazioni sovrane e raderle al suolo, commettere genocidi. Viviamo in una società dove è facile, facilissimo, ammazzare la compagna/moglie/amante, i genitori, il compagno di giochi, il vicino di casa.
Dall’altra parte, in questa società di oggi è difficile creare ponti, perché ci vuole, impegno, sacrificio, senso del dovere, sudore. Sul muro di Belfast si legge: “La gente è spesso sola perché costruisce muri, invece di ponti”.
Una persona speciale, la quale merita di essere ricordata per il suo impegno verso il prossimo, nella martoriata terra di Tunisia, è Gabriella Incisa di Camerana, amorevolmente chiamata ‘Gabi’ nel mondo dei cavalli, apprezzata amazzone di origine piemontese.
Aveva stabilito il suo centro di interessi a Mahdia a sud di Tunisi, dove si prendeva amorevolmente cura dei suoi animali: i cavalli Berberi, i levrieri Sloghi, i cani e i gatti. Li amava tutti e conosceva profondamente ognuno di loro.
Era una persona fatta di capacità, coraggio, signorilità e sensibilità; tant’è che, quando è morto il suo cavallo preferito, Onci, un cavallo berbero dal manto niveo, un grigione il cui nome in arabo significa “Colui che allevia la tua solitudine”, ha scritto sulla sua pagina Facebook:
“Io sarò la nube e tu la luna. Ti coprirò con entrambe le mani, e il nostro tetto sarà il cielo”, (Rabindranath Tagore).
Gabriella Incisa di Camerana ha creato tanti “ponti” tra le due sponde del Mediterraneo, perché si occupava instancabilmente di numerosi bambini in un percorso innovativo ed empatico di educazione e formazione, soprattutto per quelli affetti da autismo.
Gestiva le Centre Hippique de Mahdia, una scuola di equitazione dedicata ai bambini diversamente abili, utilizzando la Terapia Assistita con gli Animali (TAA), con animali appositamente selezionati e addestrati in piani terapeutici/di intervento mirati a promuovere il miglioramento del funzionamento fisico, cognitivo, psicosociale, comportamentale e/o emotivo.
Nel centro equestre, trovavi di scaffali ricolmi di scatole ben conservate: giochi di società, scacchi, listelli di legno colorato, domino, costruzioni.
Madame Gabriella amava viaggiare con al seguito al TO PLAY – la ludoteca mobile. TO PLAY è un modo diverso per passare un pomeriggio divertente con gli amici: “avventure e momenti esperienziali che toccano i cinque sensi, per scoprire e apprezzare al meglio la Tunisia: dall’arte moderna ai resti archeologici, dalle tradizioni ancestrali alla cucina regionale, dalla musica alla natura incontaminata”.
Era un vulcano di idee innovative.
“I giochi proposti sono stati interamente realizzati grazie ai giovani artigiani di Mahdia: falegnami, fabbri, pittori, sarti, disegnatori di computer grafica, ecc. Questi sono giochi provenienti da vari paesi del mondo, compresi quelli antichi, come il Senet egiziano. I giochi fanno parte dell’ambiente etnomotorio e rappresentano un simbolo della diversità culturale delle nostre società. Il gioco è una vera fonte di energia, ricca di emozioni positive. Giocare aiuta a ridurre lo stress, permettendo di comunicare ed esprimersi. Un tavolo con un gioco di società riunisce persone di tutte le età e culture”, era solito raccontare.
E gli occhi, stanchi, logorati dalla sabbia del deserto, le brillavano.
Ma soprattutto trucchi matematici e lezioni di ingegno, studiati per fare andare avanti i bimbi nella vita, e farli allo stesso tempo sognare.
La ludoteca permette quindi a più generazioni di riunirsi attorno allo stesso gioco e condividere un momento di piacere e di convivialità favorevole allo scambio.
Il gioco fa parte dello sviluppo delle più alte manifestazioni della cultura. Attività divertenti ed energizzanti migliorano il benessere emotivo: giocare non solo permette di essere più creativi, più felici e più efficienti, ma previene anche… l’invecchiamento!
Afflato sociale, empatia, energia vitale erano tre delle tante virtù che Gabriella indirizzava agli altri (umani e non): i meno fortunati, i più fragili, bambini e non solo, erano i principali destinatari della sua generosità.
Se ne è andata, in questi giorni, in silenzio, come se non volesse disturbare, per cavalcare con il suo Onci tra le nuvole del cielo, come amava fare in vita.
Gabriella era un passo avanti a tutti e creava ponti …