AGI – I mercati ormai danno per scontato che in questa fase, almeno fino all’estate, grazie al piano vaccinale e a dei lockdown molto più leggeri, gli Stati Uniti hanno una marcia in più rispetto all’Europa. Lo dimostra il forte rafforzamento del dollaro. Anche la sterlina è forte, più o meno per gli stessi motivi: l’economia del Regno Unito ha preso slancio, grazie ai vaccini e alla fine del lockdonw. Insomma, il mondo si appresta a uscire dal tunnel, l’Europa è un pò in ritardo ma si spera che con l’estate riparta.
La pandemia fa meno paura, l’unica cosa che in questo momento spaventa veramente i mercati è il rialzo dei tassi sui Treasury, che manda in tilt le Borse e in particolare il Nasdaq. Venerdì scorso, nell’ultimo giorno di mercato, il tasso sul Treasury a 10 anni ha toccato 1,623%, il top da un anno. E questo ha innervosito parecchio Wall Street. Ecco perchè la prossima settimana l’evento clou, mercoledì 17 marzo, è la riunione della Federal Reserve, seguita giovedì dalla riunione della Boe, la Banca d’Inghilterra, e venerdì da quella della Boj, la Banca del Giappone. Ma iniziamo con la Fed, che è nettamente il ‘market mover’ più importante della settimana.
Mercoledì prossimo la Fed, sul rialzo dei rendimenti obbligazionari, ha due strade davanti: può scegliere di continuare sul percorso che ha mantenuto finora, ovvero di minimizzare il rialzo dei tassi, sostenendo che è il frutto delle aspettative di inflazione e di quelle sulla crescita dell’economia. Oppure, il numero uno della Fed, Jerome Powell, può scegliere di cambiare rotta. Difficilmente, secondo gli analisti, farà come la Bce, la quale ha detto che è pronta ad aumentare gli acquisti. Sicuramente la Fed sarà più cauta.
La mossa più probabile potrebbe essere quella di mostrare un maggiore allarmismo sul rafforzamento dei tassi obbligazionari. Basterebbe che ammettesse che il rialzo è stato eccessivo, che è preoccupata e che intende monitorare attentamente la situazione. Questo, per gli analisti, basterebbe a calmare i mercati, i quali si aspettano dalla Fed un messaggio chiaro, anche piccolo, in mancanza del quale continueranno ad essere turbolenti. Poi la Fed rivedrà le sue previsioni, rialzando quelle sulla crescita e sicuramente rialzando quelle sull’inflazione. Tuttavia sul rialzo dei prezzi la Fed dovrebbe mantenere la sua valutazione di un aumento temporaneo e non duraturo.
La Banca d’Inghilterra, giovedì 18 marzo, non dovrebbe fare nulla di significativo. I mercati hanno già prezzato una ripresa dell’economia britannica, dopo la campagna vaccinale e con la fine del terzo lockdown. Il numero uno della Boe, Andrew Bailey ha già detto chiaramente che il Qe si esaurirà a fine anno e che i tassi negativi, per il momento, sono stati messi da parte. Insomma, la previsione è che la Boe resterà alla finestra.
La Banca del Giappone venerdì sera potrebbe rivedere la sua politica monetaria e sui tassi decennali obbligazionari governativi potrebbe avere una posizione simile a quella della Bce, cioè riconoscere che il rialzo è stato eccessivo, anche se, visto che il Giappone è ancora in deflazione, probabilmente non arriverà al punto di prefigurare una aumento del Qe.
Tra i dati macro Usa il più atteso è quello che uscirà martedì prossimo sulle vendite al dettaglio, che sono una proxy dei consumi. A febbraio, dopo l’esplosivo +5,3% di gennaio, è previsto un più moderato e quasi fisiologico -0,5%. Nel piano Biden da 1.900 miliardi, firmato giovedì scorso dal presidente, è previsto l’arrivo dei primi assegni da 1.400 dollari a testa agli americani in lockdown già nel corso di questo weekend. Tuttavia si tratta di soldi che inizieranno ad essere spesi a marzo-aprile e che quindi incideranno sui dati sulle vendite Usa di aprile-maggio.
Source: agi