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«Ho fatto il calendario sexy e sto migliorando con l’età Con Patrizio ci siamo separati, ero stufa di fare la sciocchina»

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Di Chiara Maffioletti

Syusy Blady: mi è rimasto nel cuore un viaggio a Kathmandu con Battiato. L’ospite perfetto? Gerry Scotti Alla scuola di teatro «Non volevo fare l’attrice, ma quando iniziammo con i clown fu una folgorazione»
La voce è quella squillante e allegra di sempre, che negli anni ha accompagnato milioni di telespettatori in giro per il mondo. E, anche adesso, nemmeno a dirlo, Syusy Blady è di ritorno da un viaggio: «Ho scoperto che a ottobre chiuderà per ristrutturazione il Pergamon Museum di Berlino: alcune aree non saranno visitabili fino al 2030, non potevo aspettare tanto».
Un tempo ci mostrava queste sue avventure in tv. Oggi?
«Mi sono spostata molto sul web. A breve però riprenderà a uscire la rivista di turismo che curo con Patrizio (Roversi, ndr), Turisti per caso – Slow tour e nel mentre su Canale Italia conduciamo il Tg del turismo. Ho scritto libri e appena chiuso uno speciale su Cuba, che ho girato in camper. Vedremo dove uscirà».
Le manca la tv generalista?
«La domanda che mi fa la gente, ogni giorno, è: quando tornate in tv? L’ultimo progetto in Rai risale a un paio di anni fa, si chiamava In viaggio con la zia ed è stata un’esperienza bellissima, che aveva funzionato bene ma che non ci hanno fatto ripetere. Su Rete4 avevo poi fatto una cosa molto carina, un viaggio per l’Italia con mia figlia Zoe con una macchina elettrica…».
E poi?
«La televisione è molto cambiata, il racconto è univoco e non c’è spazio per qualcosa di diverso. Ci siamo appiattiti. E io mi sono anche stufata di propormi. Qualche anno fa avevo pronto uno speciale sulla Cina che avevo visitato con dei fisici del Cern e un direttore di Rai3, non troppo lungimirante, mi disse: “No, la Cina non interessa”. Per questo mi butto sul web dove posso portare avanti anche il mio lavoro sul tema dei misteri, che mi appassionano molto. Sul sito nomadizziamoci.it vado giù bella pesa».
Quando ha capito che lo spettacolo sarebbe stata la sua carriera?
«Io insegnavo, sono pedagogista e proprio insegnando ai bambini ho conosciuto Patrizio: lavoravamo sul concetto di fiaba e contemporaneamente facevamo scuola di teatro. Ma io mica per fare l’attrice, solo per esprimermi. E quando abbiamo iniziato a lavorare sul mondo dei clown sono diventata bravissima, la più brava della classe».
La simpatia è da sempre una sua dote?
«No, no. Anzi. Il clown è in realtà molto serio e più lo sei, più puoi tirare fuori il paradosso. Così sono arrivata allo spettacolo, tenendo banco con uno show, a Bologna, per tre anni, Gran Pavese Varietà. A Milano c’era il cabaret, a Roma il teatro. Ma a Bologna noi stavamo creando qualcosa di completamente diverso in quegli anni: giocavamo col demenziale, l’ironico e con la ricerca dell’assurdo. E da lì, da quel locale passavano tutti».
Quindi la chiamata della tv e il grande successo, con «Lupo solitario».
«Un progetto molto forte, scritto da me con Patrizio, Davide Parenti e Antonio Ricci. Sì, perché io come Syusy sembro sempre la cretina del gruppo ma sono ogni volta anche autrice delle cose che poi si sono viste in onda».
E chi è quindi Syusy Blady?
«Un alter ego, assolutamente. Fa tutto quello non farebbe mai Maurizia (Giusti, il suo vero nome, ndr), che è una seria, che ragiona molto e anche abbastanza critica rispetto alle cose. Syusy è decisamente più leggera, proprio per il suo animo da clown».
Davvero pensa che Syusy sembri la cretina del gruppo?
«Eh, sì. Anche se trovo bellissimo potersi nascondere dietro una maschera. Patrizio però per tutti era quello intelligente, i meriti andavano a lui, era percepito come la mente. Per questo funzionava con Syusy. Fino a quando mi sono detta: “Basta, mi dimetto da moglie”».
Vi siete separati diversi anni fa. Ma come sono i rapporti oggi?
«Noi restiamo dei grandi compagni di avventure. Il mio animo entusiasta, che ha sempre voglia di sperimentare, sta bene con il suo più concreto. E ci sta bene da sempre, da quando eravamo due ventenni in colonia a fare animazione. Patrizio resta il mio parente più prossimo».
Non c’è mai stata la tentazione di tornare assieme?
«Con “quando tornate in tv” è l’altra domanda che mi fanno tutti. La risposta è che la vita è fatta di tanti momenti e sperimentazioni. Ora vanno bene le cose così come sono. E significa che se c’è una persona a cui chiedere una cosa, è lui. E il suo resta l’unico numero di telefono che so a memoria. È vero, siamo particolari; non è il concetto classico del: stiamo insieme, non stiamo insieme. No. È un’altra cosa, anche difficile da spiegare. Stiamo spesso insieme, lavoriamo assieme, abbiamo una società ma ognuno ha una sua personalità che vuole esprimere a suo modo… un po’ come facevamo nei nostri reportage di viaggi, in cui Patrizio era da una parte e io da un’altra. Si può fare anche così».
Nel 2002 ha posato per un calendario sexy. Perché?
«Perché era molto bello, proponeva un concetto di bellezza non bellezza. Una volta superato il fatto che non rientri in certi canoni e ti accetti come sei, c’è la svolta. Io poi, tutto sommato, miglioro con l’età (oggi ha 71 anni, ndr). Mi sono sempre accettata, sempre piaciuta e anche presa in giro, ritenendomi esattamente quello che ero».
È nata da questa idea la sua «tap model»?
«Il messaggio è che l’ideale di te stesso devi essere tu. Non serve rincorrerne altri, farsi i labbroni o altro. Questa cosa dell’accettarsi diventa automaticamente attraente».
La sensualità è un’altra sua caratteristica, non crede?
«Sì ma sempre per alleggerire e mandare quel messaggio. È vero che poi ricevevo molti messaggi di uomini interessati e la cosa mi stupiva: Patrizio più che esserne geloso si rammaricava del fatto di vedermi in guêpière sul set e ritrovarmi un attimo dopo a casa col pigiamone. Il vero problema è che la trasgressione oggi è diventata banalità, ormai la fanno tutti».
Tra i tanti personaggi che ha conosciuto, chi le è rimasto nel cuore?
«Con Franco Battiato abbiamo avuto occasione di confrontarci diverse volte sui temi antropologici che ci interessavano. Siamo stati insieme a Kathmandu, abbiamo spesso parlato del rapporto tra vita e morte. Momenti preziosi. Poi ricordo con piacere una bellissima puntata di Velisti per caso con Gerry Scotti e suo figlio: oltre ad essere molto simpatico, si adattava in ogni condizione, senza fare storie. Con quello spirito da clown che sento di condividere».

Fonte: Corriere