AGI – Non si placa la tensione a Gerusalemme, dove anche oggi si sono registrati scontri tra fedeli musulmani e agenti israeliani sulla Spianata delle Moschee. Nella notte da Gaza sono stati sparati dei razzi verso Israele e quest’ultimo ha risposto bombardando strutture di Hamas, il secondo episodio simile in tre giorni e il peggiore scambio di colpi tra le due parti dalla guerra dello scorso maggio.
Dall’enclave palestinese, il leader del Movimento islamico Ismail Haniyeh stamane ha minacciato un’ulteriore escalation di violenze se ebrei continueranno a recarsi al Monte del Tempio, come loro chiamano la Spianata delle Moschee, dove questi ultimi possono accedere ma non possono pregare: “Se Israele pensa che l’irruzione ad al-Aqsa cambierà la sua identità islamica, resterà deluso. Quello che i coloni stanno facendo spingerà il conflitto e lo scontro a tutti i livelli”.
Oggi è stato l’ultimo giorno in cui era permesso agli ebrei di accedere al sito religioso, sacro a entrambe le religioni, prima che venisse loro vietato in coincidenza con l’ultima parte del Ramadan. Una decisione presa dal premier israeliano Naftali Bennett per cercare di alleggerire la tensione, a livelli altissimi dall’inizio del mese sacro islamico, che quest’anno coincide con la Pasqua ebraica.
“Abbiamo sconfitto la cosiddetta ‘marcia delle bandiere’ e sconfiggeremo anche la politica delle irruzioni, siamo ancora all’inizio della campagna“, ha assicurato Haniyeh.
Un riferimento al corteo organizzato ieri dalla destra nazionalista alla Città Vecchia, con il tentativo dei manifestanti – impedito dalla polizia – di entrare nel quartiere musulmano dalla Porta di Damasco per raggiungere il Muro del Pianto. Un corteo, pieno di bandiere di Israele, al quale ha preso parte qualche centinaio di attivisti, ‘capeggiati’ dal deputato dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir, noto per le sue provocazioni.
E nuova tensione è attesa per la giornata di venerdì: alla vigilia della preghiera del Ramadan, sempre il Movimento islamico ha esortato i palestinesi a “mobilitarsi” a difesa della moschea di al-Aqsa e di Gerusalemme.
Il leader di Hamas ha anche avuto una telefonata con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, durante la quale ha ringraziato Mosca per il sostegno ai diritti palestinesi sul luogo sacro e accusato Israele di impedire ai fedeli di raggiungerlo.
Affermazioni confermate dal capo della diplomazia della Federazione che ha ribadito l’appoggio al diritto palestinese all’autodeterminazione e ha denunciato l’uso eccessivo della forza da parte degli israeliani contro i civili a Gerusalemme. Solidarietà è stata espressa lunedì dal presidente russo Vladimir Putin al leader dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen.
Negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli attacchi di Mosca alle autorità israeliane dopo che lo Stato ebraico ha votato all’inizio del mese a favore della sospensione della Russia dal Consiglio dei Diritti Umani all’Onu, come ritorsione per l’invasione dell’Ucraina.
Fin dall’inizio del conflitto, Israele si è distinto per l’equilibrismo, tentando di presentarsi come mediatore in nome dei buoni rapporti che intrattiene sia con la Russia che con l’Ucraina, forte anche delle ampie comunità ebraiche che vivono in entrambi i Paesi.
A pesare anche le questioni di sicurezza: con il Cremlino, lo Stato ebraico ha un coordinamento in Siria, dove le forze israeliane compiono raid aerei regolarmente, avvertendo Mosca in modo da non incorrere in incidenti con le forze russe presenti nel Paese vicino.
Più di recente però Israele ha cominciato ad assumere una posizione più marcata, prima con il voto all’Onu e ieri ancora più chiaramente con l’annuncio da parte del ministro della Difesa Benny Gantz del prossimo invio di equipaggiamenti difensivi (caschi e giubotti anti-proiettili) alle organizzazioni civili e ai soccorritori ucraini. Pronta la levata di scudi di Mosca che, tramite il suo ambasciatore russo Anatoly Viktorov, ha avvertito: “Se confermata, risponderemo di conseguenza”.
Source: agi