di Gianni De Iuliis
Pseudonimo di Marta Felicina Faccio detta “Rina”(Alessandria, 14 agosto 1876 – Roma, 13 gennaio 1960), è stata una scrittrice, poetessa e giornalista italiana
È ricordata per il suo romanzo autobiografico Una donna in cui dipinge la condizione femminile in Italia a cavallo fra il XIX e il XX secolo.
Durante la prima guerra mondiale conobbe Dino Campana. Il poeta non era al fronte, ufficialmente in cura a causa di una nefrite, ma in realtà perché già era stata diagnosticata la malattia mentale quando era stato in cura nell’ospedale di Marradi nell’estate del 1915. I due erano molto diversi: lei mondana e frequentatrice di salotti, lui schivo e appartato. Il rapporto fu assai tormentato, brutale, appassionato e ambivalente, dove nessuno dei due soccombe. Fughe, inseguimenti, brevi riappacificazioni. E ancora botte, insulti, sputi, morsi, graffi, sesso.
Dopo una prima fase di opposizione al regime (nel 1925 firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti), nel 1929, costretta all’indigenza, si incontrò con Mussolini, ottenendo di essere ammessa all’Accademia d’Italia, posizione che prevedeva un sussidio economico. Da allora iniziò anche a elogiare il regime sulle pagine dei giornali, ricavandone modeste fonti di reddito ulteriori, oltre a godere della protezione del Governo.