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Governo Draghi, dall'incarico alla fiducia, tra riti e politica

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AGI – Mario Draghi ha varcato la soglia del Quirinale per ricevere da Sergio Mattarella l’incarico a formare il nuovo governo e da quel momento è cominciato un percorso apparentemente rituale, ma che contiene alcuni passaggi dai quali dipenderanno configurazione e sorti dell’esecutivo.

L’INCARICO, DRAGHI ACCETTERA’ CON RISERVA O SENZA?
Innanzitutto l’ex presidente della BCE avrà un colloquio con il Capo dello Stato che gli spiegherà a grandi linee il mandato del suo incarico, il premier incaricato potrà accettare l’incarico con riserva o accettarlo subito senza riserva. Il Segretario generale della presidenza della Repubblica Ugo Zampetti uscirà dallo studio alla vetrata e annuncerà in sintesi come si è deciso di procedere. Solitamente subito dopo il premier incaricato esce per rilasciare una breve dichiarazione con la quale anticipa quali saranno le mosse successive.

LE CONSULTAZIONI E IL DIALOGO CON I PARTITI
Di norma il premier incaricato svolge sue personali consultazioni per cominciare a dialogare con i partiti della maggioranza per raccogliere i desiderata per i ministeri e segnare le richieste programmatiche. In questo caso, date le modalità con cui Mattarella ha convocato Draghi, senza nuove consultazioni e con un appello a tutte le forze politiche, l’ex governatore ha due opposti esempi cui può guardare.

I PRECEDENTI DI CIAMPI E MONTI
Nel 1993, Carlo Azeglio Ciampi, governatore di Bankitalia chiamato alla guida del governo in una fase caotica della vita repubblicana dal presidente Oscar Luigi Scalfaro, non svolse queste consultazioni e presentò direttamente al Presidente la sua squadra di ministri tecnici; differentemente da lui Mario Monti nel 2011 consultò i partiti prima di presentarsi all’allora Presidente Giorgio Napolitano per sciogliere la riserva. Il passaggio successivo è dunque un nuovo colloquio tra premier incaricato e Presidente della Repubblica per sciogliere l’eventuale riserva e portare la proposta di elenco dei ministri che dopo una valutazione vengono nominati dal capo dello Stato.

IL GIURAMENTO AL QUIRINALE E LO SCAMBIO DELLA ‘CAMPANELLA’
Si procede dunque al giuramento di premier e ministri nel Salone delle feste del Quirinale e subito dopo si svolge il primo Consiglio dei Ministri preceduto dal tradizionale scambio della Campanella tra premier uscente e premier entrante. A quel punto il presidente del Consiglio è pienamente in carica anche se non dovesse ottenere la fiducia fino all’arrivo di un eventuale successore. Normalmente passa ancora qualche giorno per lasciare il tempo al premier di scrivere il programma.

IL PREMIER ALLE CAMERE, LA FIDUCIA
Infine il nuovo presidente del Consiglio si presenta alle Camere per illustrare le sue linee programmatiche chiedere la fiducia che si svolge con voto palese per appello nominale. Solo se la fiducia viene concessa il premier è pienamente in carica e può cominciare la sua attività esecutiva. La fiducia può essere a maggioranza assoluta o a maggioranza semplice. 

Vedi: Governo Draghi, dall'incarico alla fiducia, tra riti e politica
Fonte: politica agi


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