AGI – “E’ fondamentale partire bene nei primi cento giorni, alle Camere c’e’ fibrillazione ma occorre aspettare il governo, è ai primi passi”, dice un ‘big’ della maggioranza. Si attende il completamento della squadra, i partiti hanno fornito una rosa di nomi al premier ma ci sarebbe un confronto aperto soprattutto nel partito dem, nel Movimento 5 stelle e in Forza Italia, possibile che la partita si sblocchi non prima di giovedì quando, tra l’altro, ci sarà la direzione del Pd che dovrebbe ratificare l’ingresso nel governo di 5 figure femminili su 8 (Sereni, Bonaccorsi, Malpezzi, Zampa, Ascani mentre tra gli uomini potrebbe esserci spazio per l’ex ministro Amendola e per Martella ma sono in ballo anche Misiani e Mauri).
Dieci dovrebbero toccare a M5s (riconferme certe per Castelli e Buffagni, si prevedono comunque delle new entry), 8 a Lega (Candiani al Viminale e probabile Durigon al Mef), 6 a FI (tra i nomi quelli di Battistoni, Pichetto, Craxi), 2 a Iv (possibile Migliore alla Giustizia) e uno a Leu, Maie, + Europa e Autonomie e centristi. Intanto i lavori sul Milleproroghe vanno avanti: l’unico tema delicato resta quello della prescrizione con Forza Italia, Lega e Iv che si sono astenuti all’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in Aula.
“Non è una buona partenza”, dice una fonte M5s. “Fanno capire di fidarsi del ministro Cartabia ma non troppo..”, riassume un ‘big’ dem. L’accordo nella maggioranza sull’ordine del giorno preparato nei giorni scorsi dal Guardasigilli (il tema della prescrizione sarà affrontato nella riforma del processo penale, l’obiettivo è quello di accelerare), M5s richiama al rispetto dei patti (“Troveremo una soluzione in tempi rapidi”, promette il responsabile dei Rapporti con il Parlamento D’Incà) ma la spaccatura più che altro è nel centrodestra.
I prossimi passaggi nell’Aula dopo il Milleproroghe saranno sul Dl ristori, sulla questione delle cartelle esattoriali ma la priorità dell’esecutivo e della maggioranza è una sola. La riassume Renzi: “Israeliani e inglesi stanno correndo sulle vaccinazioni. E i risultati oggettivamente si vedono. C’è solo un modo per uscire dal tunnel del covid: vaccini, vaccini, vaccini. Tutto il resto è solo chiacchiera”.
Oggi in Consiglio dei ministri il premier Draghi ha informato gli esponenti del governo sul tentativo di produrre vaccini in casa propria. E di voler agire su un doppio binario, ovvero far sì che arrivi al più presto il via libera di Ema anche sugli altri vaccini. Oggi il Cdm ha formalizzato la decisione di prorogare lo stop agli spostamenti tra regione. Decretando una stretta per le zone rosse, con l’alt alle visite ad amici e parenti. Una linea del rigore che è stata difesa anche dal premier Draghi e dai ministri, anche se la Lega spinge per allargare le maglie laddove sia possibile.
“Basta lockdown, riapriamo piscine e palestre”, ha spiegato Salvini chiedendo al governo di cambiare passo sulla comunicazione (un unico responsabile per il Cts) e mettendo nel mirino il commissario all’emergenza Arcuri. Mentre il ministro della cultura, Franceschini propone di riaprire in sicurezza teatri e cinema. Ma la svolta è appunto il tentativo di produrre vaccini in Italia.
Nel Consiglio dei ministri Draghi ha fatto il punto, ribadendo la necessità di accelerare. Anche in vista del prossimo Consiglio europeo (il premier ha avuto una telefonata con la Cancelliera Merkel per un accordo nella Ue). Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti incontrerà giovedì al Mise il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi per un primo confronto sulla possibilità di arrivare ad una produzione ‘made in Italy’.
“E’ una missione complicata”, ammette un ministro. “Non è una sfida semplice anche perché serviranno almeno 4 mesi”, osserva un ‘big’ della maggioranza, “è più utile concentrarsi su quelli che ci sono”. Si allarghera’ la pianta dei siti nazionali per la distribuzione mentre dovrebbero essere previsti incentivi alle aziende che si riconvertiranno per la produzione di vaccini.
Durante la riunione del Consiglio dei ministri si è discusso anche delle prossime misure da prendere in vista della possibile diffusione dei contagi a causa delle varianti Covid. Il Cts non esclude la necessità di una ulteriore stretta ma l’orientamento è di confermare il criterio della ‘zonizzazione’.
Il ministro della Salute Speranza ha ribadito la necessità di non abbassare la guardia e ha trovato la sponda del premier Draghi e anche del ministro per gli Affari regionali Gelmini che ha portato in Cdm il documento preparato dalle Regioni. Sulla possibilità di rivedere i parametri si discuterà ancora ma al di là delle posizioni della Lega, espresse anche oggi da Salvini, l’obiettivo è di evitare un allentamento delle misure fino a quando non si accelererà sui vaccini. Ed è questa la priorità che porterà il presidente del Consiglio sul tavolo del prossimo Consiglio Ue.