Type to search

GLI USA RICONOSCONO IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI

Share

GLI USA RICONOSCONO IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI

Il 24 aprile il popolo armeno commemora l’eccidio di massa di cui fu vittima durante la prima guerra mondiale per mano dell’Impero ottomano. È atteso per oggi, giorno del 106mo anniversario, il riconoscimento ufficiale da parte degli Stati Uniti, annunciato dal presidente Biden, che l’uccisione di 1,5 milioni di armeni fu un genocidio, cioè uno sterminio mirato alla distruzione sistematica di un intero gruppo etnico

di Antonino Gulisano

Il Presidente USA, Joe Biden ha deciso di riconoscere come genocidio l’uccisione di 1,5 milioni di armeni durante il periodo della prima guerra mondiale da parte dell’Impero ottomano. Lo scrive il New York Times, precisando che l’annuncio è atteso per oggi, sabato, 106/mo anniversario dell’eccidio di massa.
A questa notizia ho voluto rispolverare un articolo scritto nell’agosto del 2015 in occasione del centenario del genocidio degli Armeni.
Il centenario del genocidio degli Armeni
Maggio 1915 l’Italia entra in guerra. In Turchia il partito dei “Giovani Turchi” insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c‘è posto per le minoranze. Ebbe inizio la grande marcia del genocidio degli Armeni. Sono trascorsi cento anni di storia dal genocidio armeno e non si vuole riconoscerne l’esistenza per non riaprire una rilettura della storia della prima guerra mondiale. Forse questo è un mio pensiero, perché la Turchia non vuole fare i conti con la propria recente storia patria.
La Comunità Internazionale non ha riconosciuto ufficialmente il genocidio degli Armeni, ed in particolare ad oggi non lo hanno fatto paesi quali USA, Gran Bretagna ed Israele.
La questione, a mio avviso, è molto importante e di attualità alla luce della trattativa in corso per l’adesione della Turchia all’U.E. Per ottenere l’adesione all’interno della U. E. La Turchia deve riconoscere l‘esistenza del genocidio armeno e il rifiuto per sempre della cultura della discriminazione etnico – religiosa.
Nel Centenario del genocidio degli Armeni mi sovviene un bellissimo romanzo “la Masseria delle allodole” di Antonia Arslan. “Il 24 Maggio l’Italia entra in guerra, fra uno sventolio di bandiere e di inni patriottici. Il giorno prima, Yerwant ha mandato al fratello un telegramma di disperata impotenza. Ma Sempad, l’uomo dei telegrammi, non lo riceverà mai; perché è proprio nella notte del 24 maggio che il kaymakam ha ricevuto finalmente il suo telegramma, quello ufficiale. Tutti i membri del partito sono allertati, nella piccola città. Gli alleati tedeschi hanno raccomandato silenzio fino al momento decisivo, ordine, organizzazione.” … “C’è un momento, nella vita di ogni donna armena, in cui la responsabilità della famiglia cade sulle sue spalle. Noi moriremmo, per evitare questo peso alle nostre perle, alle nostre rose di maggio: e infatti moriamo”.
Con il termine genocidio armeno, talvolta olocausto degli armeni o massacro degli armeni, si indicano le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che causarono circa 1,5 milioni di morti. Tale genocidio viene commemorato dagli armeni il 24 aprile.
Nel periodo antecedente alla Prima guerra mondiale, nell’Impero ottomano si era affermato il governo dei «Giovani Turchi». Essi temevano che gli armeni potessero allearsi con i russi, di cui erano nemici. Nell’anno 1909 si registrò uno sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia. Nel 1913, il Comitato di Unione e Progresso fondò l'”Organizzazione speciale” (turco: Teşkilât-ı Mahsusa). Più tardi nel 1914, il governo ottomano prese la decisione di rilasciare i criminali dalle carceri centrali. A poco a poco, dalla fine del 1914 all’inizio del 1915, centinaia, poi migliaia di prigionieri furono liberati per formare i membri di questa organizzazione. Successivamente, furono incaricati di scortare i convogli di deportati armeni.
Il genocidio vero e proprio fu scatenato nel 1915, in seguito all’approvazione della legge Tehcir del 29 maggio 1915, che autorizzò la deportazione della popolazione armena dell’Impero ottomano.
Secondo Andrea Riccardi un elemento determinante fu la proclamazione del jihād da parte del sultano-califfo Maometto V il 14 novembre 1914[21]. Lo storico inglese Arnold J. Toynbee ritiene invece che quello dei Giovani Turchi, gruppo in cui militava anche Atatürk e che di fatto condusse la guerra, fosse un gruppo caratterizzato da elementi più nazionalisti che islamici.
Allo scoppio della prima guerra mondiale molti armeni disertarono, e battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro file armeni che prima avevano militato nell’esercito ottomano. La città di Van venne conquistata da queste truppe, che intendevano cederla poi ai russi. Intanto, l’esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano.
Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. L’operazione continuò l’indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.
Friedrich Bronsart von Schellendorf, tedesco e Maggiore Generale dell’Impero ottomano, viene dipinto come “l’iniziatore del regime delle deportazioni armene”. Arresti e deportazioni furono compiuti in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco, secondo le alleanze tra Germania e Impero ottomano e si possono considerare come “prova generale” ante litteram delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la Seconda guerra mondiale.
Gli storici stimano che la cifra vari fra i 1.200.000 e 2.000.000 di morti, ma il totale di 1.500.000 è quello più diffuso e comunemente accettato.
Chi si oppone all’associazione del termine genocidio sostiene che non esistesse, da parte dello Stato turco, un progetto di sterminio nei confronti della popolazione armena; vi era piuttosto l’intento da parte degli Ottomani di impedire agli armeni di unirsi all’esercito russo, ricollocandoli in Siria, nel periodo in cui russi e battaglioni armeni stavano avanzando in Turchia. Viene anche fatto notare che gli Armeni commisero atrocità nei confronti delle popolazioni musulmane nei territori caduti sotto il loro controllo.
La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai Giovani Turchi come propaganda, e a sottolinearne il progetto politico mirante alla creazione in Anatolia di uno stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi, sostenendo l’inesistenza di un progetto di genocidio, richiamano l’attenzione sul fatto che non tutti i numerosi armeni d’Istanbul furono coinvolti nel massacro e che non fu approntato un piano sistematico di eliminazione paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.
Il governo turco rifiuta di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione tra Unione europea e Turchia e anche con la Santa Sede. Una legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l’arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico.
In vista dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea il negazionismo del governo turco ha creato difficoltà al negoziato. La Turchia continua a negare il genocidio ai danni degli armeni. La Francia considera invece reato negarlo.
Il Parlamento italiano si occupò del problema nel 1998 con una mozione presentata da Giancarlo Pagliarini per il riconoscimento dell’Olocausto armeno, firmata da 165 parlamentari di diversi partiti. Il 17 novembre del 2000 la Camera dei deputati italiana, sulla scia del Parlamento europeo e della Città del Vaticano, ha votato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e invita la Turchia a fare i conti con la propria storia.