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Gli Usa (e Bill Gates) in pole nella corsa al vaccino per il coronavirus

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È una sfida contro il tempo, quella del vaccino per il coronavirus, con i colossi planetari dell’industria farmaceutica in campo. E pur in coda alla classifica mondiale dei contagi, con soli 53 casi, potrebbero essere gli Usa a vincerla.

È di oggi la notizia del Wall Street Journal, che la casa farmaceutica statunitense Moderna, che sta lavorando sul vaccino per il Covid-19 insieme al National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) e al NIH, National Institute of Health’s, ha spedito il primo lotto del suo farmaco, sviluppato rapidamente, ai ricercatori del governo degli Stati Uniti, che lanceranno i primi test umani per verificare se il vaccino sperimentale possa aiutare a sopprimere l’epidemia originaria della Cina.

Gli scienziati del Massachussets puntano a tempi record

Moderna Pharmaceuticals ha inviato ieri fiale di vaccino dal suo impianto di produzione di Norwood, Massachusetts, all’Istituto Nazionale delle Allergie e Malattie Infettive di Bethesda. La società entro la fine di aprile potrebbe iniziare un test clinico su circa 20-25 volontari sani, testando se due dosi del vaccino sono sicure e inducono una risposta immunitaria in grado di proteggere dall’infezione, ha spiegato al Wall Street Journal il direttore del NIAID Anthony Fauci.

I risultati iniziali potrebbero essere disponibili a luglio o agosto prossimi. E se fosse vero si tratterebbe di un termine record assoluto di 3-4 mesi per lo sviluppo e l’applicazione di un nuovo vaccino. Nel caso della Sars infatti, il vaccino fu sviluppato in ben 20 mesi. “Sarebbe un record mondiale – ha spiegato Fauci – nessun vaccino è stato realizzato così in fretta”. 

La Cepi di Bill Gates finanzia la ricerca 

La società americana è in ‘pole’ ma non l’unica industria farmaceutica in gara. È infatti lunga la lista delle società che stanno febbrilmente lavorando a un rimedio per combattere il virus del secolo.

Dietro molte di queste c’è il ‘benefattore’ filantropo Bill Gates. La partnership Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, lanciata al World Economic Forum di Davos nel 2017 da Bill e Melinda, ha infatti il 28 gennaio scorso annunciato il sostegno finanziario alla ricerca dell’antidoto al virus. Ma oltre a Moderna, sono in dirittura di arrivo altri due istituti, la casa farmaceutica Inovio, in Pennsylvania, e l’Università di Queensland.

Inovio ha già ricevuto 9 milioni di dollari dalla Cepi dopo i 56 milioni ottenuti negli anni scorsi per le ricerche sulla Mers. Inovio Pharmaceuticals,di Plymouth Meeting, starebbe studiando alacremente nei suoi laboratori di San Diego un vaccino che, secondo quanto affermato dal suo Ceo Joseph Kim, potrebbe essere testato in Usa e Cina all’inizio dell’estate.

A lavorare sul coronavirus sono anche i ricercatori dell’Università australiana di Queensland che, in tre settimane, hanno prodotto un vaccino candidato alla corsa basato sulla tecnologia ‘molecolar clamp’ (morsetto molecolare) che, a loro dire, potrebbe essere ancora più efficace nel creare una risposta immunitaria al virus.

Multinazionali in campo

Alla corsa per il vaccino partecipano anche colossi della farmaceutica come Johnson & Johnson, GlaxoSmithKline e Sanofi la cui divisione specializzata Pasteur sta collaborando con gli Usa, in particolare con il Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA) del Dipartimento della Salute.

L”Università di Hong Kong ha fatto sapere di star lavorando al vaccino ma di aver bisogno di tempo per testarlo. Il professore Yuen Kwok-yung ha affermato a fine gennaio di aver già isolato il virus che dovrà prima essere testato sugli animali. Sarà una questione di mesi – ha detto – a cui seguirà un altro anno per condurre i test sugli esseri umani. 

Vedi: Gli Usa (e Bill Gates) in pole nella corsa al vaccino per il coronavirus
Fonte: estero agi


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