I negoziati israelo-palestinesi furono avviati a Washington nel novembre 1991, subito dopo la fine della conferenza di Madrid, e coinvolsero Israele e una delegazione palestinese estranea all’OLP, la quale faceva de facto riferimento ai vertici dell’OLP a Tunisi. Dato che la delegazione palestinese non aveva la capacità di assumere impegni nei confronti degli Israeliani, i negoziati non fecero progressi. La situazione si sbloccò nel gennaio 1993, quando iniziarono una serie di incontri segreti tra una delegazione israeliana ed esponenti dell’OLP ad Oslo, i quali preparano le clausole degli accordi di Oslo. In queste sede vale la pena evidenziare due caratteristiche degli accordi di Oslo: la prima era che la disponibilità palestinese a negoziare derivava probabilmente dalla fine del sostegno sovietico; l’OLP era probabilmente consapevole che a quel punto le conveniva negoziare con Israele (la posizione di debolezza dell’OLP era testimoniata dal fatto che non era stata invitata a Madrid); la seconda è che la formula del negoziato bilaterale diretto avvantaggiava la controparte più forte, ossia Israele. Gli accordi di Oslo furono preceduti da uno scambio di lettere del 9 settembre 1993 tra il capo dell’OLP Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Yitzhack Rabin. Nella lettera Arafat accettava le richieste israeliane in quanto (1) riconosceva il diritto di esistere di Israele, rinunciando così all’obiettivo della sua distruzione, (2) abbandonava l’uso del terrorismo e degli altri tipi di violenza contro Israele e assumeva l’impegno a controllare i miliziani palestinesi, (3) accettava formalmente, per la prima volta, le risoluzioni UNSC 242 e 338 e (4) accettava di avviare negoziati di pace con Israele. Il primo ministro Rabin nella sua lettera di risposta, alla luce degli impegni assunti da Arafat, riconosceva l’OLP quale rappresentante del popolo palestinese (così come avevano fatto gli Stati arabi nel vertice di Rabat del 1974) e accettava di negoziare con essa. Il 13 settembre successivo, Israele e l’OLP firmarono la Dichiarazioni di Principi (DoP) la quale prevedeva l’istituzione di un’amministrazione palestinese provvisoria nella Striscia di Gaza e a Gerico per un periodo di cinque anni (fino al 1997), rimandando i negoziati sulle 18 questioni fondamentali del conflitto (lo status di Gerusalemme, il diritto di ritorno dei rifugiati, gli insediamenti, la sicurezza e i confini) a negoziati successivi.
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