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Gli abitanti ‘salvano’ lo storico bar colpito dall’alluvione nel Comasco

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AGI – I soldi raccolti, che sono tantissimi. E la luce sul lago tormentato di queste ore riflessa dalla forza dei tanti ragazzi e perfino dei bambini, ostinati a spazzare detriti e scrostare fango più che si può. Sala Comacina, piccolo Comune affacciato sull’isola che venne bruciata dai comaschi perché si alleò col Barbarossa, regala una storia preziosa di comunità nei giorni dell’alluvione che ha stravolto i paesi del Lario.

Quasi raggiunto l’obbiettivo dei 5.000 euro

Quella del bar di Massimo, detto il Baléta, uno che le spara un po’ grosse, soprannome ereditato dal padre come il locale “da decenni al servizio della socialità prima che dei turisti”, spiega chi lo frequenta.

La colletta promossa sul web da una ragazza, amica della figlia di Massimo, ha centrato l’obbiettivo dei 5mila euro. Martedì 27 luglio è stato un compleanno amaro per il titolare del bar. Spiega all’AGI Sandro, il marito della sorella di Massimo, che “a Sala c’è un torrente appena sopra il paese, in parte coperto. Era ostruito, non trovava sbocco a causa dell maltempo, ed è venuto giù passando da una scalinata che imbocca una stradina dove c’è proprio il bar. La vetrina ha ceduto ed è entrato dentro di tutto, soprattutto nella bellissima cantina”.

I vini salvi per miracolo

Ore di speranza ed energia con stracci, spazzoloni e mani per salvare quello che si può. “Quando sono arrivata – racconta Lella, la sorella di Massimo – sono rimasta sbalordita. C’era gente di tutte le età coi secchielli in mano a raccogliere i detriti, una catena umana. Mi hanno colpito i bambini, tutti in silenzio, concentrati con una serietà e un impegno emozionanti. C’era perfino il prete, in divisa da ‘lavoro'”.

Tutta questa dedizione ha ‘meritato’ un miracolo. “Le centinaia di vini dell’enoteca sono rimasti intatti. Non se n’è rotto nemmeno uno, nonostante il mezzo metro di detriti e il fango che arrivava al secondo scaffale. Abbiamo pulito le bottiglie una ad una. Sono l’orgoglio di Massimo. Vengono anche i turisti stranieri per comprarli, perché sanno che a poco prezzo porti a casa etichette di qualità”.

Massimo “è un burbero, un tipo di poche parole”. Dopo lo choc non ha voglia di parlare ma l’abbraccio con cui si sono stretti a lui per strapparlo al disastro dell’acqua diventata all’improvvisa nemica dice di quanto lo considerino indispensabile per un caffè, un bicchiere di vino, per una parola importante tra i suoi silenzi. “Se c’era così tanta gente – dice Lella – vuol dire che il paese gli vuole proprio bene”.

Source: agi


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