La legge del Regno Unito sull’espulsione dei richiedenti asilo non dovrebbe applicarsi all’Irlanda del Nord perché alcuni articoli violano la tutela dei diritti umani. Il pronunciamento arriva da un giudice di Belfast, Justice Humphreys, che ha valutato il recente provvedimento legislativo del parlamento britannico come incompatibile con le garanzie dei diritti umani previste dall’accordo di pace del Venerdì Santo, risalente al 1988. Uno stop già respinto dall’ufficio del premier Rishi Sunak, che ha annunciato che il governo farà appello contro la sentenza, il cui impatto concreto non è chiaro al momento. Il titolare di Downing Street ha sottolineato che tale decisione di giustizia non farà deragliare o ritardare le deportazioni in Ruanda, previste sulla carta a partire da luglio. Sunak ha inoltre argomentato che l’accordo del Venerdì Santo non era destinato ad essere “ampliato per coprire questioni come l’immigrazione clandestina”. Il caso è arrivato alla Belfast High Court dopo che Sinead Marmion, avvocatessa specializzata in asilo e immigrazione presso Phoenix Law, ha presentato il caso di un suo cliente. “Questa è una grande spina nel fianco del governo. C’è un enorme ostacolo che impedisce loro di implementare effettivamente tutto ciò in Irlanda del Nord adesso”, ha detto la legale nel commentare la sentenza. La controversa legge immigrazione britannica è stata anche contestata dalla Commissione per i diritti umani dell’Irlanda del Nord e da un ragazzo iraniano di 16 anni che l’anno scorso ha attraversato la Manica senza genitori e ha chiesto asilo nel Regno Unito. Il ragazzo, che vive in Irlanda del Nord, ha detto che sarebbe stato imprigionato o ucciso se rimandato in Iran. Il giudice ha sospeso temporaneamente la sentenza fino alla fine di questo mese. Per giunta ora il giudice Humphreys ha scoperto che alcune parti della legge violano la tutela dei diritti umani prevista dall’accordo post-Brexit, firmato lo scorso anno tra il Regno Unito e l’Unione Europea. Quell’accordo, noto come Windsor Framework, affermava che doveva onorare l’accordo di pace che in gran parte pose fine ai Troubles, i 30 anni di violenza tra unionisti britannici e nazionalisti irlandesi. “Sebbene la sentenza di oggi non sia una sorpresa, fa saltare completamente le affermazioni irrazionali del governo secondo cui il piano del Ruanda potrebbe estendersi egualmente all’Irlanda del Nord”, ha dichiarato Gavin Robinson, leader del Democratic Unionist Party (DUP).
Ai media ha affermato che il governo britannico è stato più volte avvertito che la sua politica di immigrazione non si applicherà in Irlanda del Nord, perché incompatibile con l’accordo post-Brexit con l’UE. Nelle scorse settimane, la stessa Corte Suprema del Regno Unito aveva bloccato i voli per il Ruanda, affermando che la nazione africana non era sicura, un successivo disegno di legge ha dichiarato sicuro il Paese dei Grandi Laghi. Il provvedimento legislativo votato dal Parlamento londinese rende più difficile la contestazione della deportazione dagli stessi migranti. Consente, inoltre, al governo del Regno Unito di ignorare le ingiunzioni della Corte europea dei diritti dell’uomo che cercano di bloccare gli allontanamenti. E’ doppio l’obiettivo del testo fortemente voluto dal governo Tory: da un lato scoraggiare migliaia di migranti che rischiano la vita attraversando la Manica per chiedere asilo nel Regno Unito, creando la prospettiva che verrebbero inviati nel paese africano. Dall’altro consentire alle autorità britanniche di deportare in un paese terzo “sicuro” coloro che sono arrivati illegalmente, in cui aspettare nel frattempo l’esame delle loro richieste di asilo. Il provvedimento legislativo di Londra giunge in un momento di dibattito aperto e acceso a Bruxelles sulla politica migratoria e di asilo dell’Unione europea, con l’adozione di un nuovo Patto e l’esame di una serie di riforme controverse. Nelle scorse ore, il governo polacco filo-europeo di Donald Tusk è stato duramente criticato da attivisti per i diritti dei rifugiati in merito all’attuazione di piani di inasprimento delle misure lungo il confine con Bielorussia, portando avanti la politica avviata dal precedente governo populista e volta a respingere i migranti oltre il confine. Il tema dei flussi migratori e del diritto di asilo è anche al centro della campagna per le elezioni europee di giugno. (AGI)
VQV/TIG