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Gb: Harry è senza protezione, il caso davanti all’Alta Corte

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Da oggi l’Alta Corte di Londra esamina il ricorso del principe Harry contro il ministero dell’Interno in merito alla decisione di ridurre il dispositivo di sicurezza per lui e la sua famiglia durante le visite nel Regno Unito. In apertura dell’udienza, che durerà tre giorni, gli avvocati del duca di Sussex, figlio minore di re Carlo III, hanno sostenuto che c’è stata “ingiustizia” nel modo in cui è stata presa la decisione da parte del ministero competente.
Di fatto Harry e la moglie Meghan hanno perso la protezione speciale e il relativo status di sicurezza – una spesa pagata dai contribuenti britannici – come conseguenza del loro allontanamento dalla famiglia reale – la cosiddetta Megxit – e delle dimissioni dagli incarichi reali ufficiali quando si sono trasferiti negli Stati Uniti nel 2020.
Il Ministero dell’Interno ha replicato che “la sua sicurezza può essere decisa caso per caso”. Harry ha deluso i cameramen che lo aspettavano davanti la Corte facendosi rappresentare dalla sua legale, Shaheed Fatima, secondo cui “una decisione caso per caso comporta un’insicurezza estrema” per il principe e la sua famiglia, motivo per cui “è stato difficile” per loro viaggiare nel Regno Unito. In effetti in diverse occasioni ci sono state tensioni tra Harry e funzionari del comitato di sicurezza. Inoltre il principe non può pagare privatamente la protezione della polizia, un altro motivo per cui sta contestando formalmente le decisioni riguardanti il suo status.
Nello specifico, nel febbraio 2020 il comitato che garantisce la sicurezza per i membri della famiglia reale e altri Vip, noto come Ravec, aveva stabilito che il principe Harry non avrebbe più avuto il livello di sicurezza automatico riservato ai reali senior.
In apertura dell’udienza, gli avvocati del principe Harry hanno sostenuto che c’è stata una mancanza di trasparenza riguardo alla decisione presa e che il principe non era stato trattato allo stesso modo degli altri. “Il Ravec avrebbe dovuto considerare l’impatto che un attacco riuscito contro il ricorrente avrebbe avuto, tenendo presente il suo status, il suo background e il suo profilo all’interno della famiglia reale – nella quale è nato e alla quale apparterrà per il resto della sua vita – e il suo continuo lavoro di beneficenza e di servizio al pubblico”, ha argomentato Shaheed Fatima.
Poiché il principe non era più un reale a tempo pieno, lavorava e viveva già all’estero, “la sua posizione è sostanzialmente cambiata. In tali circostanze la sicurezza protettiva non sarebbe garantita sulle stesse basi di prima”, hanno replicato gli avvocati del Ministero dell’Interno. A ogni modo, ha sottolineato la controparte, il principe Harry avrebbe ricevuto sicurezza “su misura, specificamente adattata a lui e riflettendo la natura di ogni possibile rischio”. (AGI)