(Adnkronos) – “In un paese normale, in varie occasioni, il processo per l’omicidio di mio nonno si sarebbe potuto riaprire, in considerazione di dichiarazioni di vari personaggi, chiacchierati e non, ma dirompenti. Invece, è calato un silenzio sospetto, a mio avviso imbarazzante. Come imbarazzante è, secondo me, tutta la vicenda mio nonno. Perché il problema è che i morti sono morti e i vivi tengono famiglia, devono fare carriera. E mio nonno era un personaggio che creava imbarazzi. Da vivo, perché faceva il suo dovere in un periodo in cui molti non lo facevano, perché era oggettivamente impegnativo, e da morto ancora di più. Perché niente si può prendere di lui senza che faccia emergere l’ipocrisia di una grossa parte della magistratura e della società civile. Mio nonno resisteva a ogni tipo di clientelismo”. A parlare, in una intervista all’Adnkronos è Gaetano Costa, nipote omonimo di Gaetano Costa, il Procuratore capo di Palermo ucciso dalla mafia il 6 agosto di 44 anni fa. A margine della commemorazione in via Cavour, nel luogo dell’omicidio, in pieno centro, il nipote maggiore del magistrato ucciso dalla mafia, spiega: “In questi anni abbiamo spesso lanciato dei messaggi, anche alla magistratura, ma purtroppo, sono sempre caduti nel vuoto”. Alla domanda a chi fossero rivolti quei “messaggi” Gaetano Costa junior replica: “A volte alla magistratura, perché ci è capitato di notare, con un certo sdegno, una malcelata indifferenza nei confronti di novità processuali emerse…”.
Source: Adnkronos