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G7 Agricoltura: pressing Africa, “Vogliamo futuro di equità”

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“Un incontro come quello di oggi dà la possibilità di esprimere i propri bisogni e di comunicarli direttamente ai ministri, al ministro dell’Agricoltura italiano che ha la presidenza di turno”. Lo ha detto a Siracusa in occasione di un evento della Coldiretti legato al G7, Daniel Mwendah M’Mailutha, direttore generale Kenaff, organizzazione agricola keniana. “Siamo qui per capire – ha detto – come intendono costruire una agricoltura sostenibile, la resilienza per il settore agricolo e quindi un futuro di equità. Perciò, essere qui e offrire il contributo degli agricoltori non solo dei Paesi del G7, ma del mondo è la cosa più importante per noi”.
Poco prima Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, aveva sottolineato che i “Paesi africani li abbiamo voluti a questo tavolo di confronto portando il nostro modello. È necessario creare – ha detto – le condizioni, per le quali grazie alla conoscenza e alla cultura che l’agricoltura italiana ha rappresentato in questi anni, per un riscatto che parta dal settore agricolo. Questo avrà riverberi in termini occupazionali per le nuove generazioni ma soprattutto per produrre cibo destinato alle loro popolazioni. Un cibo di qualità che li possa far vivere meglio e che generi valore. Questa è una delle altre sfide che abbiamo portato al G7 in un confronto diretto sul piano Africa. “Per poter dare ordine e avere regole, le regole servono e devono essere chiare e trasparenti. Proprio il principio di reciprocità ci aiuterà sotto questo punto di vista. Andremo a limitare – ha spiegato – quelle che sono le importazioni di prodotti che provengono da altri Paesi ma che non rispettano le stesse regole. Contestualmente dobbiamo anche saper valorizzare la loro economia interna, dove paradossalmente quello che viene prodotto viene esportato ma non messo a disposizione alla loro popolazione. Anche questo elemento va, ripeto, superato con un aiuto concreto legato al sistema della cooperazione. E poi ci sono molti agricoltori anche italiani che preferiscono produrre nella fascia del nord Africa perché la tassazione è più conveniente. Tanti agricoltori italiani e anche di altri Paesi scelgono alcuni Stati dove le regole non ci sono. La reciprocità e il cambio del codice doganale sono una strada in questo modo si dà certezza ai consumatori rispetto a quella che è la provenienza della merce”. (AGI)