Le dichiarazioni dei membri del G20 sulla tema della lotta contro il riscaldamento globale sono “purtroppo inadeguate” all’urgenza della situazione. Lo ha detto il numero uno delle Nazioni Unite per il clima, Simon Stiell, in una intervista all’AFP da Nairobi, in Kenia, a pochi giorni dal summit di Delhi.
Secondo il segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNCCC) Simon Stiell, le soluzioni tecnologiche sono a portata di mano per frenare il riscaldamento globale, ma la geopolitica è un “fattore vincolante e le dichiarazioni dei paesi del G20 in vista del vertice sono ben lontane dal soddisfare le esigenze. “I comunicati emessi sono purtroppo inadeguati, non affrontano le questioni cruciali che devono essere risolte dai 20 paesi”, ha lamentato: “Ci sono ancora tentativi di evasione e di ostacolo su questi temi chiave”. “C’è del lavoro da fare a tutti i livelli”, aggiunge Stiell, convinto che “l’onere della risposta spetta a 20 paesi”. I leader del G20 devono “inviare un segnale molto forte del loro impegno nella lotta al cambiamento climatico”.
L’incontro nella capitale keniana ha visto i leader africani chiedere un aumento sostanziale degli investimenti nelle energie rinnovabili nel continente, una riforma del sistema finanziario internazionale e un maggiore sostegno ai Paesi in via di sviluppo, i più colpiti dai cambiamenti climatici quando ne sono meno responsabili. Il vertice del G20, che riunisce 19 paesi e l’Unione Europea, fa parte di un ciclo di quattro mesi di importanti negoziati sul riscaldamento globale, che culminerà con una conferenza delle Nazioni Unite (COP28) a Dubai alla fine di novembre.
L’incontro dei ministri dell’energia del G20 tenutosi a luglio non è riuscito a concordare una tabella di marcia per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, né a sostenere il consenso scientifico secondo cui le emissioni di gas serra raggiungeranno il picco entro il 2025. Il vertice del G20 arriva mentre i paesi riceveranno i primi conteggi ufficiali dei loro progressi rispetto agli obiettivi concordati a Parigi nel 2015. In base all’accordo di Parigi, quasi 200 paesi si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale “ben al di sotto” dei 2°C sin dall’epoca preindustriale, e preferibilmente a 1,5°C. È probabile che questi rapporti ripetano le disastrose conclusioni di una serie di rapporti sul clima delle Nazioni Unite, evidenziando l’inadeguatezza della risposta globale.
Lunedì il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) aveva invitato gli Stati Uniti e la Cina a mettere da parte “le loro tensioni” per affrontare le questioni climatiche. Il giorno successivo, l’inviato americano per il clima, John Kerry, ha espresso la speranza che Washington e Pechino possano “avvicinarsi”, pur sottolineando che questa cooperazione non avverrà “ad ogni costo”. (AGI)
MGM