AGI – Se qualcuno tre anni fa fosse andato a dire a Filippo Uttinacci, allora ventenne, ragazzo pacato, garbato, riflessivo, silenzioso, che quelle canzoni scritte nella sua cameretta, con l’innocente passione di chi utilizza la musica per esprimere la propria personale visione del mondo, lo avrebbero portato presto sul palco di Sanremo, da big, direttamente, senza passare dal “Via”, con una Targa Tenco già sulla mensola di casa, probabilmente lui gli avrebbe dato del matto.
Invece è la realtà, Filippo, che tutti ormai conoscono come Fulminacci, è stato convocato da Amadeus tra i big del suo Sanremo-bis. Salirà su quel palco idealmente inserito in quella squadra di ragazzi provenienti dalla scena indipendente e semi-sconosciuti al largo pubblico generalista della tv di Stato, tutti artisti cui proprio la loro “provenienza” diventa significativa per la loro definizione e importanza dentro il carrozzone sanremese.
Fulminacci però merita un discorso un po’ diverso, parte da lì perché l’etichetta che ha puntato su di lui, la Maciste Dischi, è una realtà indipendente, tra l’altro una delle maggiori, il che ha fatto si che nella percezione del pubblico il suo posto fosse lì, da quelle parti; ma Fulminacci vale molto di più di una semplice presenza, canta la sua Roma senza appropriarsene, canta se stesso senza svendere la propria intimità, canta “La vita veramente” insomma, come si intitola il suo disco d’esordio.
Non possiamo pronosticare cosa succederà a Fulminacci e alla sua “Santa Marinella” nella settimana del Festival, ma possiamo tranquillamente affermare che ci ricorderemo in futuro di quella prima apparizione al Sanremo di un giovane cantautore destinato a raccogliere un’eredità fondamentale per la cultura musicale di questo paese.
Uno che ci presterà le parole per raccontare segmenti di storia contemporanea, uno che possiede la scintilla per puntare a qualcosa di più importante di una classifica, uno cui visione poetica e onesta del mondo risulterà significativa per noi, per le nostre vite, per la nostra visione della realtà. Amadeus, chiamandolo a cantare nel suo festival, non è stato solo coraggioso, c’ha fatto un gran bel regalo.
Come stai?
Sono stanco ma carico. Devo dire che l’assenza di tutto il circo un pò mi piace, mi hanno detto che c’è il Festival ma c’è anche tutto il delirio fantastico intorno. Per come sono fatto io sono contento che dopo l’esibizione sto tranquillo da una parte, non è una cosa che mi dispiace troppo.
Cosa pensi darà Sanremo alla tua carriera?
In realtà non ne ho la minima idea e potrebbe succedere qualunque cosa per quanto mi riguarda, ma spero che ci sia una svolta positiva, spero sia un modo per arrivare a più persone, non so se è per forza così ma spero questo.
Come hai scelto la canzone da presentare? Per altri potevano essere scelte obbligate, ma tu hai tante armi diverse nel tuo arsenale
Questa cosa non è stata per niente difficile, sono sempre stato convinto che la canzone era questa, non ho mai avuto nessun dubbio. Poi è una canzone che ho scritto due anni fa e quando era nell’aria l’ipotesi di questa candidatura a Sanremo io ho pensato solo a questa, non ho avuto alcun dubbio per fortuna. Io di solito ne ho molti, ma in questo caso no.
Che ne pensi del cast di Amadeus?
Contentissimo, è veramente bello che ci sia così tanta varietà nella proposta di quest’anno, con questi artisti in gara vengono rispettati i gusti di tutta Italia, forse è la prima edizione così varia, sento un sacco di gente mia coetanea che dice “Quest’anno guarderò il festival”, perché ci sono quelli snob che dicevano “Io non lo guardo”, e invece un sacco di amici miei che mi dicono “Io quest’anno lo guarderò per la prima volta”, questa è una cosa molto positiva, che abbia guadagnato un po’ di appeal anche per i giovani.
Questa percezione del tutto plausibile deriva forse dal fatto che il festival per la prima volta si apre finalmente ad una nuova scena cantautorale, quella che convenzionalmente ormai chiamiamo “indie”. Ma proprio a questo proposito, secondo te Sanremo arriva un po’ in ritardo su una scena dai numeri così alti?
Magari eravamo proprio noi che non eravamo pronti fino all’anno scorso, magari potrebbe essere una co-responsabilità. Secondo me il new pop, quello che era indie, è andato incontro a Sanremo e Sanremo è andato incontro all’indie pop, è successo questo probabilmente, c’è stata una stretta di mano come a dire “Ok, siamo entrambi pop, quindi facciamo questa cosa insieme”.
Credo che tra tutti quelli che sono nel cast e provengono dalla tua scena, quello più di tutti per cui la partecipazione a Sanremo rappresenta un’evoluzione naturale sia tu, ti aspettavi di arrivare al Festival così presto? Se fosse venuto qualcuno a dirti tre anni fa che nel 2021 saresti stato in gara a Sanremo tra i big…?
Io tre anni fa avrei detto “Ma che stai dicendo?” e soprattutto avrei pensato anche “Com’è possibile fare un disco?”, forse ancora non avevo neanche firmato il contratto con la mia etichetta, però mi sembrava impossibile che le canzoni che avevo scritto in cameretta potessero uscire e potessero essere prodotte da gente che lo fa di mestiere, non avevo proprio alcuna consapevolezza di come funziona questo mondo, figurati se avessi preso come cosa possibile di andare a Sanremo, assolutamente no.
Cosa penserai un attimo prima di salire sul palco?
È stranissima questa cosa, perché mi rendo conto, nelle pochissime esperienze televisive che ho avuto, che quando tu sei sul palco della televisione, sembri appartenere ad un mondo alieno di personaggi mitologici.
In realtà è tutto più normale, è questo che mi rassicura, è pieno di gente con facce normali, che fa lavori faticosi normali e tu sei solo uno di quelli che deve fare una cosa che, in quel momento diventa la più importante, ma quando hai finito tu sei solo uno che ha fatto tre minuti di una giornata lavorativa di mille persone che invece lavorano tutto il giorno.
Per cui ti becchi in tre minuti tutto lo stress che si becca chi lavora tutto il giorno, però subito dopo sparisci. Quindi avrò sicuramente uno scambio di battute con qualcuno che lavora dietro il palco.
Perché Roy Paci per la serata dedicata alle cove è piuttosto chiaro, la domanda che sorge spontanea è: perché Valerio Lundini?
Roy ovviamente perché c’è una sezione di fiati molto importante nel pezzo e lui è uno dei trombettisti più grandi che abbiamo ed è fantastico averlo.
Per quanto riguarda Valerio invece, io credo che lui sia uno degli intrattenitori più interessanti di questo periodo, il modo in cui fa intrattenimento è qualcosa che nel nostro paese non avevo mai visto a questo livello ed è anche un musicista, quindi sarà molto divertente fare questo featuring con lui, perché lui è una persona estremamente intelligente che ama tantissimo tante cose diverse e non può essere definito in nessun modo, per cui sarà molto divertente. È esattamente quello che avrei voluto fare, non penserei ad altro. Ci divertiremo.
La scelta di “Penso positivo” di Jovanotti invece?
La scelta è dovuta al fatto che è l’opposto del brano che ho scritto io che porto in gara, e rappresenta l’altra anima che ho dal punto di vista musicale, “Penso positivo” è l’opposto di “Santa Marinella”, è un pezzo estremamente allegro, con un bpm molto alto, con un groove molto importante, è una festa, volevo che il pubblico che mi conosce per la prima volta, potesse conoscere entrambe le cose che mi piacciono.
Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo disco?
Uscirà dopo il festival, è un disco in cui sicuramente mi sono divertito molto, a me piace, e questa è una notizia, spero piaccia anche a chi lo ascolta; ci sono le mie emozioni raccontate in maniera più onesta rispetto al primo, c’è anche molto divertimento, molta voglia di fare semplicemente musica, proprio di suonare, ci sono dei brani pensati per il live.
Perché la differenza tra il primo e il secondo disco è che prima di scrivere il secondo disco ho fatto un tour per la prima volta nella mia vita, quindi so cosa vuol dire adesso scrivere pensando ad un concerto, alle parti dei singoli membri della band, quindi anche questa è stata una cosa nuova dal punto di vista prettamente musicale. Dal punto di vista testuale mi sono divertito e mi è anche scesa la lacrimuccia”.
Source: agi