Francia: youtuber a 72 anni per salvare i suoi animali selvaggi

Gator, un alligatore lungo più di due metri, sembra dormire in un angolo del soggiorno di Philippe Gillet vicino a Nantes, nella Francia occidentale, ma accoglie con un ringhio inquietante l’ignoto visitatore che entra nella stanza. “Calmati!”, gli ordina con successo il suo padrone 72enne. Accanto a Gator, Alli, un altro alligatore della stessa taglia, continua invece il suo pisolino.
Una scena filmata e pubblicata più volte su YouTube e che ha accumulato diversi milioni di visualizzazioni sparse su diversi canali tra cui quello della sua associazione Inf’Faune (informazioni sulla fauna selvatica).
Philippe Gillet condivide la sua passione e il suo modo di vivere, tra i circa 400 animali selvatici riparati nel suo padiglione a Coueron, una ventina di chilometri a ovest di Nantes: vipere del Gabon dal veleno mortale, cobra sputatori, pitoni, tartarughe, alligatori il cui morso può recidere un dito, tarantole e altri scorpioni… “Nelle sere tempestose, Alli viene a dormire nel mio letto”, ride Gillet. E aggiunge con un ampio sorriso: “La gente pensa che io sia pazzo”. Dall’età di 20 anni, in Africa, Gillet andava nei fiumi a catturare gli alligatori per tenerli lontani dai villaggi sotto gli occhi increduli dei Pigmei. Ritornato a vivere in Francia all’età di 30 anni, questa ex guida di caccia ha sfruttato la sua esperienza per diventare erpetologo, specialista in rettili e anfibi. Si trasferisce a Coueron, con la madre dei suoi figli, in una casa simile esternamente a quella dei suoi vicini… Solo in apparenza: in giardino, né cane né gatto. Ma Nilo, un coccodrillo del Nilo, “una delle specie più pericolose”, si crogiola al sole, le galline vagano a pochi metri da lui. La maggior parte di questi animali, afferma Philippe Gillet, li acquistava o li recuperava da privati ​​che desideravano separarsene, o “in casi molto rari dalla dogana”. “È meglio accoglierli, perché è problematico liberarli. Con il riscaldamento globale, i cobra liberati possono riprodursi e diffondersi. Questo è ciò che lasceremo ai nostri figli, nuove specie pericolose”, avverte. “In casi più rari possiamo anche recuperare specie che sono scivolate nei contenitori e a causa del rischio di malattie non possiamo più rimandarle a casa”. Per continuare a finanziare il tuo progetto, diventare un creator di contenuti è essenziale. Dopo l’epidemia di Covid-19, la sua associazione non ha più avuto la possibilità di organizzare mostre di animali gratuite per il pubblico e finanziate dai centri commerciali. “Rappresentava un fatturato di 100.000 euro”, si rammarica l’erpetologo. Una cifra che gli ha permesso di mantenere i suoi numerosi animali insieme ai venti volontari della sua associazione. “Fare video sui social network era l’unico modo per continuare a fornire un’informazione gratuita”, spiega Philippe Gillet che per un anno e mezzo ha continuato a girare, presentando tutti i suoi animali – “Crocodile tour”, “Mygale tour” – in video che mescolano umorismo e pedagogia, con l’obiettivo di “demistificare leggende e preconcetti sugli animali selvatici”. E funziona: “Abbiamo raggiunto il trofeo di 100.000 abbonati in soli quattro mesi!”. Oggi l’associazione conta quasi 200.000 abbonati su YouTube e quasi 700.000 su TikTok. Genera il reddito necessario per uscire dall’acqua. “Gli alligatori vivono in media 100 anni e Alli e Gator hanno circa trent’anni. Saranno quindi i volontari a subentrare”, sottolinea Gillet che condivide con le sue conoscenze e trasmette la sua passione, attingendo alla formazione che aveva impartito ai doganieri qualche anno prima.
L’erpetologo si è posto un nuovo obiettivo: “Creare un proprio rifugio specializzato in rettili”, in un luogo più adatto di una casa di periferia piena zeppa di vivai e gabbie. Grazie alla sua comunità Internet ha già raccolto più di 15.000 euro per raggiungere il suo obiettivo. Nonostante abbia le autorizzazioni delle autorità francesi per possedere i suoi rettili e insetti, ha avviato l’iter affinché la sua struttura venga riconosciuta come rifugio. “Ci sono rifugi per cani e gatti. Perché non ce ne sono per queste persone non amate?”. (AGI)