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Francia: verso processo a commerciante hutu per massacri Tutsi

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La Procura nazionale antiterrorismo (Pnat) aveva chiesto che Safari fosse processato per genocidio e crimini contro l’umanità il 29 ottobre.I magistrati inquirenti, tuttavia, hanno disposto l’archiviazione del caso per la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al genocidio e ai crimini contro l’umanità, oltre che per altre serie di omicidi. Nel 2007 il Tribunale popolare ruandese (“gacaca”) aveva condannato Madjaliwa Safari a 15 anni di reclusione, ma secondo una fonte vicina al caso, non ha scontato la pena.
Nel 2019, sulla base di un mandato d’arresto emesso nel luglio 2017 dalla procura ruandese, le autorità ruandesi hanno chiesto l’estradizione alla giustizia francese, che si è rifiutata di farlo.
Il Pnat, che ha giurisdizione sui crimini contro l’umanità, ha comunque affidato le indagini a un giudice istruttore specializzato nel novembre 2019. Madjaliwa Safari è stato arrestato nel luglio 2023, incriminato e posto in custodia cautelare. Dal 2009 viveva in Francia centrale con la sua famiglia vicino a Tours, dove gestiva un negozio, e dal 2017 godeva dello status di rifugiato.
Il genocidio del 1994 in Ruanda, istigato dal regime estremista Hutu al potere all’epoca, ha ucciso circa 800.000 persone tra aprile e luglio 1994, secondo le Nazioni Unite, soprattutto Tutsi ma anche Hutu moderati. Due giudici istruttori hanno ordinato che un commerciante hutu ruandese, che vive in Francia dal 2009, sia processato per genocidio e crimini contro l’umanità commessi contro la minoranza tutsi tra l’aprile e il luglio 1994 in Ruanda, ha dichiarato venerdì una fonte vicina al caso. Madjaliwa Safari, 59 anni, sarà processato dalla Corte d’Assise speciale per l’esecuzione di civili tutsi, compresi i bambini, in quella che oggi è la provincia meridionale del Ruanda, in particolare nelle ex prefetture di Gitarama e Butare, secondo l’ordine di accusa firmato ieri.
“Il signor Safari nega categoricamente le accuse di genocidio e crimini contro l’umanità (…) e mi ha incaricato di presentare un ricorso”, ha dichiarato il suo avvocato, Philippe Meilhac. “Noto – senza sorpresa, come sempre accade in questi casi – che i giudici istruttori hanno seguito religiosamente le argomentazioni dell’accusa, che si basano su testimonianze particolarmente poco credibili, la maggior parte delle quali provengono da persone condannate per atti simili a quelli di cui è accusato il mio cliente”. (AGI)