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Francia-Algeria: guerra mediatica, convocato ambasciatore

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La Francia additata dall’Algeria di voler destabilizzare il Paese. La denuncia viene riportata da tre media algerini, tra cui il quotidiano governativo, El Moudjahid, che hanno riferito che l’ambasciatore francese, Stephane Romatet, sarebbe stato convocato dal ministero degli Esteri algerino. La convocazione, scrive Le Figaro, farebbe seguito alla trasmissione di un documentario la scorsa settimana, sia sul canale televisivo ufficiale che su AL24, il canale pubblico di notizie continue, che mostra che i servizi segreti algerini avrebbero “sventato un complotto orchestrato dai servizi segreti francesi volto a destabilizzare l’Algeria”. Da qui il monito all’ambasciatore che l’Algeria non avrebbe più accettato “le pratiche e gli atti di ricatto da parte delle autorità francesi e degli ambienti che collaborano con loro, in particolare delle lobby e delle fazioni di estrema destra”, come riferisce il quotidiano arabo-francese El Khabar.
“La pazienza dell’Algeria ha i suoi limiti e la sua fine. L’Algeria si riserva pienamente il diritto di rispondere se queste azioni persistono2 si legge. Alle operazioni di spionaggio, in cui sarebbe “coinvolta” la Dgse, si aggiungono altre rimostranze tra cui un “tentativo di introdurre in Algeria, attraverso il porto di Bejaia, grandi quantità di armi e munizioni, provenienti dalla porto di Marsiglia in Francia”, indica El Khabar. A fine novembre, Le Soir ed EL Khabar avevano dedicato le prime pagine a un presunto carico di armi francesi che sarebbero state consegnate al Marocco, denunciando la complicità della Francia nella “strategia di escalation” adottata dal regno, con la quale Algeri ha rotto le relazioni diplomatiche nel 2021. Algeri denuncia anche “frequenti incontri organizzati nelle sedi diplomatiche francesi in Algeria con individui notoriamente ostili alle istituzioni statali”. Parigi è anche accusata di “fornire protezione ai membri attivi dei gruppi terroristici”, Rachad (movimento creato in Europa nel 2007 che riunisce oppositori in esilio, in particolare ex dirigenti del Fronte Islamico di Salvezza (FIS, sciolto nel 1992) e il Movimento per l’Autodeterminazione della Cabilia (MAK, pro-indipendenza) che “svolgono le loro attività sovversive senza alcun ostacolo”. El Moudjahid collega chiaramente “queste operazioni di destabilizzazione” e “l’implacabilità dei media” in Francia dopo l’arresto di Boualem Sansal. Lo scrittore franco-algerino, 80 anni, è detenuto in prigione a ovest di Algeri ai sensi dell’articolo 87 bis del codice penale algerino, che punisce tutti gli attacchi alla sicurezza dello Stato. Questo arresto “è bastato perché l’Algeria diventasse il bersaglio di un’offensiva mediatica di rara intensità. Televisori, trasmissioni radiofoniche, articoli di stampa scritti e online orchestrano all’unisono un bombardamento metodico contro il nostro Paese”, denuncia El Moudjahid. Ma se Boualem Sansal è un puntuale punching ball nel rapporto bilaterale, la vera ira di Algeri ha un’altra origine, scrive Le Figaro, il riconoscimento da parte di Parigi della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. (AGI)