Dopo un processo durato dieci settimane nel caso di sospetto finanziamento libico, la procura di Parigi ha denunciato oggi “l’inconcepibile, inaudito e indecente patto di corruzione” stipulato dall’ex presidente francese Nicolas Sarkozy e dai suoi collaboratori con Muammar Gheddafi nel 2005. Ed è con questo atto di accusa che hanno preso il via oggi le discussioni conclusive del processo all’ex presidente, accusato insieme ad altri 11, tra cui tre ex ministri, di corruzione e finanziamento illecito della campagna elettorale del 2007.
Un patto «concluso con un regime sanguinario» e avente «l’obiettivo di sostenere finanziariamente la campagna» di Nicolas Sarkozy, eletto nel 2007, ha dichiarato in una nota introduttiva il procuratore finanziario Philippe Jaeglé. Un patto che “avrebbe potuto viziare il risultato” delle elezioni presidenziali e “rischiava di minare la sovranità e gli interessi della Francia”, ha proseguito, di fronte all’ex capo dello Stato settantenne.
Sotto processo per corruzione, ricettazione di fondi pubblici rubati, finanziamento illecito della campagna elettorale e associazione a delinquere, Nicolas Sarkozy rischia 10 anni di carcere e una multa di 375.000 euro, nonché fino a cinque anni di privazione del diritto di voto (e quindi ineleggibilità). Secondo la procura, l’ex presidente avrebbe stipulato un “patto di corruzione” alla fine del 2005 con il leader libico per ottenere finanziamenti, con l’aiuto di alcuni collaboratori stretti, tra cui Brice Hortefeux e Claude Gueant. Le accuse includono corruzione, ricettazione di fondi pubblici rubati, finanziamento illecito e associazione a delinquere. Il processo include anche altri imputati, tra cui l’ex ministro Eric Woerth, accusato di aver gestito i fondi della campagna elettorale, e vari uomini d’affari legati al caso. (AGI)
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