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Fisco: abbassare le aliquote Irpef per i redditi tra i 28 e i 55 mila euro. Un accordo delle commissioni Bilancio

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di redazione

Un accordo in sede di commissioni bilancio della Camera e del Senato, in seduta congiunta per l’indagine conoscitaiva sull’Irpef, apre la strada ad una sostanziale ridefinizione della struttura dell’Irpef , in linea con gli obiettivi di semplificazione e di incentivazione della crescita del Pnrr.

In particolare i rappresentanti delle varie forze politiche nelle due commissioni hanno individuato due obiettivi da perseguire: l’abbassamento dell’aliquota media effettiva per la fascia di reddito compresa tra i 28mila e i 55mile euro e la “modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche”.

Una bozza di documento conclusivo proposta dai due presidenti, Luigi Marattin e Luciano D’Alfonso, le commissioni parla di “un nuovo Patto Fiscale tra Stato e cittadini, che è stato a lungo evocato, a tratti accennato, ma non sempre perseguito come un obiettivo vero verso la cui realizzazione mobilitare tutte le energie disponibili”.

E il documento enumera quali debbano essere i “pilastri” del nuovo patto. Infatto le commissioni “ritengono opportuno che l’annunciato disegno di legge in materia fiscale contenga una specifica delega al Governo per la ridefinizione della disciplina Iva ai fini di una sua opportuna semplificazione e di possibile riduzione dell’aliquota ordinaria attualmente applicata”.

La modalità con cui raggiungere questi obiettivi – continua la bozza di documento – è individuata preferenzialmente in un deciso intervento semplificatore sul combinato disposto di scaglioni, aliquote e detrazioni per tipologia di reddito, incluso l’assorbimento degli interventi del 2014 e del 2020 riguardanti il lavoro dipendente; in subordine tramite un sistema ad aliquota continua limitato alle fasce di reddito medie. Inoltre dovrebbe essere prevista l’introduzione di un minimo esente senza obbligo di dichiarazione per i contribuenti che si collochino sotto la relativa soglia. Tale minimo esente dovrebbe preferenzialmente essere inteso come una maxi-deduzione a valere su tutta la distribuzione dei redditi (o su parte di essa) adeguando corrispondentemente il livello delle aliquote; in subordine, qualora il costo di questo intervento dovesse risultare incompatibile con gli equilibri di finanza pubblica, dovrebbe essere introdotto con la sola finalità di ridurre il carico burocratico sui contribuenti”.

Infine le commissioni Bilancio di Camera e Seanato, sempre in base al testo diffuso in bozza, evidenzianola necessità di un cambio di paradigma: “La riforma fiscale deve cogliere l’occasione per innestare in modo deciso e irreversibile un cambio di paradigma nei rapporti tra amministrazione fiscale e contribuente. Lo Stato deve allontanare ogni tendenza a considerare il contribuente un ‘evasore che ancora non è stato scoperto’, e al contempo efficientare i propri comportamenti, non solo quelli relativi all’amministrazione finanziaria ma anche quelli inerenti l’efficiente utilizzo delle risorse pubbliche raccolte con la tassazione. Il contribuente, d’altro canto, deve pienamente internalizzare il beneficio collettivo che deriva dal pagamento dei tributi (in termini di erogazione di beni e servizi pubblici)”