Il Presidente della Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro, invita, pubblicamente, Attilio Befera in un confronto diretto, a carte scoperte, in un qualunque salotto televisivo purchè in prima serata. Un faccia a faccia tra due diverse componenti: tra chi viene chiamato a risolvere incubi fiscali di milioni di cittadini e tra chi è stato chiamato a risanare le casse dello Stato. A dimostrare che di losco non c’è niente e nemmeno di polemico, Finocchiaro, anticipa le domande a cui Attilio Befera sarà chiamato a dare una risposta in veste istituzionale, di uomo di Stato. Sette diverse domande su sette storie umane documentate, lo scopo è un libero, sano, civile confronto, una riflessione collettiva, un intraprendere un percorso che porti dritto ad una veloce soluzione. Di seguito le storie e le domande.
Antonio ha 60 anni, disoccupato, con 35 mila euro di debiti, nord di Italia. Negli anni 80 aveva una ditta con 100 dipendenti e lavorava per Telecom, la grande azienda Italia comincia a non pagarlo regolarmente fino a raggiungere la cifra di 500 mila euro. Soldi che Antonio doveva vedersi accreditati. Questo mancato pagamento determina il fallimento della ditta di Antonio, l’accumulo di debiti con fornitori e fisco e il licenziamento di 100 persone. Per lavorare prova con un bar, ma, il debito derivato dai mancati pagamenti della Telecom aumentano e si sommano a quelli nuovi e la crisi economica gli impedisce di venirne fuori. Arriva Equitalia. Adesso la situazione è la seguente: Antonio non lavora, non ha alcun sussidio e non ha reddito. Cosa consiglierebbe, il dott. Befera ad Antonio?
La signora Rosa è una commerciante, nel suo negozio sempre meno clienti e non riesce a dar seguito alle scadenze con il fisco: affitto locale, acqua, telefono, internet, commercialista, Inps, Tarsu, quota associazione commercianti, commissioni bancarie sullo scoperto, assicurazione furgone, bollo, Iva, riscaldamento. Così chiede: come evitare il debito se non ho tutti i soldi puntuali così come le scadenze fiscali impongono?
Veronica ha 50 anni e lavorava nel settore alberghiero, nord di Italia. Nel 2004 ha subito una truffa, provabile e ha perso tutto. Lavoro, i risparmi di una vita e da allora aspetta che un giudice gli faccia ottenere giustizia. Nel frattempo perà ha contratto debiti con Equitalia e così si arrangia lavorando, a nero, come domestica. Mortificata si è rivolta anche ai centri sociali del suo comune, ma, le casse sono vuote. Cosa farebbe Befera al suo posto?
Marito e moglie decidono di aprire un negozio di materiale elettrico, hanno nove figli di cui 5 naturali, due adottati e due in affido e vivono in Toscana. Come artigiani non hanno accesso agli assegni familiari. Il negozio non va bene e dovranno chiudere e si affaccia l’ombra di Equitalia. La signora è preoccupata per suo marito che lo vede scivolare verso la depressione e teme faccia gesti drammatici. In casa iniziano a mancare i generi di prima necessità. Si chiede a Befera in che modo, lo Stato, potrebbe aiutare queste persone.
Franco ha già tentato il suicidio, lavoratore autonomo e prima della crisi aveva sempre pagato le tasse. Con i problemi economici inizia a non pagare Inps, Irap ecc. pur denunciando regolarmente il dovuto allo Stato. Si chiama elusione e non evasione. Ora Equitalia gli ha dato l’ultimatum, o paga le rate, con cifre al di sopra delle sue possibilità economiche o gli toglie anche la casa. Si domanda a Befera in che modo evitare che gli importi delle rate per il rientro dal debito superino le possibilità economiche di chi è chiamato a pagarle.
Una giovane coppia di commercianti di Bergamo. Nel 2008 la prima cartella esattoriale da Equitalia per tasse degli anni precedenti non pagate puntualmente. Rateizzazione non accettata per insolvenza di due rate di una precedente rateizzazione dovuta alla stipulazione di una polizza fidejussoria costata 4.500 euro. L’assicurazione che aveva fatto la polizza non si trovava più e quindi la colpa è ricaduta sulla giovane coppia. Sequestro dei crediti da riscuotere per lavori già effettuati che hanno impedito alla coppia di pagare i fornitori fino al fallimento dell’esercizio. Senza reddito e possibilità di ricominciare a lavorare per vivere, poiché nessuno gli farebbe mai un prestito, vivono con mamma e papà di lui e aiutati economicamente dai genitori di lei. Domandano a Befera: che facciamo, ci buttiamo sotto ad un treno o abbiamo ancora qualche diritto?
Attilio lavora con la pubblica amministrazione e ci racconta: fatturiamo 1.000 e riceviamo 100. Loro ci pagano in ritardo ma le tasse devono essere pagate senza un solo giorno di ritardo. Dobbiamo anticipare allo Stato ciò che lo Stato ancora non ci ha dato. L’Agenzia delle entrate chiede di rispettare i parametri di congruità, ma quali? Se è la Pubblica Amministrazione l’unica committente e che chiede continue riduzioni di costi. I ritardi dei pagamenti non permettono ad Attilio di pagare per tempo le fatture ed Equitalia ha bussato alla sua porta. Si chiede a Befera in che modo intervenire.