Type to search

FILOSOFIA l’argomento della conoscenza

Share

 

 

Davanti a tutta questa apparenza: il fatto che i nostri discorsi si possano attribuire con verità all’apparire è perché l’apparire si dà dalla ragione in sé per cui appare. Sino a giungere all’idea di una verità di ragione, con caratteri universali, e di una verità sensibile, con caratteri personali; senza contraddizioni fra verità (cfr. Verità 2017).

La ragione delle cose è astratta in forma sovrasensibile, ma viene elaborata (almeno consciamente) e comunicata dalla razionalità per via fenomenica: linguaggi, simboli, gesti, contestualizzazioni ecc. Questa comunicazione fenomenica non è sormontabile, non la si può spezzare: possiamo comunicare (anche con noi stessi) solo tramite ciò che sentiamo (sensibile: linguaggi, gesti, energie, telepatie ecc). E qui ragione e fenomeno non sono il medesimo valore, nonostante la ragione sia l’ordine astratto del concreto fatto fenomenico: la prima è sovrasensibile e solo intellegibile; il secondo è sensibile e solo percepibile. Cioè non vi è somiglianza diretta fra ragione e fenomeno, dacché ognuno è un modo diverso dello stesso: uno è il modo astratto che si deve a quel concreto; l’altro è il modo concreto che si deve a quell’astratto. Non vi è dunque corrispondenza d’identità fra ragione e fenomeno – repetita iuvant: nessuna similitudine diretta – solo adeguamento. Parimenti a come le mie parole sulla ragione non sono la ragione, ma vi si adeguano esprimendola in veritas quando ne rappresentano la realtà. La verità diventa una fede sull’adeguamento dell’astratto col concreto. E bisogna avere una convinta fede per credere vi sia adeguamento fra cose così diverse: ragione (astratto) e fenomeno (concreto). O ancora: tempo-spazio, parola-cosa ecc. Infatti badate bene: per principio non può esistere un vetro o specchio7 completamente immacolato tramite cui guardare l’in sé: l’in sé non ha alcuna immagine di sé poiché ogni immagine è un apparire. Così, nonostante la ragione in sé sia la costante uguale per ogni cosa, e la razionalità il mezzo con cui reificarla e comunicarla, ciononostante l’adeguamento dell’astratto (in sé) al concreto (fenomeno) ha un punto letteralmente cieco, un salto di fede mosso da un’amorevole certezza di verità. Detto più chiaramente: ogni sapere è un atto di fede poiché ogni sapere ha un punto dove si affida alla fede in ciò che non vede, per principio! (cfr. Mondo 2016).

Di  Vito J. Ceravolo fonte@ filosofiaenuovisentieri.com/