di Franco la Magna
Quali opinabili (ancorché legittime) ragioni abbiano spinto Gus Van Sant – chiacchierato, premiato e parimenti bistrattato regista USA – al remake del cult hitchcockiano “Psyco” (1999, questa sera 31 gennaio su Iris Tv alle 21,00), resta forse un mistero.
Il desiderio di attualizzare e sperimentare le proprie capacità artistiche su una storia fetish del cinema contemporaneo, da taluno ritenuta operazione “pop” o “dai notevoli risultati visivi e sonori”, costò a Van Sant (due volte nominato come Miglior regista all’Oscar e Palma d’Oro a Cannes nel 2003), il “Razzie Haward, detestabile nomea di peggior regista proprio per il remake di “Psyco”, da lui diretto nel 1999 , assegnatogli nonostante la critica lo avesse apprezzato per la dichiarata originalità.
Con un codazzo di sequel, Psyco II, Psyco III e Psyco IV, quest’ultimo un prequel visto che ormai non c’era più nulla da raccontare, nei due precedenti l’ormai appannata maschera di Antony Perkins, uscito dal manicomio, continua ad ammazzare gli ospiti dell’hotel e si cimenta nel terzo (1986), sfruttando la popolarità acquisita con il film di Hitchcok, perfino in una regia piatta e convenzionale, ben lontana dall’irraggiungibile modello originario.
Una curiosità. Van Sant tra gli omosessuali dichiarati è ritenuto uno dei più influentidegli USA.
Per chi ha voglia di una serata non truculenta e decisamente rilassante può ripiegare su Canale 9 intorno alle 21,30 dove Robert Redford, attore e regista, è “L’uomo che sussurrava ai cavalli” (1998), parabola ecologica e fluviale mélo tratto dal best seller di Nicholas Evans.
Un atipico western dei sentimenti, forse un po’ mieloso, ma con un affascinante Redford “guaritore”, che oltre a sussurrare ai cavalli sa anche curare le anime ferite degli esseri umani, nella sterminata solitudine del Montana.