I FILM NELLE SALE A CURA DI: FRANCO LA MAGNA
PARTHENOPE regia di Paolo Sorrentino
Napoli, “Parthenope”. Città? Sirena? Donna? Città e donna. Seduzione. Donna giovane, colta, intelligente, spregiudicata. L’epos della bella Parthenope sovraneggia sulla città. Perfino su San Gennaro e Maradona, fusi nel sacro e profano, mentre l’immancabile miracolo spadroneggia ad usum delirio farneticante del popolo adoratore. Napoli fa da sfondo, ma è lei Napoli, la bella Parthenope. Processo d’identificazione, per quanto storia e sociologia sono un’altra cosa. Sorrentino lo sa bene. Di sesso, la bella se ne concede con camorristi, prelati & Co. E’ la Napoli che non ha indugi, remore, ritrosie; convive con camorra, religiosità, sublime e sordidi vicoli. Napoli è tutto, nazione, capitale, cultura, vita. Ma gioventù e bellezza svaporano presto, come neve al sole. L’irresistibile richiamo dove ha vibrato la dolce ala della giovinezza, quando il gomitolo dell’esistenza è appena srotolato, spinge Parthenope al rimpatrio. Nell’ultima sequenza Parthenope è vecchia, come la sua città carica di storia. Ha insegnato antropologia a Trento e forse ha capito finalmente cosa è l’antropologia. La città e il passato sono dentro di lei. Torna nell’anno in cui il Napoli vince lo scudetto e celebra Maradona come divinità. L’asso argentino diventerà un santino, venduto nei vicoli di spaccanapoli e murales sparsi sulle pareti della città storica, ad maiorem gloriam dell’impossibile impresa. La vita della bella e rapinosa Parthenope (Celeste Dalla Porta) è ormai soltanto uno sbiadito ricordo.
MEGALOPOLIS regia di Francis Ford Coppola
Della “renovatio” hollywoodiana degli anni ’70, Francis Ford Coppola (Detroit 1939) è stato forse il più rappresentativo dei registi. Ora il suo doppio sogno – realizzare il film schizzato già nel 1978 (reale) e quello megalomane d’un geniale architetto (filmico) – finalmente ha varcato le sale del pianeta, trionfalmente. I fasti dell’antica Roma, rivivono nella “new Rome Megalopolis”. Gli USA padroni del mondo? Meglio la Hollywood caput cinema del meno cruento imperialismo cinematografico. Visionario e stupefacente, mitomane alla pari dell’indiscussa capitale del cinema mondiale, che ha fatto della “settima arte” la seconda industria degli USA, dopo quella della morte (la lobby delle armi), “Megalopolis” – ultima regia dell’anziano metter en scene – incarnazione del potere della New Rome, utopico e grandioso, ambizioso come tutta la produzione di Coppola, visivamente abbagliante, celebra l’inarrivabile supremazia hollywoodiana votata alla sempre più sorprendente, inarrestabile e tecnologicamente stupefacente spettacolarità.
THE SUBSTANCE regia di Coralie Fargeat
Superata la detestata soglia dei 60 anni, l’ex sex-symbol Demi Moore, si lancia a capofitto nella folle impresa di un horror disgustosamente repellente, mostrandosi ancora nuda nei panni di un’ex attrice hollywoodiana ormai sul viale del tramonto. Messa nell’angolo della dimenticanza, la donna accetta di iniettarsi un misterioso siero, che per partenogenesi la fa rinascere giovane e bella dal suo stesso corpo. Ma l’ossessione dell’eterna giovinezza, precariamente conquistata, scivolerà presto in tragedia. La bella trasformata definitivamente in un mostro flaccido e sanguinolento, schizzerà ettolitri di plasma riversandolo a spruzzo continuo sull’attonito pubblico intervenuto in teatro per la festa di Capodanno, dove lei avrebbe dovuto interpretare il ruolo di reginetta. Orrendamente in concorso al 77.mo Festival di Cannes e (come se non bastasse) presentato anche alla Festa di Roma.
IL ROBOT SELVAGGIO regia di Chris James Sanders
Natura e cultura supertecnologica in questa fiaba, tratta dal libro di Peter Brown, con la prima (la natura), felicemente prevalente sulla seconda. Ma è soltanto una fiaba… Chiara la metafora sulla fratellanza universale (tutti gli animali del bosco, passeranno l’inverno in una calda maison, al riparo dal freddo inverno). L’umanizzazione del robot Rozzum – creduto e divenuto madre metallica, smarrito durante un tifone in un bosco – vuole forse insegnare ai piccini a guardare la tecnologia come necessaria amica dell’uomo. Purtroppo non sempre è così.