di Xavier Mancoso
Le consultazioni del Presidente Mattarella, conclusesi ieri sera, hanno portato al mandato esplorativo conferito al presidente della Camera, Roberto Fico, con due paletti molto precisi: il primo delimita il perimetro politico entro il quale deve muoversi, verificando se ci sono le condizioni per rimettere in piedi la vecchia maggioranza, con M5S, PD, LEU, col nuovo gruppo degli europeisti e, soprattutto, con Italia viva; il secondo paletto riguarda il tempo, l’incaricato deve riferire entro martedì prossimo.
Come dobbiamo leggere questa “iniziativa”, come la chiama Mattarella?
Dai colloqui svolti con le forze parlamentari il Presidente della Repubblica ha registrato che le componenti del governo dimissionario sono “disponibili” a rimettersi insieme, però ognuno alle sue condizioni. Da una parte Renzi che non indica Giuseppe Conte come presidente del consiglio e pone una questione di metodo: definire prima il programma e poi parlare di chi deve guidare il governo. Dall’altra parte tutti gli altri che dicono di vedere in Conte l’unico punto di equilibrio possibile per tenere in piedi una maggioranza.
Ciò che Fico dovrà verificare nei quattro giorni che gli sono stati concessi, che non sono pochi al lume dell’estrema urgenza segnalata dallo stesso Mattarella, è se ci può essere un punto d’incontro, per così dire, a metà strada. Si tratta, in pratica di cercare di capire, e qui i quattro giorni potrebbero rivelarsi davvero pochi, fin dove vuole arrivare Renzi.
Nelle dichiarazioni pubbliche Italia viva, in pratica, ha chiesto un riconoscimento: “prima diteci se siamo accettati a pieno titolo nella maggioranza, poi parliamo del resto”. Ebbene, quest’accettazione è venuta, anche i cinquestelle, come ha dichiarato Crimi all’uscita dal colloquio col Capo dello Stato, hanno fatto cadere ogni veto pregiudiziale, anche a costo di provocare nuove, laceranti fratture interne. Tanto potrebbe bastare a Renzi per cantare vittoria, ma il senatore fiorentino, scaltro per antonomasia, tiene tutti sulla corda: metterà condizioni pregiudiziali, per esempio il ricorso al Mes sanitario, per accettare un Conte-ter, oppure rinuncerà alle richieste di merito in cambio della testa di Conte? O, invece, il vero obiettivo di Italia viva è di alzare sempre più la posta per affossare in ogni caso, definitivamente, l’idea del Conte-ter ed aprire la pagina del governo istituzionale, un “governo del Presidente”?
L’impressione è che Renzi, pur di far fuori Conte, sia disposto a tutto meno che alle elezioni; egli si fa forte del fatto che Mattarella non è affatto disposto a sciogliere il Parlamento. Ieri il Presidente è stato chiaro: il paese è in piena emergenza sanitaria, sociale ed economica, ed ha bisogno di essere governato subito, non può attendere mesi.
Così non Giuseppe Conte, non il trio di oppositori Salvini-Meloni-Tajani, ma Matteo Renzi sta al centro della scena, che a lui sono rivolti tutti gli sguardi.
Svolgere il mandato esplorativo sarà, per il presidente della Camera, come giocare una mano di poker in cui uno dei giocatori rilancia in continuazione. Che fare, vedere se è un bluff, rischiando, o dargliela vinta? No, non sarà facile il lavoro di Roberto Fico.