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Ferragni al Tar contro multa pandoro, “illegittima”

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Dopo la Balocco, anche Chiara Ferragni ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro le sanzioni inflitte a dicembre dall’Antitrust per la pubblicità ingannevole del pandoro griffato ‘Pink Christmas’. Le due società che fanno capo alla 36enne influencer lombarda, Tbs Crew e Fenice, hanno impugnato il provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, “richiedendone l’annullamento integrale perché considerato illegittimo”.
In particolare, spiega una nota, i legali Fabio Cintioli e Giorgio Fraccastoro hanno eccepito “molteplici vizi dell’atto, in termini di difetti di istruttoria, carenza di motivazione e altre violazioni di legge”. Da quanto è trapelato, il ricorso sostiene che la multa di un milione di euro alle società della Ferragni sarebbe illegittima perché l’Agcm non ha valutato che nel contratto l’obbligo della donazione all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino era a carico di Balocco (che effettivamente versò 50mila euro ma prima della campagna pubblicitaria, ndr) e prevedeva sì una correlazione tra vendite e donazione, ma senza affermare che quest’ultima dovesse essere proporzionale alle vendite. Inoltre sarebbe stata sottovalutata la forza del ‘brand’ Ferragni che avrebbe trainato le vendite a prescindere dalla finalità benefica.
Nel ricorso non viene sollecitata la misura cautelare di sospensione del provvedimento e quindi il Tar si pronuncerà direttamente sulla richiesta di annullamento della multa o, in subordine, su una sua eventuale rideterminazione.
Ieri anche l’azienda dolciaria Balocco, sanzionata con una multa di 420mila euro, aveva impugnato il provvedimento dell’Agcm, sostenendo di essere determinata a dimostrare davanti al Tar “di aver operato correttamente” e confidando nel fatto che “il provvedimento verrà annullato”. In particolare il procedimento sanzionatorio viene definito illegittimo “in quanto avviato oltre il termine decadenziale di 90 giorni” previsto dalla normativa. Inoltre non sarebbero state rispettate le regole procedurali per richiedere il parere istruttorio all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Nel ricorso si esclude che la campagna pubblicitaria possa aver ingenerato nel consumatore “l’errata convinzione che l’acquisto del pandoro incidesse sull’entità della beneficenza”.
La campagna promozionale del pandoro ‘pink’ era stata associata a un contributo di beneficenza per l’ospedale pediatrico piemontese per acquistare un nuovo macchinario ed esplorare cure terapeutiche nei minori affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing. Sul caso ha aperto un’inchiesta per truffa aggravata anche la Procura di Milano. (AGI)

SAR