di Loan
“Le letture le cerchi, le canzoni ti cercano”. E così un posato professore di liceo, che da bambino sognava di far parte della banda musicale del paese ma non aveva il fiato per suonare il flicorno sopranino, nelle lunghe sere della pandemia passate in casa, è stato colto – non travolto, ma lambito dolcemente – dall’onda delle canzoni e dei ricordi. Ogni canzone un ricordo, un momento della vita.
E cosa fa dei suoi ricordi un professore di storia e di filosofia? Scrive! Ne fa un libro. Un libro che raccoglie tante piccole storie diverse, ogni storia una musica, un testo, una canzone, un interprete. Da leggere con calma, una storia al giorno. Magari per ritrovare, o per trovare, il gusto smarrito della lettura.
Nasce così “Fenomenologia della canzonetta. Usi e abusi della parola” (Nuova Palomar, Bari, 2021). L’Autore è Gianni De Iuliis, firma prestigiosa del Quotidiano dei Contribuenti, che in questo suo ultimo lavoro letterario ci spiega perché non sono solo canzonette.
Per Gianni De Iuliis la canzone rappresenta una corsia preferenziale per interpretare la realtà che ci circonda, bastano i tre minuti di ascolto di una canzone per avere una visione del reale del tutto originale.
Una canzone piace senza un motivo particolare, per l’insieme di parole e musica, per la sua interpretazione. Perché stimola un ricordo, un attimo di vita, individuale o collettiva, diventa “un romanzo della coscienza dettato dai ritmi della musica”.
Canzoni tristi, nostalgiche, allegre, sincopate, impegnate, che riescono a piacere a tante persone differenti tra loro per età, formazione culturale, estrazione sociale, interessi culturali.
Il libro non è un catalogo, non un’esposizione sistematica, manca una presentazione legata a criteri logici o cronologici. Ci sono storie legate a canzoni che hanno fatto breccia nel ricordo, cioè nella coscienza, dell’Autore, c’è il racconto di aneddoti gustosi e significativi legati al mondo della canzone.
Una canzone può avere dignità letteraria? La musica leggera può diventare arte o resta pur sempre semplice intrattenimento? L’attribuzione del premio Nobel a Bob Dylan, nel 2016, “per aver creato nuove espressioni poetiche” è già una risposta.
La canzone esprime una magia che svanirebbe se ingabbiata in paradigmi interpretativi e, come la poesia, una stessa canzone è destinata ad assumere un aspetto diverso in base a chi la ascolta e allo stato d’animo con cui si ascolta.
Così la canzone parla d’amore, di sentimento, di amicizia, di guerra, ma anche di rivoluzione, di protesta, di denuncia. Il libro cita Bob Dylan, Bob Marley, Crazy Chapman, gli Inti Illimani, Frabrizio De Andrè, i Modena City Ramblers, Francesco Guccini, John Lennon e tanti altri, italiani e stranieri, del presente e del passato.
No, non solo canzonette (a proposito, leggendo il libro, il lettore scoprirà anche come nacque il celebre titolo della canzone di Edoardo Bennato).