Nel giorno di lutto cittadino a Elmas (Cagliari) per i funerali di Francesca Deidda, il feretro circondato da una cascata di rose bianche ha lasciata la sala dell’oratorio della parrocchia di San Sebastiano, fra gli applausi commossi dei tanti che hanno voluto dare l’ultimo saluto alla donna uccisa a 42 anni, il 10 maggio scorso, dal marito Igor Sollai, reo confesso. Al fratello Andrea Deidda, si sono uniti anche amici, familiari (presente anche il suocero di Francesca) e numerosi sindaci dei comuni della Città metropolitana di Cagliari in fascia tricolore e le colleghe del call center in cui lavorava, il cui contributo è stato determinante per arrivare alla verità dopo la sua scomparsa. Una di loro, che la conosceva da 11 anni, prendendo la parola durante le esequie, l’ha ricordata con parole toccanti, di stima e affetto. “Tu spiccavi perché eri sempre la più brava. Eri sempre presente, puntuale, precisa e sempre pronta ad aiutare”, ha detto con voce spezzata dall’emozione, anche a nome dei colleghi, un gruppo rimasto unito dopo tanti anni. “Eri la più brava, questo te lo riconosciamo da sempre. Non abbiamo mai conosciuto persona più dedita al lavoro, gentile ed educata. Mai una parola fuori posto ed eri molto riservata”.
“Siamo qua per darti l’ultimo saluto”, ha aggiunto la collega fra le lacrime, che poi ha ricevuto l’abbraccio di Andrea Deidda. “Ti abbiamo cercata, abbiamo sperato, chiesto aiuto e, infine, ti hanno trovata. Abbiamo creduto nelle forze dell’ordine che fin dal principio ci hanno ascoltati. Hanno preso a cuore da subito questa vicenda. Ti abbiamo fatto delle promesse, rispettando sempre quella riservatezza che ti caratterizzava. Abbiamo creduto e continueremo a credere nella giustizia, in quella divina e in quella terrena. Per noi resterai sempre la nostra collega, ti vogliamo bene Franci. Buon viaggio”. La messa è stata celebrata dall’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, e da don Marco Orrù. “L’affetto non è mai possessività. L’amore non può essere trattato come un oggetto”, ha ricordato Baturi. “L’amore vero, diciamolo forte ai nostri ragazzi, è volere che l’altro sia felice anche quando l’altro non comprende noi. Per amare nella vita occorre una grande speranza. Il disperato non può amare”.
Sollai il 26 febbraio prossimo andrà a giudizio immediato davanti alla Corte d’assise di Cagliari per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. I genitori e il fratello hanno voluto portare, ieri in camera mortuaria, una corona di fiori avvolta da un nastro coi loro nomi.
Solo nei giorni scorsi la salma di Francesca, dopo i numerosi accertamenti tecnici utili alle indagini della Procura di Cagliari, era stata restituita alla famiglia. Originaria di Elmas, la donna viveva a San Sperate (Cagliari) assieme al marito nell’appartamento dove, secondo la ricostruzione degli investigatori, è stata uccisa a colpi di martello. La sua scomparsa era stata denunciata dal fratello a fine maggio; Francesca era già morta, ma il marito rispondeva ai messaggi dal suo telefono, per far credere che si trattasse di un allontanamento volontario. Non solo: al datore di lavoro era anche arrivata la comunicazione delle dimissioni, circostanza che ha insospettito i colleghi, i quali hanno teso una trappola a colui che comunicava dallo smartphone della donna.
Sollai, in carcere dall’8 luglio scorso, solo il 21 novembre successivo ha ammesso l’omicidio e di aver spostato e nascosto il corpo della moglie, ritrovato dai carabinieri il 18 luglio in una zona isolata vicino alla vecchia strada statale ‘Orientale sarda’. Rischia l’ergastolo. (AGI)
ROB