Alla vigilia di giorni che si annunciano come decisivi per le sorti dell’ex Ilva, col “divorzio consensuale” tra ArcelorMittal e Invitalia in Acciaierie (incontri sono in programma tra martedì e giovedì, quando il Governo incontrerà di nuovo i sindacati) e quindi col ritorno dell’azienda allo Stato, seppure tenporaneo, in attesa di trovare nuovi privati dopo Mittal, arriva dalla Francia una notizia che ha destato sorpresa e critica nella città, Taranto, più esposta sul fronte dell’ex Ilva. La notizia, che discende da un annuncio fatto dal ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, è che Mittal, a Dunquerque, decarbonizzerà la propria acciaieria costruendo due forni elettrici e riducendo le emissioni di CO2. Un investimento da 1,8 miliardi, che in parte sarà sostenuto dallo Stato (sino a 850 milioni) e che farà leva su un contratto di fornitura a lungo termine di energia nucleare. La sorpresa e la critica espressa a Taranto da fonti industriali e sindacali è che Mittal, ancora una volta, sceglie di investire all’estero ma non in Italia, dove, si osserva, da anni, pur essendo socio privato di maggioranza di Acciaierie, ha abbandonato la società al suo destino, oggi in crisi gravissima e priva di mezzi per andare avanti. In sostanza, all’estero Mittal rilancia ma arretra a Taranto, come a Genova, Novi Ligure e Racconigi, altri siti ex Ilva. Ma ciò che ha meravigliato di più è che stavolta l’investimento di Mittal riguarda un Paese vicino all’Italia come la Francia. Questo, si spiega, da un lato porta a rivedere la tesi secondo cui Mittal aveva ormai virato su altre aree del mondo e scartato l’Europa, ma dall’altro sembra confermare l’idea che negli anni si è consolidata sulla multinazionale, e cioè che nel 2017 Mittal ha acquisito l’Ilva non per rilanciarla, quanto per azzerare il suo competitor più insidioso in Europa. “Nessuna sorpresa” commenta laconicamente il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. E giudizi molto critici sull’operazione francese vengono anche dai sindacati. Una fonte industriale aggiunge ad AGI che chi guida Mittal in Francia nel ruolo di amministratore delegato è oggi Matthieu Jehl. Il manager che Mittal spedì a Taranto nel 2017 e 2018 e che ha guidato ArcelorMittal Italia sino a ottobre 2019, quando fu sostituito nella funzione di capo azienda da Lucia Morselli (e in quel periodo scoppiava anche la bagarre della revoca dello scudo penale, con la volontà di Mittal di voler rescindere il contratto). Spiega la stessa fonte industriale: il piano che sta realizzando Jehl in Francia è quello che fa parte dell’accordo di marzo 2020 tra Ilva in amministrazione straordinaria (proprietaria degli impianti) e AmInvestCO Italy (la società di Mittal per l’operazione in Italia). Accordo che revocò il conflitto con il privato – non ci fu infatti alcuna rescissione contrattuale – e previde, tra l’altro, l’avvento nel siderurgico dei forni elettrici alimentati col preridotto di ferro. Forni che Mittal ora costruirà in Francia ma non a Taranto. Dove invece li realizzerà lo Stato con altri privati una volta che avrà scisso il legame con la multinazionale e avviato il nuovo corso dell’acciaieria. (AGI)
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