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Ex Ilva: a Taranto torna protesta di trasportatori e indotto

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Si riaccende la protesta, dopo alcuni mesi di tregua, dell’indotto che ruota attorno allo stabilimento Acciaierie d’Italia, ex Ilva, di Taranto. Due sono i fronti aperti: i trasportatori che operano per conto della fabbrica, di cui alcune rappresentanze contestano le nuove regole che col “Tender Trasporto” sono entrate in vigore dal 18 scorso, e le imprese che forniscono lavori e servizi, le quali cominciano a lamentare un ritardo dei pagamenti relativi alle prestazioni eseguite. Dopo i primi blocchi dei giorni scorsi che hanno ostacolato il transito dei trasportatori non locali che hanno preso commesse di lavoro da Acciaierie d’Italia, l’appuntamento è per domattina per una conferenza stampa alle 10.30 davanti alla portineria C della fabbrica. È l’iniziativa ultima decisa in una riunione degli operatori. Obiettivo: far ritirare il “Tender Road” da Acciaierie (ovvero le nuove regole contrattuali per il trasporto su gomma) e riaprire la discussione con l’azienda. Si punta ad avere un confronto già nel pomeriggio di domani, altrimenti ci potrebbero essere nuove iniziative di protesta. Alcune sigle contestano i criteri seguiti dalla gestione commissariale nell’impostare il “Tender Road”.
A loro avviso, è costruito sul massimo ribasso e penalizza i trasportatori di Taranto. Per le imprese, invece, dopo l’allarme lanciato dalla Uilm in vista delle scadenze di dicembre (stipendi e tredicesime), Fabio Greco, presidente Confapi Taranto, annuncia che “domani riuniremo l’indotto inteso sia come imprese che come trasportatori. Avevamo pattuito con i commissari tempi di pagamento a 60 giorni e adesso siamo scivolati a 90. Non c’é una criticità conclamata, è solo una prima presa di posizione che manifesta qualche difficoltà, ma è meglio porre il problema subito, capire cosa sta accadendo, e cercare di prevenire eventuali, ulteriori impatti negativi. Noi chiederemo di incontrare i commissari di Acciaierie”. E Pasquale Di Napoli, presidente della sezione metalmeccanica di Confindustria Taranto, rileva: “Non siamo a livello di situazione ingestibile, ma nemmeno si può dire che non esista alcun problema. Si attende la vendita di Acciaierie. Attualmente la coperta é corta, una società come l’ex Ilva che ha costi importanti ma una produzione ridottissima – quest’anno saremo sui 2 milioni di tonnellate di acciaio -, non ha un cash flow, un movimento di cassa, capace di stare dietro alle varie esigenze. A questo si aggiunga che l’amministrazione straordinaria sta anche pagando, con i piani di rientro sul pregresso, le rate a quelle imprese che non sono andate nel canale Sace. Quindi – osserva Di Napoli – non ci sono molte vie d’uscita: o il Governo fa un ulteriore sforzo finanziario verso Acciaierie, o si trova il modo affinché le imprese accompagnino questa fase delicata senza esserne travolte”. E da fonti vicine ad Acciaierie si apprende che dopo che l’azienda ha ottenuto i 300 milioni dall’amministrazione straordinaria di Ilva – società proprietaria degli impianti – e i 320 milioni del prestito ponte autorizzato dalla UE, dovrebbe essere alla stretta finale, con la possibilità di chiuderla entro l’anno, la trattativa aperta dalla stessa AdI con una banca Usa per ottenere nuova finanza: 200-250 milioni di euro. (AGI)